6| hanahaki disease

4.6K 403 229
                                    

✍︎ 𝑨𝒌𝒂𝒂𝒔𝒉𝒊'𝒔 𝒑𝒐𝒗

Il sole, stanco e tiepido, sorgeva pian piano da dietro le montagne coperte dalla foschia. Un raggio fastidioso oltrepassava del tende accuratamente chiuse tanto abbastanza da solleticarmi le palpebre. Ero seduto su una sedia con la testa piegata sul letto. Ero rimasto lì tutta la notte. Che ore erano? Doveva essere presto. Mi guardai attorno in cerca del mio telefono. Lo trovai sul tavolino affianco al letto. Lo accesi e subito la luce dell'immagine del mio sfondo mi fece strizzare gli occhi. Era un vecchia foto scattata in palestra parecchi mesi fa. C'eravamo io, Bokuto-san, Kuroo e Kenma. Alzai lo sguardo sull'orario scritto a caratteri cubitali. 9.15, più tardi di quello che pensavo. Riposi il telefono sul tavolo e mi guardai in giro spaesato. Mi stropiciai gli occhi un po' di volte e poi ricordai.
Ero in una camera d'ospedale. Infatti l'aria sapeva di alcool e antibiotici. Non volevo ricordare la sera prima, ma immagini confuse mi si piombarono per la mente. La bottiglia che girava, io che baciavo Kenma, poi di nuovo la bottiglia, Kuroo-san e Tsukishima avvicinarsi l'uno all'altro, Kenma correre via, io andare a cercarlo e trovarlo disteso sul pavimento della villa in una pozza di sangue. Scossi la testa e ricacciai indietro le lacrime che mi si erano formate. Subito puntai lo sguardo sul letto bianco dove poco prima dormivo. Sdraiato ancora dormiente c'era Kozume, pallido come un fantasma, con una flebo attaccata al braccio sinistro.
Ripensai allo sguardo distrutto sul suo volto della sera prima. Anche quando ci siamo baciati aveva un'aria dispiaciuta. Non che ci dispiacesse sul serio, ma gli si leggeva in fronte che avrebbe tanto voluto poggiare le sue labbra su quelle di Kuroo-san. E, sinceramente, anche io avrei voluto che succedesse. Lo sapevo già da un anno. Un anno prima che Kenma me lo confessò in prima persona. Non riusciva a nasconderlo molto bene. E allora perché siamo finiti a questo punto? Davvero Kuroo-san non se n'è accorto? È come prendere un muro in faccia e non essersi accorti di essersi fatti male. Wow, è davvero stupido.

Vidi di sfuggita la mano di Kenma avvicinarsi alla sua gola, e con un grosso colpo di polmoni si tirò a sedere ancora stordito. Subito mi avvicinai a lui. Aveva gli occhi fissi sulla coperta, la mano ancora attorno al collo e faceva grossi respiri profondi come se non riuscisse più a respirare. Quando riprese fiato, alzò lo sguardo per tutta la stanza e finalmente posò gli occhi su di me.
Quelle iridi strette, a forma di occhietti da gatto dorate mi mettevano sempre in soggezione. Ogni volta che le vedevo erano sempre indifferenti e disinteressate a tutto. Ma questa volta sembravano tristi, disperse, in cerca di aiuto.
Voleva sentirsi al sicuro. Voleva sentirtsi dire qualcosa. Io dovevo dirgli qualcosa. Cosa avrei dovuto dirgli? Va tutto okay. Patetico. Non preoccuparti, è tutto finito. Questo non lo sapevo nemmeno io. Anzi non sapevo nemmeno cosa, effettivamente, era accaduto.

"Kenma..." non feci in tempo a dire niente, il medico entrò nella stanza facendoci voltare entrambi. Aveva la mascherina celeste sul viso e una cartellina in mano. Appena ci notò, ci rivolse un educato cenno di saluti.
"Sei Kenma Kozume, giusto?" chiese, abbassandosi la mascherina sotto il mento, per poter parlare meglio. Kenma annuì piano. Il medico alzò lo sguardo dalla sua cartellina e lo posò su di me. Dovevo avere un'espressione più preoccupata dal previsto, perché lui mi sorrise dolcemente come per dirmi che andava tutto alla grande. Sapevo che non era così.
"Non dovete preoccuparvi, per adesso va tutto bene" disse. Tirai un sospiro di sollievo, rilassandomi leggermente sulla sedia. Poi riavvolsi le parole dell'adulto.

Per adesso...

"Co-cosa gli è successo?" balbettai. Mi meravigliai della poca convinzione che avevano le mie parole. Non ero mai stato così  insicuro.
"È un po' difficile da spiegare in realtà" disse il medico. Si girò a guardare Kozume. "Da quanto va avanti? Intendo questo tuo tossire petali"
Rimasi paralizzato. Tossire petali? In che senso? Come si posso tossire petali? È una cosa scientificamente impossibile. Anche se effettivamente ieri nel pavimento oltre al sange c'erano cosparsi petali bianchi.
"Ieri. Ieri è successo per la prima volta" disse, con un tono di voce più debole del solito. La voce di Kenma mi aveva sempre fatto un certo effetto. Era sempre così bassa, come se avesse paura di uscire dalla sua bocca. Ma questa volta era così rauca e debole che non sembrava neanche la sua. Kozume si portò una mano alla fronte, stringendo gli occhi.
"Allora non l'ho sognato. Erano reali. Tutti quei fiori, tutto quel sangue. Il mio sangue. Io...io..." era entrato nel panico. Aveva iniziato di nuovo a respirare in modo ritmico mentre fiumi di lacrime gli sgorgavano dagli occhi. Quelle lacrime che voleva far uscire molto tempo fa. D'istinto gli posai una mano sulla spalla. Lui si girò a guardarmi
"Kenma, sta calmo. Vedrai, non sarà nulla di grave" dissi, cercando di convincere anche me stesso. Tossire sangue era già di per se una cosa abbastanza grave, ma tossire sangue e petali non credo sia una cosa altrettanto leggera.
"Su questo proposito, dipende da come lo interpreterai tu stesso" disse il medico. Io e Kozume ci scambiammo un veloce sguardo, per poi guardare il più grande in quella stanza.
"Che significa?"
"Quella che hai contratto, Kozume, è una patologia di nome Hanahaki" iniziò a spiegare l'esperto. Mi accigliai.
"Hanahaki?" l'uomo annuì.
"Non mi sorprende non ne abbiate sentito parlare. L'Hanahaki è una malattia rara quanto pericolosa. Essa nasce da un amore non corrisposto e consiste nel far riempiere gola e polmoni della vittima con petali di fiori. I fiori sono corrispondenti alla persona amata. Essi cresceranno nella vittima proporzionalmente all'amore non corrisposto.
"Essa non è curabile, a patto che i sentimenti non vengano ricambiati. L'infezione, però, può essere rimossa chirurgicamente, ma qualsiasi sentimento verrà rimosso insieme ai petali.
"È una malattia che in genere dura quasi due mesi, nel peggiore dei casi un paio di settimane. Dopo di che, se i sentimenti non vengono ricambiati, i polmoni della vittima si riempiranno di fiori ed essa soffocherà, spegnendosi lentamente."

Fu una spieganzione da film horror. Mentre il medico spiegava la malattia che Kenma aveva contratto, nella mia mente si disegnavano tutti i possibili scenari che potevano realizzarsi. Immaginai la fine di quei due mesi o settimane che siano, con Kozume, ormai allo sfinimento, che tossiva petali bianchi e sangue, mentre lentamente si spegneva.
Mi girai verso il biondo. Era rimasto paralizzato. Probabilmente anche lui stava immaginando tutte queste cose. Aveva tre porte davanti, una delle quali non poteva aprire. E le altre due finivano in peggio. Non provare più sentimenti o la morte.
"I-io..." cercò di dire. Il medico lo bloccò subito.
"Non metterti fretta, Kenma. Tu stesso hai detto che ieri è stata la prima volta. Sei stato molto fortunato a essertene accorto subito. Prenditi tutto il tempo necessario per scegliere con cura. So bene che sono scelte molto difficili. Qualsiasi scelta sarà, noi saremo pronti ad aiutarti" disse l'uomo, prima di rivolgere un'ultimo sorriso e uscire dalla stanza.

Okay Keiji. Rilassati. Il tuo migliore amico è in una situazione molto complicata, anzi, che dico, cataclismica. Devi assolutamente fare qualcosa per aiutarlo.

"K-kenma mi tremava la voce, gli occhi stavano diventando lucidi, stavo perdendo il controllo del mio corpo.

No, questo è proprio quello che non devi fare.

Kozume mi prese la mano e la strinse. Aveva paura, lo potevo sentire. Non ce la feci più. Sapevo bene quanto Kenma odiasse il contatto fisico, in generale gli abbracci, ma era troppo. Era diventato tutto troppo. Quando lo portai a me lui non si oppose. Anzi, si strinse più forte contro il mio petto versando tutte le lacrime amare che aveva. E mentre gli accarezzavo con fare fraterno i capelli cercai di convincere lui e me stesso che prima o poi tutto si sarebbe risolto.

Che qualcuno mi svegli da questo orrendo incubo.

flowers Where stories live. Discover now