Non è bello ciò che è bello, ma ciò che piace!

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Fabrizio sostava davanti al cancello della scuola elementare aspettando il momento di vedere Futura sulla porta dell'uscita e non appena la vide il cuore gli si riempì di gioia. Erano mesi che non la vedeva, seppur l'aveva sentita per telefono ogni giorno, gli sembrò subito diversa da come l'aveva lasciata. 

"Vieni amore bello del papà", quasi le urlò allargando le braccia e accovacciandosi leggermente per risultare alla sua altezza. 

Neanche a dirlo, la piccola Futura gli andò incontro correndo e urlando:

"Papà, papà!". 

L'abbraccio tra i due destò la curiosità dei genitori e nonni che aspettavano fuori dal cancello, la maggior parte di loro non riusciva a conciliare l'immagine del rapper omofobo e sessista, tanto decantato dai giovani e dai giornali, con quell'uomo che stringeva con tanto amore sua figlia. 

"Papà dove sei stato? Che hai fatto? Quando sei tornato? Dove mi porti?". La piccola lo riempì di domande non appena mollò lo zainetto al padre. 

"Amore una domanda per volta che sennò i neuroni mi fanno tilt, comunque adesso andiamo al parco a divertirci, però poi papà ti deve parlare di una cosa". 

intanto a mente ripassava tutto il discorso che da giorni si era preparato e che riteneva all'altezza di Futura affinché lei lo comprendesse, ma durante il tragitto, poco fuori dall'entrata del parco, la piccola Futura lo spiazzò con una domanda micidiale:

"Papà,  che vuol dire gay?". 

 A Fabrizio gli si fermò la circolazione sanguigna e guardando sua figlia riuscì per miracolo a dirle:

"Dove hai sentito quella parola?". 

"E' una di quelle parole brutte, da maleducati, che non si dice?", domandò quasi temendo di aver detto una parolaccia. 

"No tesoro, è solo che...". La voce della piccola lo bloccò.

"L'ho letta su un giornale mentre aspettavo il pulmino vicino all'edicola di casa, in copertina c'eri tu e il signore che era venuto a casa con zio Francesco e nel titolo c'era scritto quella parola, ma non so che vuol dire". Domandò entrando nel parco quasi correndo. 

"Tesoro piano che se cadi ti fai male e poi mi tocca ammazzare mamma". La guardò mentre si fermò vicino a una panchina. Aumentò il passo per raggiungerla. 

"Allora, non vai a giocare?". Le domandò mettendosi seduto sulla panchina. 

"Mi dici che vuol dire quella parola papà?", si intrufolò tra le gambe del padre cercando di intenerirlo. 

"Sei più alta o sbaglio? Che ha fatto tua madre in questi ultimi mesi, ti ha innaffiato?", le domandò spettinandole i capelli e facendola ridere. 

"Papà, ma tu sei un grattacielo", le rispose ridendo. 

"Giusto amore mio, tu sei tutta papà".

"Veramente la maestra dice che assomiglio a mamma". 

"Dì alla maestra che ha bisogno dell'oculista, tu sei tutta mia". L'abbracciò forte a sé.

"Sì, papà, però ancora non mi hai detto che vuol dire gay". 

Forse, ripensandoci, qualcosina da tua madre l'hai ripresa: la testa dura come il marmo!

"Allora, si dice che non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace, sai che vuol dire tesoro?". Domandò a sua figlia prendendola in braccio sulle gambe. 

"No", rispose con gli occhi gonfi di curiosità. 

"Se a te piace una cosa la reputi bella giusto?".

"Sì, papà". 

"Però ciò che a te piace, e quindi vedi come bello, a qualcun altro potrebbe non piacere e reputarlo brutto. Non necessariamente perché quella cosa è brutta in realtà, ma semplicemente perchè ognuno ha i propri gusti. Quindi, non sempre ciò che per noi è bello, lo è anche per qualcun altro, fortunatamente, tesoro mio, siamo tutti magicamente diversi e abbiamo ognuno un gusto e un modo di vedere le cose del tutto proprio". 

"Questo c'entra con la parola gay?", domandò lei senza mollare la presa. 

"Sì, c'entra. Vedi, tesoro, ci sono al mondo tante persone e ognuno ha i propri gusti, le proprie sensazioni. Ora, la maggior parte degli uomini trova che le donne siano bellissime, poi c'è una parte di uomini che non vedono le donne come esseri bellissimi, perché gli piace altro, questi uomini trovano che siano bellissimi altri uomini come loro. Quest'ultimi, amore mio, sono appunto i gay, come Wentworth...", la bambina domandò di nuovo spiazzandolo. 

"E come te? Tu sei gay papà?". 

Che fine hanno fatto i bambini di una volta? Quelli mezzi rincoglioniti che giocavano con le bambole e i soldatini?

"No, io...a me piacciono...a dire il vero...sia le donne che gli uomini, per me sono belli entrambi". 

"E hai lasciato mamma perché Wentworth ti piace di più? E' più bello per te di mamma?". 

"No, amore - lo psicopatico prese vita nei pensieri: è che quella stronza patentata di tua madre, quella mezza isterica e bagascia, mi ha sbattuto fuori casa per una cazzata e mi ha spedito come un espresso tra le braccia di Wenty, perchè la stronza si era stancata di stare con me, però lòo stronzo del caso dovevo risultare io! Fu quello che avrebbe voluto dirle, ma in lui vinse l'idea che Futura non doveva attraversare il periodo della guerriglia, né tanto meno doveva conoscere quel meccanismo antipatico per cui un genitore sputava veleno contro l'altro genitore, quindi guardò Futura e con voce calma continuò il discorso -  diciamo che io e mamma abbiamo avute molte discussioni che ci hanno allontanato un po', siamo andati in crisi e durante questo periodo abbiamo deciso di percorrere strade diverse e nel farlo io ho frequentato Wentworth e ora...".

"Stai con lui, è per questo che state su tutti i giornali?".

"No, li ci stiamo perchè a farsi i cazzi degli altri son tutti bravi".

"Papà non si dicono le parolacce, lo dice sempre anche zio Alfio". 

"Chi cazzo è zio Alfio?". Domandò Fabrizio facendo una veloce carrellata di parenti senza trovare un Alfio disponibile. 

"Come non conosci zio Alfio papà? Eppure, veniva a casa anche quando tu stavi ancora con noi, è un amico speciale della mamma". 

"Come veniva a casa? Speciale poi?", Fabrizio si sentì quasi soffocare. 

"E' molto amico di mamma, da quando tu sei andato via infatti, zio Alfio la porta tutti i weekend fuori", Futura disse quel che sapeva senza farsi tanti problemi, con la semplicità innocente tipica della sua etera età. 

"E tu, amore bello del papà, dove stai quando mammina va a fare i weekend con zio Alfio?", domandò Fabrizio sorridendo per non uccidere qualcuno. 

"Da nonna". 

"E zio Alfio veniva in casa anche prima che io me ne andassi eh". 

"Sì, papà. Quando tu andavi in concerto". 

"Guarda caso eh". 

"Nonna dice che zio Alfio è tanto buono e bravo, che vuole tanto bene alla mamma...tu vuoi ancora bene a mamma?".

Eh, in questo momento poi? Le voglio così tanto bene da desiderare di sgozzarla!

"Sì, certo tesoro, comunque adesso vai a giocare eh - le indicò le giostrine e la vide andare felice verso i giochi, ma qualcosa gli ribolliva in testa - mentre io cerco cento modi per uccidere quella grandissima puttana di tua madre, ma perché le voglio bene eh, mica per altro!". 



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