Supponiamo che...

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Le raccomandazioni di Paola durarono almeno un paio di giorni, poi le paranoie ripresero a prendere vita dentro Fabrizio destabilizzandolo. Nell'intento di apparire il più tranquillo possibile, in quel pomeriggio assolato, Fabrizio trovò la scusa di recarsi a casa di Guè  per passare meno tempo in compagnia di Chiara, cercando in qualche modo di allontanare da lei ogni sospetto sul suo essere nervoso. 

"Ecco, come se fosse acqua nel deserto in quella notte di mezza estate, il caffè. Per quanto amara sia la vita, o mio amico remoto venuto da lontano, lascia che io l'addolcisca con un po' di quel nettare che disseta la tua brama", Ginevra appoggiò il vassoio del caffè sul tavolinetto del salotto fissando la faccia sconcertata di Fabrizio. 

"Tradotto in lingua comune Fabrizio, ti ha chiesto quanto zucchero vuoi nel caffè?", Cosimo schiarì l'idee all'amico. 

Fabrizio rispose in automatico:

"Due e mezzo, grazie". 

"Ahi quanto a dir qual era è cosa dura, esta selva selvaggia e aspra e forte

che nel pensier rinova la paura! Tant' è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte". Rispose Ginevra versando i due cucchiaini e mezzo nel caffè di Fabrizio. 

"Ora sta dicendo che la tua vita deve essere abbastanza amara se proliferi tutto quello zucchero nel caffè", Cosimo si sentì in dovere di sottolinearlo. 

Fabrizio prese la tazzina tra le mani e con lentezza si voltò a guardare Cosimo incredulo. 

"Ci vuole un corso di laurea specifico per capire il linguaggio di tua moglie", commentò all'amico. 

"La cultura non è da tutti", replicò Guè sorseggiando il caffè. 

"Ah, e io che pensavo che fosse infermità mentale, pensa tu...a volte, l'ignoranza". Rispose Fabrizio. 

"Lei è fatta così, le piace comunicare in lingua romanzata, tutto sta nel farci l'abitudine e impari a capire cosa vuole dire", replicò secco Guè sorridendo alla moglie. 

"Sì, immagino. Forse, però...visto che sei così pratico nel comprendere l'incomprensibile, potresti aiutarmi a risolvere un'enigma", Fabrizio sorseggiò a sua volta il caffè. 

"Dimmi tutto bro, sono tutte orecchie, se posso aiutarti lo faccio volentieri", Cosimo appoggiò la tazzina sul vassoio e si mise comodo, mezzo sdraiato sul divano di casa. 

"Secondo te Cosimo, come fa un tizio a capire di essere gay o bisessuale?", Fabrizio partì dal largo delle Coste Caraibiche per arrivare in Brasile. 

"Immagino perché al posto della figa ti piaccia un bel cazzo? O nell'indecisione, ti piacciano entrambe?", Guè diede la prima risposta semplice che gli venne in testa. 

"Sì, ma metti caso eh, che il tizio in questione non ha mai avuto questa dualità, o indecisione e...una sera, all'improvviso, in circostanze un po' particolari...si ritrova a dover fare i conti con una forte attrazione per un uomo, per la prima volta in vita sua, e finisce inesorabilmente per farci sesso...supponiamo anche che gli sia in parte piaciuto, secondo te...basta affinché sia sinonimo di omosessualità, o bisessualità?". Domandò Fabrizio un po' incerto a dar voce alle sue parole. 

"Eh Fabrizio...in effetti, ci sono in giro certi trans che so meglio delle donne a guardarli, capita che si finisca per sbaglio a letto con un uomo". Replicò Cosimo seguito da sua moglie Ginevra. 

"Sì, come Troisi che pensava che fosse amore invece era un calesse, alla fine, ti presento Sally e invece arrivò Herman". 

Guè sembrò captare l'imbarazzo di Fabrizio e cercò una soluzione per allontanare sua moglie da quella conversazione forse scomoda, data l'amicizia tra le loro rispettive mogli. 

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