15| wrong choice

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✍︎ 𝑨𝒌𝒂𝒂𝒔𝒉𝒊'𝒔 𝒑𝒐𝒗

Fu come un deja vù. Un orrendo deja vù.
Quando entrai in quella stanza poco illuminata dal sole mattiniero, le mie gambe sembravano cedere.
Era lì, come l'ultima volta. Pallido come il lenzuolo che lo copriva. L'aria che sapeva di antibiotico, il rumore dell'elettrocardiogramma che lampeggiava sullo schermo affianco al letto. Era proprio così che lo avevo sognato. L'incubo che mi perseguitava da giorni, ormai. Era giunto al limite, proprio come aveva detto lui. Avevo cercato di fare di tutto pur di non arrivare a questo momento. Ma fu tutto invano.

Kenma era sdraiato sul lettino, la flebo attaccata al suo braccio, i fili che registravano il suo battito cardiaco lento e un tubicino sotto il suo naso, sorretto dalle sue orecchie, che lo aiutava a respire. Era proprio questo il modo in cui avrei perso il mio migliore amico? Lo sapevamo tutti che sarebbe andata a finire così. Se solo Kuroo-san avesse aperto gli occhi, maledizione!

Non voglio perderlo. Non posso perderlo.

Senza neanche rendermene conto, mi ritrovai in quella stanza deserta, dove c'eravamo solo io e Kenma privo di sensi, ancora vicino alla porta, a piangere, pensando a come tutto questo si sarebbe potuto evitare solamente se avessi fatto qualcosa prima. Ma è inutile piangere sul latte versato, no? E allora.. perché fa così male? Perché mi sento responsabile? Era una cosa ringuardante Kenma e Kuroo. E allora perché è come se centrassi anch'io? Perché è come se la responsabilità fosse anche la mia?

"A-a-akaashi?" nel sentire il mio nome, così rauco, così debole che faticava persino ad uscire, mi fece venire un tuffo al cuore. Alzai lo sguardo verso il letto dove Kenma riposava, e nel vederlo girato verso di me, con un leggero sorriso forzato sul viso, mi fece scappare altri singhiozzi.

Perché proprio lui? Proprio lui che soffriva più di tutti? Perché lui e non me?

Avrei preferito sacrificare me stesso pur di non vederlo in quello stato.
"Kozume..." non riuscivo a dire niente, faceva già male vederlo così.
Quando eravamo arrivati io, Yaku-san, Lev Haiba, Hinata e Kageyama, quella mattina, il medico ci aveva fermati subito. Era l'uomo gentile dell'ultima volta, quello che aveva spiegato a me e Kenma l'Hanahaki. Quando mi vide entrare mi riconobbe subito e mi venne incontro. Ci aggiornò sulle condizioni di Kozume e ci indicò la strada per la sua stanza. Ma prima che potessi andare da lui, l'uomo dovette interrompere il mio cammino una seconda volta. Lo disse solo a me per non far preoccupare gli altri. Sarebbe toccato a me avvertire poi il resto del gruppo. Dopotutto era il suo lavoro, dire la pura e cruda verità. Anche io non volevo sentirla. E non appena tutte le mie paura furono confermate dall'uomo esperto, il mio cuore si fermò per un istante.
E ora che mi trovavo lì, davanti a lui, con la chiara consapevolezza di ciò che stava per accadere, avrei voluto urlare, piangere e scacciare via tutti i miei pensieri.

"C-chi c-c'è? D-dimmi. Chi è v-venuto insieme a t-te?" mi chiese, alzando il braccio tremante verso di me e indicando la porta. Deglutì cercando di soffocare qualche lacrima.
"Yaku-san, Lev, Kageyama e Hinata. Sono qua, dietro la porta" dissi, cercando di non singhiozzare. Kenma mi fece segno di avvicinarmi, ma le mie gambe non volevano saperne di volersi muovere.
"K-keiji... non ce l'ho fatta... n-non sono riuscito a dirgli la verità.." sospirò, continuando a tenere quel debole sorriso, così irreale per lui. In quel momento non ce la feci più. Mi gettai verso di lui e scoppiai in un mare di lacrime.
"Mi dispiace Kenma, perdonami! Se solo avessi fatto qualcosa in più, se solo avessi agito prima, avrei potuto salvarti. I-io non posso lasciare che accada, Kenma n-non puoi morire. T-tu..." singhiozzai, stringendo la sua mano, sentendo la sua presenza che piano piano svaniva. Lui cercò di ricambiare la mia stretta, ma la sua presa era talmente debole che neanche la sentivo.
"Keiji.. non devi scusarti. Non è colpa tua." sussurrò, cercando di non far trasparire la debolezza, anche se la cosa non gli riusciva molto bene.
"Cosa ti hanno detto? I medici intendo. L-lo so che te lo hanno detto, p-per favore, dillo anche a m-me" ricordare le parole del medico in quel momento era l'ultima cosa che volevo. Avrei voluto rimanere lì con lui, anche in silenzio se fosse stato necessario, ma lì con lui, fino alla fine.
"È tardi. Avevi ragione tu. Il tempo delle scelte è terminato, non c'è altra possibilità. Ora neanche la rimozione chirurgica riuscirebbe più a salvarti. Hai solo una strada dritta da intraprendere... K-kenma.."
"Lo so." mi bloccò immediatamente. Quella calma. Dove la trovava tutta quella calma? Ha appena scoperto di dover morire. Allora perché sembra così sollevato?
"Te lo dico sinceramente Keiji... Se mi fossi ritrovato davanti a questa scelta e la rimozione chirurgica, non avrei esistato nemmeno un istante a intraprendere la fine di adesso." quelle frase mi sorprese. Continuavo a stringere la sua mano, umida per le mie lacrime, mentre puntai per la prima volta da quando eravamo lì, il mio sguardo sul suo. Occhi dorati che piano piano si scolorivano come vecchie pagine di un libro.
"Perché? Avresti preferito morire invece che avere un'altra possibilità di vivere?" chiesi stupito. Fu un attimo e compresi realmente. Kenma mi sorrise di nuovo e sospirò.
"N-non potrei mai vivere senza provare alcun sentimento verso di lui. Preferisco morire innamorato di lui invece che vivere senza." sembrava una risposta irresponsabile, arrogante, ma la compresi appieno. Se mi fossi trovato io in quella situazione e avrei dovuto scegliere se vivere senza provare più alcun sentimento verso Bokuto-san, avrei preferito di certo morire. Ma dirlo è un conto, provarlo sulla propria pelle è un altro.

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