Si prende però il suo tempo prima di rispondere, lasciando che la sabbia gli scivoli tra le dita, fissandola come se la risposta che cerca si trovi proprio lì in quei granelli.

«Sì. Tanto tempo fa sono stato innamorato» non so bene se si tratti di un argomento di cui voglia parlare, ma nella sua voce non c'è astio; si rigira l'anello che porta sempre al dito indice, quello con due pietruzze verdi incastonate su di esso. È lo stesso colore dei suoi occhi al momento. «E tu? Sei mai stata innamorata?»

Sobbalzo perché non mi aspettavo una sua contromossa; per me la domanda è più difficile e forse sono proprio io a non volerne parlare.

«Della persona sbagliata, credo» replico, osservando le sfumature grigie dei jeans che indosso. «Conta lo stesso come amore?» Quando mi volto verso di lui, lo vedo stringersi nelle spalle, arricciando poi le labbra.

«Credo di sì» mormora, pensandosi comunque su. «Giusto o sbagliato per qualsivoglia folle ragione, resta sempre amore.»

Non mi guarda più negli occhi, fissa di nuovo l'orizzonte; mi ritrovo ad annuire e dentro di me so che per qualche assurdo motivo, ha ragione. Vorrei dirgli che allora , sono stata innamorata, ma non ne ho il tempo perché Harry si alza immediatamente non appena un tuono in lontananza echeggia per tutta la spiaggia.

Dopo essersi pulito le mani sui jeans dalla sabbia in eccesso, le tende verso di me. Quando le afferro sono fredde; lui, che ha le mani sempre calde.

«Dobbiamo proprio andare.» Sentenzia poi, indicando la stradina per la quale siamo scesi.

Annuisco alle sue parole e non posso fare altro che seguire i suoi passi fino a raggiungere nuovamente la sua auto. La chiusura centralizzata scatta all'improvviso, permettendoci di salire e prendere di conseguenza posto.

Il riscaldamento viene azionato nel momento in cui entrambi abbiamo allacciato le cinture di sicurezza e Harry sta ormai facendo retromarcia. Nella mia testa mi balena una pessima idea e sono persino pronta a condividerla con Harry se non fosse che, scoppiando a ridere per qualcosa che sembra aver ricordato solo al momento, me lo impedisca.

«Credo che insegnarti a guidare alla nostra maniera mi divertirebbe un mondo.» La fossetta che gli compare sulla guancia mi fa intendere che non vede l'ora di prendersi gioco di me; non gli dico certo che stavo pensando alla stessa cosa.

«Fammi guidare la tua Camaro e saremo in due a divertirci un mondo.» Ribatto, incrociando però le braccia al petto.

«Non ti farei mai guidare la mia auto» borbotta Harry, svoltando a destra. «Non con la possibilità che tu possa finire nel Tamigi o contro qualsiasi altra cosa a portata di mano. Louis però ha una vecchia Mini Cooper nel garage dei suoi nonni, potremmo chiedere di prestarcela.» Harry lo dice più a sé stesso che a me in particolare.

«Davvero?»

«»Perché no, sarà divertente.» Sogghigna; so che chiamerà davvero Louis e forse sono anche un tantino preoccupata all'idea. Sto quasi per dire che va bene, a patto di stilare regole ferree che includano parecchi punti, ma il telefono di Harry prende a squillare ed il nome di Louis appare sul display dell'auto. «Oh, parli del diavolo- Lou, sei in vivavoce, sto guidando.» Harry accetta la chiamata e un clacson echeggia dal telefono di Louis.

«Sarò molto breve, tranquillo» replica, schiarendosi la voce e Harry aggrotta appena le sopracciglia. «Ti voglio con noi l'ultimo dell'anno e questa volta non hai nessuna scusa per rifiutare. Credi che sia stato abbastanza chiaro?» Harry mi lancia uno sguardo di traverso quando sorrido, poi sbuffa sonoramente.

«Cristallino, oserei dire» mormora, accelerando appena. «Ma se avessi già preso degli impegni?»

«Li cancelli» ribatte in fretta Louis. «Tutti gli altri hanno già confermato, devi esserci anche tu.»

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