1| why?

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✍︎ 𝑲𝒆𝒏𝒎𝒂'𝒔 𝒑𝒐𝒗

Non avrei mai pensato di trovarmi in una situazione del genere. Sono sempre stato dell'idea di essere una persona abbastanza apatica. Di sicuro non mi sarei mai aspettato che dentro di me potesse nascere una cosa di tale grandezza da scatenare il putiferio. Ma forse è meglio che io torni almeno qualche settimana indietro.

Era già trascorsa metà delle vacanze estive prima dell'interliceale primaverile. Nekomata, il nostro coach, aveva organizzato, come ogni anno, un ritiro di una settimana invitando come sempre il gruppo dell'Accademia Fukurodani composto dalla Ubugawa, dalla Shinzen, dalla Fukurodani stessa e da noi, la Nekoma High. Ma quest'anno, a differenza degli altri, il vecchio Nekomata aveva invitato a unirsi a noi la Karasuno, che dopo la nostra partita d'allenamento quell'inverno aveva colpito così tanto le aspettative del vecchio coach da portarli a migliorare per un decisivo scontro di nome "Battaglia della discarica"

Non avevo proprio voglia di fare questi allenamenti supplementari. Non mi è mai piaciuto faticare. Per mia adorata fortuna questo doveva essere l'ultimo giorno di ritiro.

Ero beatamente addormentato sul mio futon, le tende chiuse della camerata che condividevo con i miei compagni di squadra era accuratamente chiusa e non tralasciava passare neanche un raggio di sole. Non avevo dormito molto quella notte. Non riuscivo a smettere di pensare a ciò che stava succendendo.

Da quando la Karasuno si era unita a noi le cose stavano prendendo una brutta piega per me. Sì, sembravano meno in forma rispetto alla partita dell'inverno passato, ma non è per la pallavolo che mi preoccupo. Kuroo non riesciva più a staccare gli occhi di dosso al middle blocker scorbutico e dalla faccia antipatica dei corvi. Quel biondino quattr'occhi, alto quanto un palazzo. Numero 11, Tsukishima Kei. Già dal primo giorno in cui Kuroo aveva puntato gli occhi su di lui, mi ero informato con l'aiuto di Shoyou a riguardo. Da quello che mi diceva il ragazzo dalla chioma arancione, Tsukishima non era per niente amichevole, scorbutico con tutti e a tratti apatico. Quasi peggio di me, e la cosa mi meravigliava parecchio. Tuttavia, il biondino sembrava quanto meno più gestibile se accompagnato dalla figura pacata e sorridente del suo amico dai capelli olivastri, il pinch server se non sbaglio, Yamaguchi.
Kuroo però non sembrava far caso ai tratti apatici del biondo, sembrava sempre ogni giorno più abbagliato dal talento di quest'ultimo da non far caso ai suoi difetti. Chissà cosa ci trovava in lui...

"Sembri uno stalker, Kenma" se la rideva Akaashi, ogni volta che parlavamo insieme di questo fatto. Akaashi e io siamo subito stati buoni amici, da quando ci siamo conosciuti. Lui, insieme a Shoyou e Yaku, il nostro "piccolo" libero, sono le uniche persone che riesco a tollerare. Senza contare Kuroo.
Kuroo e io siamo sempre stati insieme. Da quando mi ero trasferito a Tokyo con mia madre da bambino, non ci siamo mai separati. Era il mio vicino di casa, ma era anche il migliore dei migliori amici, almeno secondo il mio parere. È stato Kuroo a convincermi a giovare a pallavolo, è stato Kuroo ad aiutarmi ad aprirmi con i miei compagni di squadra, e sempre Kuroo mi ha presentato Akaashi, insieme al suo rumoroso amico Bokuto, ed è grazie a lui se ora io e il gufo siamo amici. E poi...
È stato durante il mio ultimo anno di medie che l'ho capito. Kuroo era già entrato alle superiori e io ero rimasto solo. Senza di lui, senza la sua presenza, anche senza la sola consapevolezza di non trovarlo più a pochi metri di distanza, mi sentivo vuoto. Mi sentivo come se qualcuno mi avesse strappato una parte del corpo a mani nude. È stato in quel momento, avendo la più chiara cognizione di non poter stare senza di lui, che ho capito quanto realmente Kuroo fosse importante per me. Ho capito che quella che provavo io non era semplice amicizia, no. Era molto di più e soprattutto andava avanti ormai da molto, troppo tempo.
"Per me dovresti dirglielo, Kenma. Tu stesso hai detto che è passato troppo tempo!" aveva detto Yaku, con la sua solita voce gentile e il suo sorriso fraterno.
"Anche io sono della stessa idea di Yaku-san. E poi è abbastanza evidente che ricambia, dai" aveva fatto eco Shoyou. Quella fottuta frase l'aveva detta prima del ritiro. E ora, ogni volta che vedo Kuroo sorridere a Tsukishima, la voce di Shoyou mi risuona per tutto il craneo come una campana. "È evidente che ricambia". Allora perché? Perché gli sorride in quel modo? Perché gli rivolge tutte quelle attenzioni? Perché lo guarda sempre in quel modo? Perché?
Quei sorrisi, quelle attenzioni, quello sguardo. Kuroo li rivolgeva solo a me. Lui era tutto mio. E ora? Perché? Per quale motivo sei dovuto apparire, Tsukishima Kei? Perché vuoi portarti via il mio Kuroo? Perché?

"Ehi kitty" aprì gli occhi e mi accorsi di essere ancora sul mio futon. Avevo le guance rigate di lacrime e gli occhi ancora lucidi per il pianto. Io...stavo piangendo nel sonno!? Mi passai un braccio sugli occhi per asciugare le lacrime rimaste e quelle che stavano per precipitare interrottamente. Spostai lo sguardo per tutta la stanza. Gli altri dormivano ancora. Dopo aver percorso tutta la stanza con gli occhi, finalmente il mio sguardo si posò sul volto preoccupato del mittente di quella delicata voce. Kuroo aveva i suoi piccoli ochietti nocciola, tendente all'arancione, da gatto puntati su i miei. Aveva ancora una mano sulla mia spalla. Probabilmente deve avermi scosso per svegliarmi.
"Stai bene? Perché piangevi? Brutto sogno?" come il suo solito, mi riempì di domande. E anche quel suo fare protettivo, quasi da mamma, riusciva a sciogliermi. D'istinto sorrisi e portai la mia mano fredda sul suo viso.
"Sto bene, neanche me ne ero accorto, tranquillo"

Bugiardo

"Sicuro? Sei pallido e tremavi sotto le coperte. E poi mugugnavi frasi senza senso..." disse Kuroo, senza staccare i suoi occhi dai miei. Mi sentivo così sicuro con lui al mio fianco. Il mio sorriso si fece più largo e più sincero.
"Sto bene, sono sicuro"

Smettila di mentire, Kenma

Kuroo, vedendo il mio viso rilassato, sorrise a sua volta, mi tirò a se e mi abbracciò. Le sue braccia forti mi cingevano la schiena. Il suo mento stava sopra la mia testa. Io non potevo fare altro che soffocare nel suo profumo. Un profumo così famigliare, così buono. Sapeva di bucato appena fatto, di una torta appena sfornata e gelsomini appena raccolti. Sapeva di casa. Kuroo uguale a casa.

Ti prego, fa che duri per sempre

"Lo sai che qualsiasi cosa ci sono vero?" sussurrò dopo qualche istante di assoluto silenzio, spezzato solo dai respiri regolari del resto della squadra che dormiva. Mi è sempre suonata stupida questa frase. Sei il mio migliore amico, certo che so che ci sei. Gli rispondevo sempre così da piccolo. Eppure ora...
Non dissi niente. Annuì sul suo petto.

Perché a me?

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