capitolo 20

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La rugiada del mattino è fredda sul palmo delle mie mani; rabbrividisco, pulendoli poi velocemente sulla stoffa dei jeans. Buona parte di essi è ormai bagnata perché al momento sono seduta a terra sul prato e la giacca non è abbastanza lunga da ripararli.

Una folata di vento si alza appena e passandomi il dorso della mano sulla guancia, mi accorgo dell'ennesima lacrima calda sulla pelle. Lo so di avere gli occhi contornati di nero per il mascara colato, ma non m'importa granché del mio aspetto ora come ora.

Non credo ci sia ancora nessuno nei dintorni, o almeno lo spero, perché il cancello principale al mio arrivo era ancora chiuso. Dubito che qualcun altro - oltre a me e Matt - sappia dell'esistenza di una piccola entrata alla destra del muro. Non dovrei nemmeno trovarmi qui, ma nessuno viene mai a controllare.

Mi accorgo solo adesso che i fiori sulla tomba di mia madre sono freschi, qualcuno deve essere passato di recente a lasciarli, anche se non ho idea di chi possa essere stato. Nella mia mente appare l'immagine di papà che, inginocchiandosi, sfiora la lapide di marmo per sorridere e posarli con cura. Poi però scuoto la testa perché non è poi così scontato.

Asciugo di nuovo la guancia e mi schiarisco la voce, alzandomi da terra solo per avvicinarmi ulteriormente, ma con cautela, ben attenta a non spostare nulla. Gli occhi di mamma mi osservano: sta sorridendo e lo so che si tratta di un gesto più che sincero perché le coinvolge tutto il viso. Le labbra sono dipinte del loro solito rosso e ricordo persino il vestito da lei indossato in quel preciso scatto.

Le lacrime mi pungono di nuovo gli angoli degli occhi, ma questa volta mi impongo di non piangere; non ho bisogno di sprecarne altre. Persino lei me lo sta dicendo, lo sento nella testa.

«Mi sei mancata.» È appena un sussurro il mio.

Abbasso di nuovo lo sguardo e una rosa bianca cattura la mia attenzione. È posata quasi per caso sul marmo, senza un apparente motivo; poche persone sanno essere il suo fiore preferito ed Evan o Matt non ne avrebbero mai lasciato uno soltanto. Distolgo lo sguardo, non mi va di soffermarmici troppo: spero solo che il mio muto ringraziamento sia arrivato al diretto interessato.

«Mi dispiace, non ho pensato a prendere dei fiori. È stato un gesto affrettato, non dovrei nemmeno essere qui.» Scuoto la testa, con un sorriso a incresparmi persino le labbra. «Non posso credere che mi abbiano tenuto nascosto l'arrivo di papà. Perché diavolo lo hanno coinvolto mamma, perché?» Le parole mi escono da sole e non ho la forza di fermarle. «Non ho bisogno di lui, me la sono sempre cavata da sola. Questa volta non è diverso, non ho bisogno di nessuno.»

«Tutti hanno bisogno di qualcuno.»

La voce alle mie spalle mi fa spaventare così tanto che le mani mi scivolano sull'erba umida, rischiando di farmi perdere l'equilibrio; Louis è appena a qualche passo di distanza, nella sua giacca elegante da uomo d'affari.

Tra le mani ha un mazzo di fiori colorati e inarca leggermente un sopracciglio prima di avvicinarsi; annuisco perché ho capito che mi sta chiedendo il permesso di posarli. Mi alzo nel momento in cui Louis si abbassa sui talloni.

«Non era necessario.»

«Mia...»

«Che cosa vuoi?» Incrocio le braccia al petto mentre Louis si inumidisce appena le labbra, nascondendo poi le mani nelle tasche della giacca.

«Chiedere scusa.» Replica semplicemente e quando i suoi occhi incontrano i miei, devo combattere contro l'istinto di abbassarli.

«Non mi servono le tue scuse» le labbra di Louis si stringono appena in una linea sottile. «E non mi servi nemmeno tu.» Lo vedo deglutire, ferito dalle mie parole. A me non interessa, è stato lui il primo a ferirmi.

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⏰ Laatst bijgewerkt: Nov 23, 2023 ⏰

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