[AU] Gods & Monsters. Capitolo 12

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Capitolo 12

'La prossima settimana saremo in Aprile. Mancano solo tre settimane all'annuncio di Brenton.'
Theo fissa il messaggio, gli occhi inespressivi mentre i raggi del sole esitano sullo schermo del telefono.
Sono solo parole. Può cancellarle. Può bloccare il telefono e silenziarlo e può distogliere lo sguardo tutte le volte che vuole.
Perché sono solo parole.
Ma comunque le fissa, il suo corpo immobile e stanco e veramente freddo nonostante il bel tempo, mentre sta sdraiato sul divano di Donovan. O è da Josh? No... no, è da Donovan.
A volte è difficile ricordarsi a casa di chi si trovi. Cose del genere diventano un po' complicate quando tutto quello che fai è essere ospitato perché sei un casino nomade e incostante. E diventa molto, molto stancante dopo un po'...
Un altro messaggio in arrivo.
Dice 'Chiamami stasera'.
Si acciglia, gli occhi che guizzano sulle parole più e più volte. È stufo di chiamare Brett.
Negli ultimi mesi, Theo ha adottato un nuovo approccio: comunica periodicamente con lui pur mantenendolo costantemente a debita distanza. Questo comporta chiamate sporadiche nel cuore della notte durante la settimana, solitamente quando Theo sta tornando da casa di Liam, il vento che sussurra contro la sua pelle secca, il colletto tirato su. Si tratta principalmente di "Ti spiego dopo, Brett. Ma è tutto a posto" ed è accompagnato da una piacevole e ricolma porzione di senso di colpa e panico insieme, perché ha ancora addosso il profumo di Liam e la sua immagine sul retro delle palpebre.
Lascia poco margine al sonno, non lascia spazio ai sorrisi sinceri, e spiana la strada per un sacco di ansia, un crudo tormento che in questi giorni sembra essere sempre presente nello stomaco di Theo. Quando fissa i libri senza vederli. Quando guarda fuori dalle finestre con occhi spenti. O, più frequentemente, quando conta i secondi nella sua testa come una condanna a morte mentre riempie i boccali di birra, apparentemente senza un motivo valido.
Ma. Ma non sa cos'altro fare. E sa che non gli resta molto tempo, vedete. Lo sa. Ne è consapevole. È solo che... è solo che non ha il coraggio di fare niente.
Sa che deve dirlo ad Liam. Ci ha anche provato. Non funziona mai, però. Se sia per colpa sua o di Liam, non lo sa... Ma non funziona mai.
E quindi adesso, mentre fissa le parole di Brett, tutto quel che sente è solo un po' più di ansia, e tanta realtà.
È un modo di merda per iniziare la giornata, davvero.
Quindi Theo si limita a bloccare lo schermo mentre fa scivolare una mano fredda sugli occhi, ficcando il cellulare dove non può vederlo.
"Sei sveglio, amico?" lo chiama Donovan dalla cucina. La voce suona molto alta nelle prime luci del mattino, quando tutto è immobile e inondato di giallo.
"Sì," risponde Theo mentre qualcosa, da qualche parte, scrocchia nel suo corpo quando si stiracchia.
"Figo. Ricordati di chiudere a chiave la porta quando esci, okay?" Donovan appare all'improvviso, la giacca chiusa, mentre si avvia verso l'uscita. Lancia uno sguardo a Theo, un sorriso amichevole sul viso che Theo ricambia mentre sfrega via il sonno dai suoi occhi. E poi Donovan posa la mano sulla maniglia, pronto ad uscire.
"Oi, aspetta," lo chiama Theo alzando una mano, mentre si alza dal divano, sbadigliando mentre cerca il suo portafogli nella tasca posteriore dei suoi nuovi jeans. (Ahah, sì, vi rendete conto? Nuovi jeans. Liam l'ha letteralmente costretto a comprarli, insistendo che gli altri puzzassero di cane bagnato. Non aveva torto.) Si trascina verso Donovan, tirando fuori un paio di banconote e posandole sul suo palmo ignaro.
Per qualche secondo, Donovan rimane a fissarle, preso completamente alla sprovvista.
Quindi Theo scrolla le spalle con nonchalance, rimettendo in tasca il portafogli mentre si volta e si muove verso le sue scarpe. "Quelli sono per aver ospitato il mio culo per tutto questo tempo," mormora un po' in imbarazzo. Non è mai stato bravo a... ringraziare, o quel che è. Tipo, ringraziare a voce. "Io, uh, ti ringrazio per avermi lasciato dormire qui."
"Sì, amico, nessun problema," dice Donovan lentamente, quasi sospettoso. Fa una pausa. "Ma Theo, davvero, non è necessario..."
"Sì, lo è," insiste Theo, fissandolo abbastanza a lungo per zittirlo. "È più che necessario. E, uh. Be', se non è un problema, stavo pensando..." si muove appena per la stanza, temporeggiando perché non è bravo a chiedere le cose. La sua nuca prude e le mutande cominciano a stargli strette. I suoi piedi sono freddi. La moquette sotto di lui ha una chiazza arancione sopra.
Donovan attende, impaziente, le sopracciglia ancora perse tra i suoi capelli, i soldi ancora accartocciati sulla sua mano.
Theo si schiarisce la gola, assumendo una postura decisa. Sputa il rospo e basta, T. "Mi chiedevo, se, magari, questo potrebbe diventare un po' più regolare. Il dormire qui ogni notte, ecco. Se per te va bene. Inizierò a pagare metà dell'affitto, ovviamente..."
"Metà dell'affitto? Porca troia, T, non è..."
"Pagherò metà dell'affitto," continua Theo, più deciso, "e ti darò una mano con... lo sai. Quelle robe di casa. O quel che è. se vuoi. Decidi tu."
Cristo, fa schifo con le parole. Forse ha davvero bisogno di tornare a scuola, dopotutto...
Passano alcuni secondi di silenzio, trasportati dalla brezza all'esterno che scuote leggermente le finestre. Produce un suono che Liam probabilmente insisterebbe a chiamare "il vento che fa le fusa" o qualche cazzata simile. Dice sempre cose come quella, dice tutte quelle piccole cose preziose. Theo le scrive tutte nel suo diario perché lo divertono un sacco. Il che è alquanto buffo, considerando il fatto che Liam gliel'ha regalato affinché Theo potesse scrivere i suoi pensieri; e lo fa, non fraintendetelo – ma Liam ne occupa gran parte al momento. Quindi il suo diario è tanto suo quanto di Liam e pensa che probabilmente questo significhi tanto, significhi tutto, ed è qualcosa che stranamente non gli dispiace.
Alla fine, Donovan parla.
"Va bene, amico. Va bene. Sarebbe figo, sì," annuisce, ancora palesemente scioccato, i suoi occhi più grandi di quanto Theo sia abituato a vedere. Gli fa sbuffare una risata il che, a sua volta, fa ridere anche Donovan. "Va bene," dice di nuovo, questa volta un po' meno sconcertato. "Sembra divertente, Theo. Apprezzo l'aiuto, amico. Puoi rimanere per tutto il tempo che vuoi. Posso sgombrare la stanzetta che uso come armadio..."
"Nah, il divano andrà bene," gli assicura Theo, mostrandogli il pollice in su mentre si infila le scarpe. "Sul serio. Mi basta un divano. Dormo meglio lì dopo tutti questi anni, in ogni caso."
Ma Donovan lo sta guardando con aria incerta. "Sei sicuro?"
"Assolutamente." Fa una pausa. "Ma ti ringrazio."
Donovan sbuffa un'altra risata mentre si volta verso la porta. "Figurati." Scuote la testa, aprendola. "Sei diventato davvero un piccolo e nobile gentiluomo ultimamente, eh? Dev'essere la vita coniugale. Ti ha sistemato."
Vita coniugale, Cristo.
Ma Theo riesce con successo a buttare giù i suoi accenni di imbarazzo, adottando invece un sorriso sereno accompagnato da un cenno della testa. "Sono solo un noioso anziano adesso," sogghigna, proprio mentre Donovan esce di casa.
Riceve una risata allegra in risposta prima che la porta si chiuda.

**

È tutto un casino, al momento.
Consiste tutto esclusivamente in Theo che sta lentamente andando in frantumi. In Corey e Mason che sono esattamente gli stessi, tutto serenità e profezie e luce-e-buio. In Liam che va a scuola e studia e farnetica sulle sue passioni mentre Theo lavora al pub, si riempie di mance e si fa il culo perché lo fa sentire bene. Negli orologi che ticchettano in ogni cazzo di stanza in cui entra. Nel sole che è sempre alto nel cielo, solitamente quando Theo è a casa degli Dunbar, calzini puliti ai suoi piedi. In Liam che è... tutto. La parte essenziale di Theo, almeno. E il tempo sta scadendo.
C'è tensione dell'aria. Ci sono le sabbie mobili da qualche parte. C'è Theo nel mezzo, che finge silenziosamente di stare davvero bene quando non è davvero così. Ci sono notti insonni e ansiose torsioni delle mani e unghie smangiucchiate e piedi che battono a terra e ginocchia che si scontrano e occhi che guardano il cielo per innumerevoli ore. C'è una voce stanca e tranquilla, una risata triste, uno sguardo latente ogni volta che Liam non sta guardando. Ci sono mani disperate e baci senza intenzioni e abbracci iniziati solo perché Theo ha bisogno che le sue ossa siano plasmate a quelle di Liam, ha bisogno di memorizzare completamente il suo corpo e come i suoi angoli si incastrino nei propri.
Perché ha paura che tutto stia giungendo a una fine. E vuole aggrapparsi a tutto ciò che può.
"Cosa hai intenzione di fare dopo il diploma, Corey?" Liam gli chiede un giorno al negozio, tutto innocenza e curiosità mentre se ne sta lì nella sua maglietta gialla sbiadita e nei suoi skinny jeans. Tiene in mano un album dei Turtles perché Theo ha detto che li ama e vuole sentirli.
La domanda, comunque, strattona i nervi di Theo. Si raddrizza impercettibilmente, le orecchie dritte mentre finge di esaminare dei dischi hair metal degli anni ottanta.
"Io e Mason vogBretto viaggiare per il mondo," mormora Corey, giocando con le spille sopra il bancone. Le sta disponendo nel segno della pace.
Accanto a lui, Mason annuisce vivacemente nel suo maglione bianco e pulito. "Assolutamente. Abbiamo intenzione di viaggiare per almeno un anno. Forse sistemarci da qualche parte lungo il tragitto e costruire un impero."
"Già," concorda Corey, serio. "Credo che lo faremo. Potremmo sposarci. Ma non so ancora se mi piaccia la prassi."
L'ha detto con tale naturalezza.
"Potremmo organizzare noi il nostro matrimonio," suggerisce Mason con un'alzata di spalle, sedendosi sul bancone e facendo dondolare le gambe. Picchietta le spille con le dita mentre guarda Corey. "Per conto nostro, tipo. Al diavolo le tradizioni."
Ovviamente, gli occhi di Corey si illuminano come stelle a quelle parole, fissando Mason come se fosse la più grande montagna d'oro del mondo. Il che potrebbe essere, a dirla tutta. "Mason. Sì, amico. Sì, facciamolo," sussurra in estasi.
Si scambiano sorrisi e il gesto porta Liam a nascondere il sorriso sul petto prima di lanciare un'occhiata a Theo.
Theo ricambia il sorriso, sentendosi ancora leggermente a disagio riguardo l'argomento in questione. Sta sperando che lo chiudano lì, che la conversazione sia chiusa lì, ma poi Mason continua, cazzo, e chiede, "Tu cosa farai, Liam? Andrai a Brenton, no? Se non prendono Brett?"
E, merda. Se il mondo intero non sta collassando per quella manciata di parole, allora Theo non sa cosa voglia dire collassare.
Ma Liam si limita a mormorare e fare spallucce, la risposta vaga mentre sistema il disco sul piatto. "Non lo so. Ora vedo le cose in maniera diversa rispetto a prima..." Lancia nuovamente un'occhiata a Theo, dolce. "Ma sì. Staremo a vedere, suppongo," è quel che dice, abbinato a un sorriso che lampeggia sul suo viso, e Theo sente il suo battito nella sua maledetta gola mentre agisce con disinvoltura, finge indifferenza, le orecchie che fischiano.
Lasciano poi cadere l'argomento, passando oltre con naturalezza, e Theo può respirare di nuovo.
Ma. Non è mai completamente chiuso, vero? L'argomento? Non se ne va mai del tutto. È sempre lì, in silenzio. In attesa di essere colpito, di essere innescato.
'3 settimane' riceve di nuovo via messaggio un paio di notti più tardi mentre sta guardando qualche schifoso film su Jane Austen con Liam appiccicato al suo fianco, mormorando le battute sottovoce perché è Liam ed è sentimentale e dolce.
Il messaggio fa inspirare Theo bruscamente, spegnendo immediatamente lo schermo del telefono mentre un blocco di cemento cade nel suo stomaco.
Liam si volta verso di lui, le sopracciglia inarcate. "Tutto bene?" domanda, gentile, curioso.
Theo deve fissare la tivù per un secondo in più, giusto il tempo di deglutire e placare il suo battito. Abbastanza perché Liam passi gentilmente le dita lungo la sua mascella.
"Sì, certo," sorride mentre si volta verso di lui.
E se Liam vede qualcosa che non va nei suoi occhi, non dice nulla, limitandosi invece a baciarlo.
"Lo sai," sussurra un paio di minuti dopo, la fronte premuta contro il collo di Theo. Il battito di Theo è ancora un po' sfasato. "Mamma e Gem non ci sono questo weekend. Vanno a trovare mia nonna."
Theo annuisce, gli occhi ancora sulla tivù. "Tu perché non vai, cucciolo?"
Sente Liam alzare le spalle. "Ho chiesto se potevo rimanere a casa."
Accigliandosi, Theo gli lancia un'occhiata dall'alto. "Perché? Tua nonna è cattiva, o...?"
Liam ridacchia, scuotendo la testa nel sollevarla, incontrando gli occhi di Theo con i suoi, caldi e velati. "No, per niente. È una nonna adorabile. La nonna migliore che un giovane fiorellino con me possa desiderare." Sorride, sghembo.
"Giovane fiorellino?" ripete Theo in tono impassibile e Liam ride, forte e luminoso. Una minuscola esplosione nella stanza buia. Theo sorride da un orecchio all'altro, tirandoselo ancor più vicino.
"Sì, sono un giovane fiorellino," soffia Liam, la sua risata che ancora colora le parole. Ma si tranquillizza un po', il viso che si calma mentre torna nuovamente a guardare Theo. Gli occhi fissi negli occhi. "Ma, uhm. Sì. Ho chiesto di stare a casa. Perché, uhm. Be'. Ho pensato che magari..." Fa spallucce, imbarazzato, senza battere ciglio. "Magari potresti... rimanere qui? Saremmo... solo noi."
Le parole sono silenziose, davvero silenziose, e sono le più forti che Theo abbia mai sentito.
Il suo cuore batte una, due, tre volte come un fottuto tamburo.
"Solo noi?" domanda, la voce troppo acuta. Si schiarisce la gola.
Liam annuisce lentamente, gli occhi che non sbattono mai. Un grande vecchio gufo. "Sì," bisbiglia. "Da soli."
Sesso.
È letteralmente tutto ciò a cui Theo riesce a pensare in questo momento. Sesso. Liam gli sta chiedendo di rimanere per il weekend, in questa casa, da solo con lui, così possono fare sesso. Per la prima volta. Sesso. Sesso con Liam.
Porca puttana. Questo è...
È terrificante. E, sicuro, Theo è lungi dall'essere qualsiasi tipo di verginello, ma... Merda. Non ha mai, tipo, fatto sesso con qualcuno a cui tiene, prima d'ora. Non ha mai... guardato negli occhi di qualcuno o quelle stronzate lì. Non ha mai... Non è mai stato importante. Quello che facevano, come lo facevano, come Theo lo faceva... Non è mai stato importante.
Sarà importante con Liam.
E porca puttana, è terrorizzato. Elettrizzato, eccitato, addirittura grato. E assolutamente terrorizzato.
"Sì," annuisce ancor prima di riuscire a ricomporsi. "Sì, assolutamente." Suona come se ci fosse un gabbiano nella sua gola.
Ma Liam non deve averlo notato perché sta annuendo a sua volta, un debole rossore sulle sue guance, e il sorriso catturato tra i denti. "Bene," sorride lentamente, le parole intrappolate tra loro. Il film è debole e molto lontano, la stanza è essenzialmente un abisso. "Sono felice."
"Sì," mormora Theo, annuendo ancora. "Anche io."
E poi Liam arrossisce ancora di più prima di lasciare un timido bacio a stampo sulle labbra di Theo e sistemare nuovamente la testa sulla sua spalla.
E Theo Raeken è terrorizzato da morire.

**

"Sono terrorizzato," dice a Corey mentre beve un altro sorso della sua birra.
È mezzogiorno e il cielo sembra troppo luminoso, il vento troppo forte, quindi si sono ritirati in un pub poco illuminato dall'altra parte della città. Liam sta facendo qualche progetto musicale con alcuni ragazzi del coro. Era un po' riluttante ad andare ("Perché non vuoi venire con noi?" aveva chiesto a Theo, imbronciandosi. "Be', per iniziare, io non canto, Liam." "Ma dovresti! La tua voce è meravigliosa.") ma Theo aveva insistito, promettendogli che avrebbero avuto tutto il tempo del mondo durante il weekend e questo li aveva zittiti entrambi, sul serio. Perché Liam aveva sorriso e si era colorato di un'incantevole sfumatura di vermiglio mentre Theo si era ritrovato a ospitare un calamaro davvero gigante nel suo stomaco. Si era allontanato un po' tremante, sentendo gli occhi di Liam su di lui per tutto il tempo, e anche ora, due ore dopo, si sente ancora come se fosse composto di tentacoli e membra viscide.
In un certo senso è regredito, ed è umiliante e molto stressante. Tutto a causa del sesso, tra tutte le cose.
"Non esserlo," lo rassicura Corey, piegando il suo tovagliolo in un piccolo triangolo. Si è già bevuto tre pinte. Non è uno che beve a sorsi – gli piace trangugiare, i suoi occhi che sfrecciano nei dintorni con leggera paranoia. Sempre in allerta. Eppure mai in allerta. Quello è Corey in sintesi. "È naturale voler fare l'amore con la tua anima gemella."
Theo appoggia il suo bicchiere con un tonfo, causando un po' di sciabordio dai lati. Prova a non lanciargli un'occhiataccia. "Devi sempre parlare come una canzone dei Moody Blues?"
Corey scrolla le spalle, indisturbato. "Le parole sono parole."
Mh. Profondo.
"Be', ad ogni modo," continua Theo, curvando appena le spalle. "Sono... sono comunque terrorizzato."
"Perché?"
"Cosa vuol dire 'perché'? Questo weekend è il... Liam mi ha invitato a... Probabilmente faremo... lo sai..." Sarebbe splendido se la pelle di Theo non fosse al momento rossa. Sarebbe splendido. Ma il suo corpo negli ultimi mesi è stato proprio un piccolo traditore.
Sorridendo, Corey lo guarda da dietro il boccale che sta stringendo tra le sue dita, osservandolo attraverso il vetro appannato e catturando i prismi con i suoi occhi. "Non hai mai avuto problemi a dirlo prima d'ora," riflette.
Theo arrossisce. "Be', questo è perché non l'ho mai fatto con Liam prima d'ora," sibila in difesa e questo fa brillare gli occhi di Corey come perle nere, tutto intenerito e solidale.
"Non essere nervoso," dice dopo un attimo prima di tornare a ispezionare il suo bicchiere con riverenza.
"Perché?" grugnisce Theo, un occhio ancora su Corey. A questo punto, non riesce davvero a seguire i suoi saggi consigli dato che il suo punto di vista esiste da qualche parte lontano dai confini dell'universo. Dice cose come "fare l'amore", per l'amor del cielo.
"Perché," continua Corey, le parole che si riversano dalle sue morbide labbra. Gli occhi sono ancora persi nel boccale. "Lui ti ama. Tu ami lui. È naturale e i vostri corpi diventeranno uno solo, amico. Il sesso è come un altro piano dell'esistenza. È raggiungere un altro livello dentro di te, è vivere davvero nel presente."
Come ha detto – Corey esiste da qualche parte lontano dall'universo.
Theo si limita a fissarlo. "Ho fatto un bel po' di sesso nella mia vita, Corey, grazie," borbotta sarcasticamente. "Eppure non penso di aver ancora raggiunto nessun nuovo piano dell'esistenza finora. Sai com'è."
Ma Corey respinge la frase con un movimento della mano. "Quello non era sesso. Quello era solo... usare qualcuno per masturbarti."
Theo ride, sorpreso.
"Il sesso è più, tipo, un'unione," continua Corey, lo sguardo che vaga lontano. "Di anime." Annuisce a se stesso, apparentemente soddisfatto del suo discorso.
Il che non riesce assolutamente a placare il terrore cieco nello stomaco di Theo.
"Giusto. Grazie, amico," soffia comunque, tamburellando le dita sul tavolo e alzando gli occhi al soffitto in una preghiera silenziosa. Una preghiera a se stesso.
Datti una cazzo di calmata, T.
"Figurati," risponde Corey con saggezza, posando finalmente il bicchiere. Muove le mani per appoggiarle sul tavolo, fissandole, segnalando così la fine della conversazione, di ogni conversazione.
"Già. Be', andiamo, Fratello Carissimo?" domanda Theo, scorrendo già fuori dal tavolo, i nervi che ancora tintinnano dentro di sé. Li ignora, comunque. perché ovviamente non smetteranno, quindi... Quindi 'sti cazzi.
Corey mormora il suo assenso, seguendolo con tre secondi di ritardo, com'è consuetudine.
Escono nella strada calda e soleggiata, il vento che frusta allegramente i loro capelli, Corey che biascica qualcosa su Mason. E Theo finge di ascoltare, prova ad ascoltare, davvero.
Il problema è che è troppo impegnato a essere fottutamente terrorizzato.

**

Toc, toc.
Theo abbassa la mano, le nocche che formicolano. Il suono sembra più forte oggi, sembra in qualche modo brutale nella quiete della giornata.
Deglutisce, spostando il peso da un piede all'altro. La borsa che ha preso in prestito da Donovan sta scavando la sua spalla – è appesantita da un paio di jeans extra, un'altra maglietta, alcuni boxer, del tè. Giusto le solite cose. Se ci sono altri, uh, rifornimenti, allora... be', ha portato anche quelli.
Theo deglutisce, rabbrividendo per una folata di vento.
Sta per bussare di nuovo quando improvvisamente la porta si spalanca. Dall'altro lato c'è un Liam Dunbar dai capelli arruffati e un sorriso enorme sul viso. Il suo cardigan è verde pisello e sgualcito, poggiato sulle sue spalle larghe e appare peloso e di lana e bellissimo e Theo lo fissa, fissa il dannato cardigan invece del viso di Liam, perché è improvvisamente colpito da un'ondata di timidezza.
Sembra tutto così... grande. Un sacco.
"Sei qui!" trilla Liam, il sorriso a riempirgli le guance, ed è rosso e luminoso ed eccitato. È giovane, è bellissimo.
Ci siamo. Questo è il loro weekend. Ci siamo. Tutto ciò... tutto ciò che ha costruito... questo è ciò in cui culmina. Innamorarsi e...
E Brett voleva che Theo andasse a letto con Liam. Questo era uno dei suoi obiettivi. Era parte dell'accordo.
Il pensiero è brusco e spaventoso.
È così inaspettato che coglie Theo di sorpresa, colpendo i suoi polmoni. Merda.
Brett. L'accordo. Liam. Brett...
Ma Liam sta ancora inconsapevolmente sorridendo e improvvisamente tutto sembra meno amaro.
Deglutendo, Theo raduna tutta la forza che ha per sorridere. "Sono qui," ripete a pappagallo, stringendo la cinghia della sua borsa, e Liam ride, senza un motivo particolare, mentre continua a fissarlo.
Passano un paio di secondi, il sole che risplende. E poi Liam si riprende di scatto, sbattendo le palpebre più volte mentre indietreggia appena.
"Scusa," biascica, arrossendo, facendo cenno a Theo di entrare. "Ho solo un po', uhm. La testa da un'altra parte, credo?" Ride non appena Theo attraversa la soglia, chiudendo la porta dietro di sé.
"Allora," dice Theo, una volta all'interno, dove c'è silenzio. Molto silenzio. Appoggia la borsa per terra con un tonfo, togliendosi le scarpe. Sorride a Liam e ignora lo strisciare della sua coscienza. "Che facciamo?"
Liam sorride immediatamente. "Be'. Hai fame?"
Theo sbuffa. "Io ho sempre fame, cucciolo."
"Oh, bene!" Liam batte le mani (batte veramente le mani) prima di trovare le mani di Theo, trascinandolo immediatamente verso la cucina. I loro piedi scivolano sul pavimento e i loro sorrisi crescono ad ogni passo, le dita intrecciate insieme. "Perché ho preparato la cena. Come si deve," aggiunge, fiero, facendo ridere Theo. "E ci sono le candele e tutto il resto."
"Candele?" domanda Theo, il cuore che si stringe. "Che cosa potrei mai aver fatto per meritare delle candele?"
A quel punto si fermano, Liam che si arresta di colpo, facendo saltare Theo. Senza una parola, lo attira a sé, avvolgendogli le lunghe braccia attorno al collo in un modo che sente più familiare contro la sua pelle rispetto a un qualsiasi indumento. Profuma di cucina – profuma di spezie e burro e calore. Sorride dolcemente a Theo, sfiorando il suo naso col proprio, un gesto che Theo desidera non aver trovato così adorabile.
"Tu sei tu," biascica Liam, premendo rapidi baci sulla bocca di Theo. "E per questo ti meriti un intero mondo di candele." Theo si sente sorridere, il petto caldo. "Ma. Ahimè. Purtroppo ne ho solo due e una cena per iniziare. Quindi spero che ti piaccia."
"Ovvio che mi piacerà," bisbiglia Theo immediatamente, le mani premute sulla schiena di Liam, ed è perso, non è vero? È perso, perso, perso. "Potresti infilare la tua scarpa in una friggitrice e mangerei con piacere fino all'ultimo pezzo, lo mangerei ogni giorno per sempre. Questo è il prezzo che pago per essere debole con te. Goditi il potere, ragazzino."
Liam sorride a trentadue denti, ridendo sotto i baffi. "Non debole," afferma. "Forte."
Ovvio che l'avrebbe detto. Theo può solo sorridere.
"Ora vieni," continua Liam, trascinandoselo dietro. "È ora di cena." Sorride sghembo, i suoi ricci che tremano con i suoi movimenti, e le sue dita si aggrappano a quelle di Theo con calore e ferma intensità.
E, improvvisamente, Theo non è più così terrorizzato.

**

È stata una cena eccezionale. Il che non sorprende – Theo non ha mai avuto dubbi al riguardo.
Ma ora è fin troppo pieno e sazio e caldo, le gambe sollevate mentre si distende sul divano; Liam è sdraiato sul pavimento accanto a lui, gli occhi chiusi con un sorriso ad aleggiare sul volto. Le luci sono soffuse, le ombre sono calde, e il silenzio riecheggia piacevolmente, inframezzato dal crepitio del fuoco nel caminetto.
"Mi sento grasso," grugnisce Theo, osservando Liam.
Le labbra di Liam si piegano ancora di più. "Bene," mormora lentamente, il corpo pesante e assonnato. "Voglio farti ingrassare. Renderti un bellissimo marito grassottello."
Oh Gesù.
Malgrado il torpore del suo corpo, Theo scoppia a ridere. "Bene, allora. Almeno finalmente stai rivelando le tue vere intenzioni," lo prende in giro, cercando svogliatamente di colpirlo da dove si è accovacciato. "Cosa stai cercando di fare... farcire il maiale prima di cucinarlo? Hai dei piani, Mr. Dunbar?" Sogghignando, si volta sul fianco per fronteggiarlo.
Liam apre un occhio. "Ce li ho, ce li ho," borbotta, sorridendo ancora di più. "Tutti i piani con te."
"Mh." Theo chiude gli occhi, lasciandosi cullare dal momento di quiete, respirando soddisfatto e tranquillo, il corpo completamente rilassato. "Bene. Organizzeremo dei bei piani."
"Sì..."
C'è una breve pausa prima che Liam apra nuovamente un occhio.
"Potremmo, uhm... Sai, potremmo organizzare dei piani adesso..." suggerisce.
"Certo," mormora Theo, gli occhi di nuovo chiusi. "Perché no?"
Crede di sentire Liam deglutire prima che continui. "Okay. Be', magari... Magari la prima cosa che dovremmo programmare è, tipo... Far visita a qualcuno. Sai... Insieme? O da solo, se vuoi."
Eh?
Inarcando le sopracciglia, Theo sorride, incapace per il momento di aprire gli occhi. "Far visita a chi? E perché dovrei voler andare da solo? Non mi piacciono le persone, Liam, ho bisogno di te per intrattenerle."
Passa un secondo di silenzio.
"Be', tipo. Magari potremmo far visita... alla tua famiglia."
Gli occhi di Theo si spalancano all'istante.
"È che, tipo, pensaci, okay?" si affretta a dire Liam, tirandosi a sedere e sollevando le mani per tranquillizzarlo, il suo viso scolpito con cauta apprensione. "Prova solo a considerarlo. Perché lo so che ti preoccupa ed è, tipo, una di quelle cose nella tua stanza metaforica, ricordi? Quella che è tutta buia e piena di tutte le opportunità che non riesci a vedere? In effetti, penso che potrebbe essere l'interruttore, Theo. Penso che sia quel di cui hai bisogno per voltare pagina e–"
"Liam," lo interrompe con decisione, ma Liam continua a parlare.
"Lo so che ti fa paura e lo so che non capisco ma so anche che devi almeno provarci, Theo, perché non ti perdonerai mai se–"
"Liam," ripete con più fermezza e, fortunatamente, questo chiude la bocca di Liam. Sospira, sedendosi a sua volta. "Senti, ho capito cosa stai dicendo, okay? E lo apprezzo. Ma non ho intenzione di discutere di questa cosa con te."
"Oh." L'espressione di Liam si sgretola.
"Non... non perché sei tu, o qualcosa di simile. È solo che... è solo che non voglio parlarne. Non questo weekend. Okay? Non voglio..." Sospira di nuovo. "È solo che è davvero complicato e non voglio parlarne."
Alle parole segue un silenzio pesante, abbastanza per Theo per sentire un senso di colpa fastidioso nel suo stomaco. Ma, il fatto è che non ha intenzione di discuterne. Non ne ha assolutamente intenzione.
Tuttavia, lancia un'occhiata a Liam. Il ragazzo è triste, i suoi occhi sono rivolti verso il basso sulla moquette, le mani flosce sul suo grembo. Le sue gambe sono allungate di fronte a lui e sembra il ritratto di un bimbo sconsolato. Theo vuole arrampicarsi sulle sue ginocchia.
Quindi lo fa.
"Ehiii," strascica, in una pessima imitazione della voce di Liam mentre cade goffamente di peso sul pavimento e comincia a gattonare. Straordinariamente, il gesto fa fremere le labbra di Liam e permette a Theo di sistemarsi sopra di lui, facendosi piccolo e carino così da accomodarsi meglio. Solitamente a Theo non piace essere piccolo. Ma non gli importa con Liam. "Non sto cercando di fare lo stronzo. Scusa se sono uno stronzo. Ma mi piaci veramente tanto. Quindi ti chiedo scusa. Apprezzo che ti preoccupi abbastanza per me da pensare a queste cose, figurarsi parlarmene. Scusami."
Ma Liam sta già scuotendo la testa, le mani sistemate sui fianchi di Theo. "No, scusami tu," biascica, chinando la testa. "Devo smetterla di impicciarmi."
"Non ti stai impicciando," puntualizza Theo. "Per niente."
Liam scrolla le spalle. "Qualsiasi cosa io stia facendo, allora. Scusami. Devo rispettare il fatto che tu abbia dei limiti e... cose così." Si acciglia. "A volte mi faccio coinvolgere troppo. A volte esagero."
"No, no, no," lo zittisce Theo, avvolgendo le braccia attorno al collo di Liam così intensamente da schiacciarlo contro il suo petto. Liam soffia un sorpreso "oof!" ma Theo lo ignora, trattenendo una risata mentre lo blocca nel suo abbraccio, facendoli dondolare per quanto riesce in questa posizione. "Mi piaci esattamente come sei. Non sei per niente esagerato, sciocchino. Sciocco cucciolino."
"Io sono il tuo cucciolo e tu sei il mio topolino," dice la voce ovattata di Liam da qualche parte lì sotto.
Theo alza gli occhi al cielo. "Mi piaci, ma. Fottiti."
Liam ridacchia sotto i baffi.
Rimangono così per un po', attorcigliati e in silenzio, le pance ancora piene, prima che Liam alla fine si scosti appena, gli occhi assonnati che incontrano quelli di Theo.
"Ti amo, Theo," dice sottovoce, dal nulla, le parole che suonano graffiate.
E una parte di Theo vuole rispondere...
Quasi quanto non vuole. È solo che...
È solo che non gli piace davvero quella frase, okay? E non solo perché è apparentemente impossibile da dire (sarà mai pronto? Probabilmente no, decisamente non ancora), ma nella sua vita, per le poche persone che ha amato (Corey, sua madre, le sue sorelle...) non ha mai usato quelle parole prima. Non le ha mai sentite usare nei suoi confronti prima. Quelle parole non significano niente e Theo...
Perché dovrebbe dire qualcosa che non ha assolutamente nessun cazzo di valore per lui? Sì, ama Liam. Ma perché deve dirlo, se può provarlo? Sono solo parole, dopotutto.
Quindi Theo si limita a sorridere prima di baciarlo, tutto latente e dolce e totalmente non-nel-suo-stile.
Allora Liam lo approfondisce, lo approfondisce sempre.
E Theo è ancora sulle sue gambe, sapete. È ancora lì, che scivola per sistemare le sue ginocchia su entrambi i lati dei fianchi di Liam mentre regola il suo peso in maniera differente, sentendo concentrarsi ogni cosa mentre la bocca di Liam si aggancia alla sua, le mani che vagano, vagano, vagano. È tutto molto abituale – qualcosa che hanno già fatto prima.
Ma è il modo in cui Liam respira che lo tradisce. È il leggero tremore delle sue mani, l'insistenza dei suoi movimenti...
Ogni gesto è significativo. Ogni gesto ha uno scopo preciso.
Liam lo vuole. Anche Theo vuole Liam.
E dovrebbe essere così semplice.
Ma. Ma è in quell'esatto cazzo di momento che Theo improvvisamente sente la voce di Brett rimbombare nel suo cervello, un'eco acquosa.
"Il suo nome è Liam Dunbar."
Lo sente come una scossa dentro di sé, gli fa frenare i suoi movimenti. Liam lo nota, inarcando appena un sopracciglio prima di rituffarsi nel bacio. Le sue mani scendono sui jeans di Theo, incendiate e intenzionali. Ha un profumo meraviglioso, familiare, bellissimo... Theo lo ama, ama il modo in cui sente la sua bocca morbida e aperta e... il modo in cui riesce a sentire il sapore di Liam.
Quindi chiude gli occhi, desiderando che il suo corpo dimentichi. Che si concentri sul presente. Su Liam. Il suo Liam.
Ma le parole striscianti continuano ad arrivare, rimbombare, scorrere nella sua testa, verso la sua nuca; la sua coscienza e il suo senso di colpa stanno ruggendo, creando piccoli squarci sulle sue labbra e nel suo cuore...
"Non sta frequentando nessuno – a proposito, è vergine..."
Lo stomaco di Theo si contrae, le parole di Brett forti. Liam lo stringe più forte.
E poi. Poi Theo sente la sua stessa voce, l'increspatura delle sue stesse parole. Brevi, irritabili, arroganti. Vuote.
"Non ci credo. È vergine? Quanti anni ha? Diciassette?"
"Qualcosa del genere, sì. È un bravo ragazzo, il nostro Liam Dunbar."
Cazzo. Cazzo.
Trasalendo, Theo si tira indietro, coprendosi il viso con le mani.
"Theo?" domanda Liam, sorpreso. "T, cosa c'è che non va?"
Ha detto lui stesso quelle cose. L'ha fatto, ha parlato di Liam in quel modo. Ha detto quelle cose e ha riso di lui e...
E Brett. Continua a chiamare Brett. Parla con lui ogni settimana e gira attorno alla fottuta questione e sta per andare a letto con Liam, sta per prendere la sua fottuta verginità, porca puttana, e continua a parlare con Brett.
Tutto questo è ancora parte del gioco. Anche se non lo è, lo è, cazzo.
Gesù Cristo, ha la nausea.
"Theo?" insiste Liam con ansia e le sue mani sono dappertutto, cercando di staccare quelle di Theo dal suo viso. "Theo?" suona quasi terrorizzato, nel silenzio.
Theo vuole vomitare. O forse piangere. Fare qualcosa.
"No," si sente dire, molto, molto piano. Delle macchie lampeggiano dietro le sue palpebre quanto più forte spinge le sue mani contro di esse.
"Che succede?" domanda Liam, avvicinandosi appena per sentire. "Cosa c'è che non va?"
"Io non ti merito," biascica Theo sui suoi palmi; parte di lui spera che Liam non lo senta. Non vuole discutere su questo, non vuole attirare l'attenzione su quella che è solo una semplice affermazione. Un dato di fatto. I suoi occhi si stringono più forte mentre il suo stomaco ruggisce le sue proteste. "Mi dispiace. Mi dispiace così tanto."
"Theo," continua Liam, gentile e lento nel rimuovere con delicatezza le mani di Theo. Lo fissa, spostando i capelli di Theo dalla fronte con dita attente, un sorriso paziente ma preoccupato sul suo viso.
Theo può solo guardarlo, il cuore che batte all'impazzata, tutto che sembra pesante e freddo. Lo ama davvero, profondamente, ecco il punto.
Ma non può farlo. Non così. Non quando c'è un Brett che aspetta ancora una chiamata.
Eppure Theo non riesce a muoversi. Non quando Liam sta facendo scorrere delicatamente le dita sulle linee tese del suo viso, rallentando il suo respiro, distendendo i suoi muscoli. Non riesce a muoversi.
"Theo," sussurra di nuovo, il nome totalmente intriso di adorazione. "Ti amo. Da morire." Le dita tracciano il suo zigomo. Theo respira, dentro e fuori. "E voglio farlo. Voglio te. Lo voglio davvero, davvero tanto. Ti amo e voglio... voglio ogni cosa con te."
Le parole sono tutto ciò che vuole sentire, tutto ciò che sente a sua volta. ma in qualche modo sono ancora taglienti e Theo sa il perché.
Sa cosa deve fare. Sa come risolvere il problema, anche se risulta solo caos e panico.
Lentamente, Liam afferra una delle sue mani, posandola delicatamente sul suo cuore. Theo può sentire il battito sotto il suo palmo, può sentire il calore del suo petto attraverso la sua maglietta.
"Hai già questo," continua Liam a bassa voce, con entusiasmo. I suoi occhi sono spalancati e luminosi, così luminosi, proprio come quando Theo l'ha incontrato quel primo giorno in biblioteca. "Anche tutto il resto è tuo. Voglio che tu ce l'abbia. Ti amo e voglio–"
"Non posso."
Le parole gli scappano di bocca prima che Theo possa anche solo realizzare che si siano formate nella sua testa. Sbatte le palpebre, sorpreso da se stesso, ma realizzando che non può rimangiarsele.
Liam si immobilizza. Le sopracciglia sono completamente corrucciate. "Eh?"
"Io..." Theo si interrompe, fissando Liam con un battito che è, ancora una volta, alle stelle.
Non può più scappare dai suoi cazzo di problemi. Non può continuare a comportarsi così.
Deve sistemare le cose se ha intenzione di fare questo passo. Deve fare le cose nel modo giusto, deve smetterla di prendere per il culo Liam.
Deve sistemare le cose. Sa come farlo.
"Devo andare," farfuglia, sbattendo le palpebre più veloce di quanto respiri, e incespica mentre si alza in piedi.
"Eh? Theo, dove stai..." lo chiama Liam, il viso pallido mentre cerca di alzarsi.
E, merda. Non vuole che Liam pensi che... Cristo. Sta rovinando tutto, vero?
Theo si blocca, girando sul posto per osservare Liam che appare piccolo e terribilmente fragile, le braccia avvolte attorno al petto. Cercando di tenere insieme tutti i suoi pezzi. I suoi occhi cercano quelli di Theo, quasi imploranti, ma non tenta di avvicinarsi, non tenta di colmare le distanze o raggiungerlo. Appare piccolo e tradito e imbarazzato e...
No. Theo non può andarsene così.
È un groviglio confuso quando si muove verso di lui, stringendo le sue guance e premendo ferocemente la bocca sulla sua. E Liam si lascia baciare, allungando una mano incerta per sistemarla sul braccio di Theo, gentile e speranzosa.
Ma Theo si tira indietro prima che questo possa condurre da qualche parte.
"Tornerò. Tornerò presto," promette con fermezza, senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi di Liam. "Ti prometto che tornerò presto. Devo solo... devo andare adesso, devo... Tornerò. Te lo prometto, Liam."
"Ma dove stai andando?" domanda Liam, la voce rotta, e Theo sente qualcosa vacillare dentro di sé.
"Tornerò," è tutto quel che risponde, suonando disperato e folle mentre indietreggia verso la porta, gli occhi ancora su Liam. "Ti prego... Devo solo... Tornerò, Liam. Mi dispiace tanto, ma tornerò e... andrà meglio."
"Cosa andrà meglio? Theo, di cosa stai parlando?"
"Ti prego, non chiudere la porta," è tutto quel che dice prima di chiudersela alle spalle.
E quando i suoi piedi colpiscono l'asfalto mentre corre nella notte, i passi risuonano attraverso l'aria come crepe, spaccandosi dritte nel suo cuore.

**

Le porte dell'ascensore si aprono con un ding. Il suono è terribilmente pesante nel silenzio della notte e coglie di sorpresa Theo, facendolo sobbalzare, prima che assimili le stanze buie e vuote di fronte a sé.
Le sue scarpe strisciano sul pavimento mentre compie un passo all'interno. Le ombre sui muri sono immobili, l'arredamento è freddo e rigido. È così silenzioso da essere fragoroso.
Continua a camminare, gli occhi saldamente di fronte a sé. Il suo battito è di nuovo aumentato – se mai si è placato, insomma.
Ce la può fare, okay? Ce la può fare. Deve farlo. Non può passare un giorno di più con Liam mentre questa cazzata è in corso.
Ha intenzione di finirla. E ha intenzione di finirla in questo cazzo di istante.
La luce che passa attraverso lo spiraglio della porta di Brett guida il resto del tragitto di Theo. Sente i palmi appiccicosi e sudati, gli occhi asciutti da far schifo, ma ignora tutto questo mentre bussa, il suo respiro incastrato nel profondo del suo petto.
Calmati, T. Calmati.
Non aspetta la risposta di Brett prima di aprire la porta.
Com'era prevedibile, Brett è lì, disteso sul suo letto, stringendo il telefono con una mano mentre fissa il soffitto con aria assente. La stanza odora di erba e sigarette e calzini con una sfumatura di patatine alla cipolla. Si soffoca.
Sobbalza quando vede Theo, mettendosi immediatamente a sedere.
"T?"
Theo rimane lì in piedi, in silenzio, respirando. È fin troppo consapevole dei suoi muscoli mentre Brett lo fissa, gli occhi che scattano sul suo petto.
"Hai una giacca nuova," osserva, quieto.
Theo annuisce, la testa piena d'aria. "Me l'ha regalata Liam."
La risposta fa contrarre le labbra di Brett, qualcosa di cupo ad avvolgere i suoi lineamenti. Passa un altro momento di silenzio prima che parli di nuovo. "Che ci fai qui–"
"Ho chiuso."
Brett lo fissa. Lentamente, scivola fuori dal letto. "Hai chiuso?" domanda con cautela ma è chiaramente confuso, perplesso addirittura. Le sue larghe sopracciglia si uniscono lentamente, i suoi movimenti prudenti.
Theo annuisce solo una volta, senza battere ciglio o distogliere lo sguardo dall'uomo che una volta desiderava così tanto. Ora, non prova niente. Disgusto, al massimo. Rancore. Forse pietà. "Ho chiuso," ripete, lento. "Con i tuoi giochi del cazzo. Ho chiuso. Quella cosa con Liam? È fuori discussione, Brett. Lo è da molto tempo. Dall'inizio, in realtà. Ho chiuso."
Le parole sono melodiche, costanti. Viaggiano attraverso la stanza come un ronzio e ogni cazzo di respiro dona libertà al petto di Theo, ai suoi polmoni, alla sua fottuta coscienza, e persino le sue articolazioni sembrano un po' meno rigide.
Ce la può fare, lo sta facendo.
Andrà tutto bene.
Allora respira, dentro e fuori mentre gli occhi di Brett si scuriscono, immobili nei movimenti ma calanti nel colore. Il suo viso sembra fatto di pietra in questo momento; Theo si chiede se gli tirerà un pugno, se gli romperà qualcosa. Se lo farà in mille pezzi per poi lasciarlo sul pavimento.
Alla fine però, Brett parla.
"Pensavo... pensavo di averti dato qualche incentivo," dice piano, le parole polverose, che lasciano cenere nell'aria tra loro. "Avresti avuto me, Theo..."
"Ormai non ti voglio più," dice Theo, lento, agitato, triste. Senza fiato. "Voglio solo lui."
Brett sembra fisicamente malato. "Dunbar?"
"Sì," annuisce Theo, chiudendo gli occhi al nome. "Dunbar. Liam Dunbar. Il mio Liam Dunbar."
"Il tuo Liam Dunbar?" Brett solleva un sopracciglio, incredulo, il dolore sul suo volto che muta rapidamente in un ghigno. "Tuo? Cazzo, Theo, ma sei serio?"
Ma Theo ignora gli spilli nel suo respiro, focalizzandosi invece sulle parole e continua, imperterrito. "Ho chiuso, Brett. Non sono più il tuo cagnolino. Ne ho abbastanza di tutto questo, cazzo. Ne ho abbastanza di te."
"Di me?!" ruggisce Brett all'improvviso, scettico, il viso che riguadagna il suo colore. È rosso e infuriato, qualcosa di rabbioso e terribile che colpisce la sua espressione.
Theo non fa una piega, il suo corpo inflessibile nel mantenere la sua posizione. Annuisce bruscamente, gli occhi che penetrano negli occhi.
Allora Brett si fionda in avanti, perdendo il controllo nell'avvicinarsi, i pugni stretti ai suoi fianchi. "Tu eri d'accordo, Theo!" urla, la voce frantumata in ogni sillaba. "Tu eri parte di tutta questa cazzo di storia tanto quanto me! Siamo uguali, Theo Raeken, uguali. Pensi di essere migliore di me? Solo perché ti sei scopato un cazzo di ragazzino dal bel visetto..."
"Chiudi quella cazzo di bocca," ringhia Theo, i muscoli che si irrigidiscono.
Brett lo ignora completamente. "Pensi di essere cambiato? Pensi di valere finalmente qualcosa? Be', ti sbagli di grosso. Sei come me, proprio come me. Sarai sempre come me. Siamo uguali, Theo. Siamo sbagliati e non abbiamo nient'altro in questo mondo di merda che noi stessi e tu non chiuderai mai definitivamente con me..."
A quello, Theo ride, esageratamente e istericamente e più feroce che può. Perché queste sono stronzate, queste sono... queste sono... no. Non lo farà di nuovo, non si farà influenzare da Brett. Ha chiuso con tutto questo. Per sempre.
"Ho scelto lui," dice con calma, articolando ogni lettera mentre scuote la testa divertito, osservando dilatarsi le pupille di Brett, i suoi pugni che tremano. Sta cercando con tutte le sue forze di rimanere aggressivo, dominante, tirannico. Ma Theo conosce Brett – riesce a vedere quando comincia a incrinarsi. "Pensa quello che ti pare, amico. Ma ho scelto lui. E ho chiuso."
Con quello, Theo comincia a indietreggiare ed è come se stesse spezzando i cavi con ogni movimento, ogni singolo groviglio nelle sue cellule improvvisamente sbrogliato.
È come aria, come ossigeno, come libertà.
È così patetico quando ci pensa – ecco, ha sempre sostenuto di essere così vivo, così diverso da tutti gli altri. Libero dal peso della società e dalle sue pretese e disposizioni. Si è sempre vantato della sua autoproclamata libertà e ha indossato il suo egoismo come una medaglia eppure, tutto questo cazzo di tempo, non è stato altro che un prigioniero. Di se stesso, di Brett Talbott, del mondo che lui ha sempre lasciato vincere lasciandogli deformare ogni parte di se stesso.
Ha lasciato che il mondo forgiasse armi che Theo ha usato contro se stesso.
E ora? Ora è finita.
Ora sa cosa sia la libertà. Cosa sia davvero.
È proprio quando sta raggiungendo la porta che Brett grida, incauto e in preda al panico come un animale in trappola nei suoi ultimi istanti di vita. Fottutamente debole.
"Glielo dirò," grida, le parole che tremano contro le finestre. "Gli dirò ogni cosa – lo sai che lo farò. Lo tormenterò, tormenterò te, farò... farò tutto quel cazzo che posso e quando saprà la verità, ti lascerà, Theo. E allora rimarrai solo..."
Qualcosa di strano, affilato e intenso riempie improvvisamente il petto di Theo quando si volta, le parole che si riversano dalla sua bocca prima che possa anche solo registrarle. "Gliel'ho già detto."
La bocca di Brett si chiude immediatamente.
Il cuore di Theo batte forte, forte, forte, ma il suo viso non lo tradisce mai nonostante il ronzio dei suoi pensieri, il panico della sua bugia. "Ne abbiamo parlato, Brett. Ecco perché sono qui. Sa tutto. Sa tutto di te, di noi. E sa che non lo lascerò mai. Buttaci addosso tutto quel cazzo che vuoi – non mi interessa. Vincerò io. Vinco sempre io. Sono l'unica persona a non aver paura di te, Brett Talbott. Non hai munizioni. È finita."
"Non ti credo," gracchia Brett, l'intero corpo che si sgonfia. Sembra così piccolo. Theo aveva sempre pensato che sembrasse enorme, ricco, potente. Sexy. Aveva sempre pensato che fosse forgiato in acciaio e platino.
Brett era importante. Il pensiero diffonde qualcosa di sgradevole e affilato dentro di lui. Forse è senso di colpa o sentimentalismo. O disgusto.
Ma, qualsiasi cosa sia, è abbastanza da far deglutire Theo mentre fissa l'ombra del ragazzo di fronte a sé, indugiando sulla porta.
"Mi dispiace, Brett," si trova a gracchiare inaspettatamente, e le parole suonano tristi quando strisciano sulla lingua di Theo e fuori dalla sua bocca. "Ma è finita."
Brett lo fissa, le mani ora mosce e pallide. Il suo orologio è largo, brillante, sembra che lo stia trascinando a terra. I suoi occhi sono stanchi e annebbiati, le ombre profonde. I suoi capelli sono spettinati. I vestiti non sono più immacolati, solo sgualciti e troppo larghi. Le sue labbra sono socchiuse sulle parole che non riesce ad esprimere mentre lo fissa, sta in piedi e lo fissa.
Passa un momento di pesante silenzio, la mano di Theo ancora ferma sulla maniglia. Brett lo sta ancora fissando.
"Addio," dice Theo alla fine, deciso e a denti stretti, un mix di rabbia e tristezza, di senso di colpa, di indignazione e sollievo, mentre gira sui tacchi ed esce.
Brett non lo segue, non lo chiama. Lascia semplicemente che Theo se ne vada, lascia che strisci ogni passo verso l'ascensore, passando oltre la stanza silenziosa di Corey e il soggiorno vuoto e in ombra, oltre il balcone che si affaccia sulla città, oltre il corridoio che conduce alla camera di Martha e Ray, più lontani che possono dai loro figli.
Theo cammina fino a che non raggiunge l'ascensore, premendo il pulsante freddo e immacolato.
E se ne va, lasciandosi Brett alle spalle, il suo battito finalmente sereno.

**

È sollievo accecante e irrefrenabile quello che riempie Theo quando scopre che la porta di casa degli Dunbar è effettivamente aperta.
È aperta. Liam non l'ha chiuso fuori, è aperta.
Grazie a Dio.
Theo espira profondamente.
La casa è silenziosa quando entra, appena illuminata dagli sporadici lampioni e dalle braci nel camino. Non vede Liam da nessun parte, però. E il pensiero strattona Theo ma è così sollevato, libero, felice in questo momento per fregargliene qualcosa.
Perché ora ha Liam. Per sempre. Non c'è più niente a trattenerlo e ora può amarlo incondizionatamente, prendersi cura di lui, stare con lui.
Non sa perché non ci abbia mai pensato prima – mentire a Brett, dirgli che Liam sapesse. È geniale, cazzo. E dato il talento di Theo nel mentire (o, il passato talento, semmai) è sorprendente, quasi scandaloso, che non gli sia mai passato per la mente prima d'ora.
Oh be'. Non importa.
Tutto quel che conta adesso sono Theo e Liam. E basta.
Incapace di tenere a bada il sorriso, Theo sale le scale, ogni passo saltellante e leggero, significativo. Ogni cosa sembra al posto giusto adesso.
Liam è suo. Theo sorride, raggiante.
Trova il ragazzo in questione nella sua stanza, avvolto nel suo piumone a fissare fuori dalla finestra, una piega triste sulla sua bocca, le dita intrecciate sul suo stomaco. Si volta quando sente Theo; è triste, gli occhi vigili, i capelli spettinati e crespi. Sono arricciati in strane direzioni e scendono in maniera irregolare e i suoi occhi sembrano disegnati e c'è un brufolo vicino alle sue labbra.
Ed è perfetto e Theo vuole venerarlo.
Vuole prenderlo tra le sue mani, nella sua bocca, nella sua anima, e vuole divorarlo e lasciarsi divorare a sua volta perché è innamorato di Liam e non è mai stato innamorato prima e ora che lo è, si appartengono.
Il pensiero rende respirare molto più semplice.
"Liam," quasi sospira, fermandosi e limitandosi a fissarlo.
"T," mormora Liam in risposta, ma è cauta, quasi una domanda. "Va tutto bene?"
Theo si concede di sorridere. "Sì," annuisce in modo esaltato, precipitandosi immediatamente in avanti mentre si inginocchia sul letto di Liam, avvolgendo le braccia attorno al ragazzo più forte che può. "Sì," respira tra i suoi capelli. "Va tutto bene. Benissimo, addirittura. Andrà tutto bene."
Riesce a sentire la confusione nelle braccia di Liam mentre gli respira addosso, sentendo le sue mani poggiarsi con esitazione sulle proprie.
"Cos'è successo?" domanda, sottovoce.
Theo scuote la testa. Non c'è bisogno che Liam lo sappia. Non più. Lo ferirebbe e basta, giusto? Giusto. Quindi. Non c'è bisogno che lo sappia. Theo non vuole ferirlo e ormai non ha più importanza.
Solo un'altra minuscola bugia. Una piccola bugia innocente per l'ultima volta.
"Avevo solo bisogno di riflettere un po'," dice lentamente, chiudendo gli occhi. "È solo, uh, è solo che mi sentivo così in colpa a stare con te. Perché non ti merito. Quindi avevo solo bisogno di... schiarirmi un po' le idee. Prendere un po' d'aria e pensarci su. E, Liam?"
Liam si tira indietro, sbattendo le palpebre mentre incrocia lo sguardo di Theo. Deglutisce, gli occhi che guizzano sul suo viso, la sua presa ferrea.
"Liam, io voglio solo te. Voglio che tra noi funzioni. Non mi sento più in colpa ormai, okay? Sono... sono completamente, tipo, preparato per questo adesso, okay? Nel senso, non sono bravo, tipo, con i sentimenti e cazzi vari" – Liam ride, il viso che si scalda e si apre nel più meraviglioso e delizioso sollievo – "ma sarò la versione migliore di me stesso che posso. Ed è perché tu mi fai desiderare di esserlo. E lo voglio. Voglio te. E possiamo averlo, okay? Possiamo averlo e me ne assicurerò io stesso. Non ti farò mai soffrire, Liam." Le parole sono veloci e appassionate, sgorgando dalla bocca di Theo mentre stringe intensamente le sue mani, ma dice sul serio, okay?
Ha bisogno che Liam capisca.
"Va bene," Liam sorride, annuendo mentre attira Theo più vicino, sempre più vicino. "Va bene," sussurra contro le sue labbra, ed è come se l'ossigeno venga riversato direttamente nei polmoni di Theo quando Liam lo bacia.
Il mondo è buio ed è notte e il calore dei loro respiri inumidisce le loro labbra e le loro guance, e il letto cigola quando ci si sdraiano sopra, cigola quando le loro ginocchia sbattono e premono sul materasso, le mani che scivolano, vagano, scorrono sulla pelle.
"Ti amo," soffia Liam nell'orecchio di Theo.
Theo annuisce, può solo annuire perché la sua gola è piena fino all'orlo di qualsiasi cosa, di Liam, mentre sfiora con il naso le delicate curve delle sue clavicole, venerando Liam nel modo che finalmente gli è permesso. Perdendosi. Perdendosi nelle mani di Liam e nella sua pelle e nelle scosse del suo petto e nei sospiri che crepitano dalla sua gola mentre il mondo si confonde lungo i margini e mette a fuoco solo i confini di Liam.
Theo pensa che potrebbe perdersi per sempre.
Ed è l'unica cosa che vuole.


CONTINUA

Tutti pazzi per la Thiam 💕 (parte 4)Where stories live. Discover now