Capitolo 38 - Turisti A Madrid

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Finalmente ero riuscito ad arrivare dove avevo sempre sognato di essere e dove fino a prima mi era stato impedito di giungere. Non mi trovavo più a casa mia, a Londra. Ero in Spagna... la terra di Beatriz. E quei pochi giorni di libertà e spensieratezza me li sarei goduti appieno insieme a lei, a qualunque costo. Promisi a me stesso che le avrei fatto passare una gioiosa vacanza per ripagare tutto quello che lei aveva fatto per me negli ultimi tre anni, oltre che per ringraziarla per il viaggio, il quale ormai mi sembrava essere soltanto una cosa puramentente utopica.

Appena scendemmo a terra, Beatriz iniziò a guardarsi attorno e corse verso di me, accecata dalla felicità di essere ritornata nel luogo in cui aveva vissuto fino a qualche anno fa, prima di essersi trasferita a Westminster.

- Non ci posso credere, non ci posso ancora credere... siamo davvero arrivati. Ditemi che non è un sogno. Vi prego, ditemi che non è un sogno... - disse lei tremolante.

Dopo aver detto quelle parole, notai che dai suoi occhi stava scorrendo un fiume di lacrime. Il suo gaudio nel trovarsi a Madrid era alle stelle.

- Sì, Beatriz... ci siamo. Siamo davvero arrivati a Madrid! - esclamai asciugandole dalla faccia quelle sue lacrime di gioia.

Alle mie parole, Beatriz mi afferrò per il braccio avvicinandosi a me e mi diede un forte e caloroso abbraccio. Uno dei tanti, d'altronde. Ma quell'abbraccio in particolare mi trasmise qualcosa. Qualcosa come... una risonante nostalgia.

- Grazie, Jacob. - sussurrò Beatriz, continuando a stringermi forte - Desideravo da tantissimo tempo ritornare nel posto in cui sono nata.

- Sono io a dover ringraziare te, Beatriz, ricordalo. Anche se non sembra, a vedersi... stai riuscendo a rendermi felice. Davvero.

- Ma adesso non montarti la testa. Non posso mica fare avverare tutti i tuoi desideri! - esclamò scherzosamente lei mettendosi a ridere - A parte gli scherzi... sono molto fiera di quello che sto facendo. Ho sempre voluto portare la beatitudine a qualcuno, e finalmente ci sono riuscita. Quindi... spero che questa felicità duri per sempre.

- Lo spero tanto anch'io, Beatriz. - risposi leggermente arrossito, percependo alcune dita della sua mano destra accarezzarmi la parte posteriore del collo.

Mentre eravamo ancora attaccati l'uno sull'altra, sentii un'intrusa voce femminile sussurrarmi qualcosa all'orecchio.

- Ehi, Jacob.

Restai ipnotizzato da quella voce. Era lei. Cazzo, ne ero sicuro. Doveva essere lei, per forza.

- Riesci a sentirmi?

- No, non è possibile. Tu non sei qui... - replicai a stento guardando l'area circostante con la coda dell'occhio.

- Cosa ti dice che io non sia qui? Potrei essere proprio dietro di te. O magari... potrei starti abbracciando, proprio in questo momento.

Quella era la voce di Sarah. Era la sua... ma che cosa ci faceva lì? E poi, io stavo abbracciando Beatriz. O almeno, così pensavo nella mia mente...

- No. No, Sarah. Tu non sei più qui. Mi hai abbandonato, maledizione. Se c'è una persona che adesso mi sta abbracciando e mi sta davvero supportando... quella è Beatriz.

Cominciai a sentire nuovamente il cuore battere, come se stesse per uscire dal mio stesso corpo, ma poi Beatriz si staccò preoccupata da me e mi diede uno schiaffo nella guancia.

- Jacob. Jacob!

- Beatriz! Beatriz... oddio. L'ho sentita. Era lei. Ho sentito... ho sentito...

- Cos'hai sentito?! - domandò lei guardandosi intorno.

- Ho sentito la sua voce, cazzo... l'ho riconosciuta subito, seppur non la vedo ormai da sei anni.

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