capitolo 3

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Il rumore delle nocche contro la superficie della porta di Harry produce un leggero eco per tutto il corridoio; compio un passo indietro in attesa che venga ad aprirmi. Al di là di essa un movimento mi avverte che fortunatamente Harry è in casa. La serratura scatta e la porta si apre leggermente: il viso di Harry compare e mi sorride, riconoscendomi all'istante. La porta la spalanca del tutto, uscendo persino sul pianerottolo; ha le sopracciglia leggermente aggrottate, come se fosse in attesa di qualcosa.

«Mia» il mio nome è molto vicino a un sussurro. «Ciao.» Ha la voce leggermente roca mentre inclina appena il viso.

«Mi hai detto di bussare se avessi avuto bisogno.» Immagino di avere le guance velate di rosso, non riesco a credere di dover chiedere aiuto a qualcuno dopo così poco tempo.

«Che succede?» Harry è curioso, forse persino preoccupato; sbuffo appena.

«Non ho la minima idea di come sia potuto accadere in realtà, però ho come l'impressione che tutte le lampadine del mio corridoio, così come quelle del salotto, siano scoppiate. Non so se in casa ce ne siano altre di ricambio, ma sono completamente al buio; ho dormito tutto il giorno saltando il pranzo e non conosco la zona, non so dove poter andare per cenare in fretta e...»

A interrompere il flusso delle mie parole sono le mani di Harry che, in un movimento piuttosto repentino, si posano sulle mie spalle; scuote la testa sorridendo, indicando solo in un secondo momento la porta ancora aperta dietro di lui.

«Entra» non è un invito il suo e tanto meno una proposta, è un ordine ben preciso. «Non ti lascerò sul pianerottolo e fuori sta diluviando. Accomodati.» Me lo dice in fretta, tirandomi verso di sé dopo avermi afferrato il polso.

«No, non voglio mica disturbare.» Quasi mi ritrovo a puntare i piedi sul pavimento, ma Harry scuote la testa.

«Non preoccuparti» mormora sorridendomi. «Coraggio, vieni dentro.» Resto ferma ancora qualche secondo, indecisa sul da farsi; mi accorgo di essere in casa sua solo quando la porta alle mie spalle si chiude con la serratura che scatta un paio di volte.

Seguo Harry con lo sguardo perché non posso fare altrimenti, sono quasi incapace di comandare i movimenti delle mie gambe. Harry si sbottona i primi due bottoni della camicia, accendendo la luce del corridoio e in contemporanea quella della sala; solo in quel momento mi accorgo di ciò che indossa, come se dovesse uscire di casa a breve per un appuntamento o qualcosa che richieda una mise elegante.

«Stavi uscendo?» Glielo domando in imbarazzo. «Perché se così fosse me ne torno di là e...»

«No, sono appena rientrato in realtà» Harry mi fa cenno di muovermi dalla porta e di raggiungerlo in salotto. «Non c'è problema Mia, non ti preoccupare.»

Mi accomodo finalmente sul divano mentre Harry percorre il corridoio per poi sparire e ricomparire in pochi minuti; i miei occhi finiscono involontariamente sui libri di testo posati sul tavolino di fronte a me. Uno di essi è rimasto aperto, con tanto di evidenziatori sia vicino che impregnati sulle pagine: sono libri universitari.

Harry compare solo per sedersi nella poltrona libera di fronte al divano sul quale sono io; si è cambiato perché ora porta una semplice maglietta a maniche corte bianca, nonostante la stagione non sia la più consona a permettere un simile indumento. Le braccia sono libere da qualsiasi stoffa; inchiostro nero e colorato s'intreccia su buona parte della sua pelle. Distolgo lo sguardo quando lo sento sorridere.

«Ah, hai già conosciuto i miei inseparabili amici.» Scherza Harry, indicando i volumi con un cenno del mento.

«Che cosa studi?» Harry si stringe nelle spalle solo per allungare una mano a chiudere le copertine di ogni libro; l'anello che porta al dito indice scintilla per aver catturato la luce artificiale della lampada sospesa.

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