capitolo 13

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Sono sdraiata sul divano di Harry, con la testa posata sulle sue gambe; abbiamo avvicinato il tavolino del salotto accanto al bracciolo, così che Harry possa poggiare il libro che sta leggendo per non doverlo sostenere con il braccio ingessato. Sta studiando qualcosa, qualche legge o regola strana che quasi sicuramente io non conosco.

Il mio trolley è fermo immobile accanto alla porta, pronto a seguirmi in aeroporto; manca qualche ora alla mia partenza, ma non voglio stare sola e Harry mi ha proposto di fargli compagnia: ha giurato che non è uno studio matto quello che deve affrontare.

Le pagine che Harry sfoglia pigramente producono un suono rilassante nel silenzio della casa; il suo braccio sinistro è fermo sul mio fianco, mentre i miei piedi penzolano oltre l'altro bracciolo. Il divano è troppo piccolo perché ci si possa stare sdraiati in due.

Harry sospira e mormora qualcosa che però non comprendo, troppo distratta dalle sue dita che mi solleticano il fianco; lo sta facendo da un po', ma sono convinta che si tratti di un riflesso ormai involontario. Sbuffo senza nemmeno rendermene conto e Harry abbassa appena lo sguardo, sorridendomi di sbieco.

Quando chiudo gli occhi, la sua mano si sposta leggermente più su, facendomi persino sussultare quando entra in contatto con la pelle nuda. Gli anelli che porta alle dita sono sempre e costantemente freddi, in netto contrasto con le sue mani sempre calde.

Ho voglia di un caffè o forse dovrei semplicemente farmi della camomilla per calmare i nervi; per farlo però dovrei alzarmi e non ho nessuna intenzione di disturbare ulteriormente Harry. Resta comunque qualcosa che non potrei fare perché il suo braccio impedisce che io compia qualsiasi altro movimento.

La camicia che indossa oggi è di un bianco candido ed entrambe le maniche sono arrotolate fin sopra i gomiti; la rosa tatuata che tanto mi piace è ben visibile: ho deciso che si tratta del mio tatuaggio preferito.

Le mie dita vi si posano sopra quasi automaticamente e contorno il cinturino dell'orologio che Harry porta sempre al polso, poi salgono fino al gambo del fiore, tracciandone infine i contorni. Lo sguardo di Harry lo sento addosso, ma non si muove perché so che in realtà non gli do poi così fastidio.

Contorno ogni singolo petalo e lo sento sorridere, nonostante i suoi occhi siano ormai tornati a leggere le parole presenti sul manuale. Mi mordo il labbro in una muta concentrazione quando arrivo all'ultimo petalo e sorrido persino tra me e me: il disegno è compiuto e Harry scuote appena la testa con un accenno di divertimento sulle labbra.

Scendo nuovamente lungo il braccio e la mano di Harry è ormai aperta sul mio stomaco; traccio persino la croce tatuata tra il pollice e l'indice. Gli anelli non sono più così freddi e me ne accorgo solo ora. Quello dorato, con una piccola S incisa sulla superficie, riflette la luce. Al collo di sua sorella Gemma so per certo esserci un ciondolo prettamente identico.

La mano di Harry è più grande della mia e mi ritrovo a sorridere quando le mie dita finiscono per stringere le sue, a farle combaciare perfettamente.

«Mi stai distraendo.» Harry me lo sussurra appena, ma non per questo lascia la presa.

«Scusa.» Borbotto; Harry sospira e sono io a cercare di stabilire un contatto visivo, ma Harry è furbo e tiene ancora gli occhi fissi sul manuale. Sono del tutto annoiata e mi sollevo in fretta, voltandomi però verso di lui. «Che cosa stai studiando?» Mi accorgo che il carattere delle parole è così piccolo che devo stringere gli occhi per leggere bene.

«La Costituzione Americana.» Risponde Harry, soffocando uno sbadiglio e passandosi una mano tra i capelli; gli indico il libro, facendogli cenno di passarmelo. Harry aggrotta appena le sopracciglia, ma obbedisce.

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