capitolo 14

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L'iPhone di Harry è posato sul comodino alla mia sinistra e non smette di lampeggiare da diversi minuti ormai; qualcuno lo sta chiamando insistentemente da un po', ma essendo in modalità vibrazione, si limita semplicemente a inondare di luce fioca lo spazio circostante.

Non riesco a vedere chi sia il mittente e non posso nemmeno allungarmi per voltarlo sottosopra perché il braccio di Harry è saldo attorno al mio corpo e il comodino si trova dalla parte opposta del letto. Sbuffo rumorosamente perché vorrei spegnerlo e tornare a dormire, fuori è ancora buio.

Harry sembra non accorgersi di nulla e alzo gli occhi al cielo nella speranza che chiunque si trovi dall'altro capo del telefono smetta di chiamare.

Alcuni secondi più tardi, tutto sembra tornare nella quiete di sempre e mi ritrovo persino a sospirare di sollievo, nonostante il silenzio assoluto non arrivi mai perché fuori piove e il suono si riverbera nello spazio circostante.

Chiudo nuovamente gli occhi e Harry mi si muove accanto, mormorando qualcosa che però non comprendo; indossa le maniche corte, ma sotto le coperte il tepore è tale per cui io non senta freddo. Basterebbe comunque Harry a scaldarmi la pelle.

Si muove di nuovo e il suo braccio si sposta tanto che la mano mi finisce sullo stomaco, a diretto contatto con la mia di pelle; Harry non indossa gli anelli.

Non mi riaddormento realmente, resto semplicemente in uno stato di dormiveglia, cullata dal respiro lento e regolare di Harry che mi soffia vicino al viso; nella mia testa continuano ancora adesso a risuonare le parole di Evan e di mio padre, nonostante siano passate quasi tre settimane dal nostro incontro.

Con Evan non parlo da un po', almeno non da quando gli ho chiuso il telefono in faccia anche solo per aver pensato di potermi fare una ramanzina per essermi comportata come una bambina viziata. È Matt che intercede per entrambi, ma non mi interessa nemmeno più di tanto: non ho nessuna voglia di sapere dove sia mio padre e tanto meno quello che Evan possa pensare di tutta questa situazione.

L'iPhone di Harry emette un trillo così rumoroso e fastidioso che sussulto e persino Harry sembra destarsi, tornando al mondo reale solo per maledire quell'affare al quale ha affibbiato una suoneria tanto brutta e spacca timpani a quell'ora del mattino.

Si volta solo per cercare il telefono a tentoni, rischiando persino di farlo cadere dal comodino mentre lo tasta per silenziarlo; sbuffa, poi si volta e torna ad abbracciarmi, nascondendo il viso tra i miei capelli. Mormora quello che interpreto essere un semplice buongiorno, ma la voce di Harry è tanto assonnata e ovattata che non ne sono poi così sicura.

«Che ore sono?» Glielo chiedo dopo qualche secondo e Harry replica prima con un sospiro, poi si sposta leggermente per lasciarmi libera nei movimenti.

Ha gli occhi chiusi e so bene che vorrebbe restare a dormire, però socchiude appena un occhio, lanciando uno sguardo al cellulare, emettendo subito dopo un verso carico di frustrazione.

«Le otto» replica in un sussurro. «Possiamo tornare a dormire?» Harry si copre il viso con il braccio ed io trattengo un sorriso, alzandomi però dal letto.

«No, non possiamo.» Gli do un leggero pizzicotto al braccio e di nuovo Harry mormora qualcosa di incomprensibile perché le labbra sono nascoste.

«Io credo invece di sì.» In un movimento fin troppo repentino perché possa accorgermene, mi afferra il polso tirandomi verso il basso e facendomi atterrare inevitabilmente sul suo petto, lunga distesa su di lui e con solo il piumone a dividerci.

«Harry!»

Il suo petto lo sento vibrare, ma continua a tenersi un braccio sul viso, mentre l'altro prende ad accarezzarmi la schiena su e giù; chiudo gli occhi, arrendendomi e posando la mia guancia in corrispondenza del suo cuore.

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