15. Legami e Stranezze

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Al pari della bocca di una bestia, quella dell'Alpha si riempì di saliva, pregustando l'attimo in cui i propri denti sarebbero affondati in quella carne morbida e succulenta, imprimendovi la loro forma e lasciando che la sua inconfondibile essenza penetrasse in profondità; una rivendicazione sull'Omega, che in quel momento faceva sfregare incessantemente i propri palmi sopra la stoffa dei suoi pantaloni, ansimando in risposta.

«Non puoi essere serio...» aggiunse.

Appannato dalla prospettiva di apporre un sigillo al loro rapporto, Levi deglutì vistosamente suscitando in Eren un sorrisetto compiaciuto.

«Mai stato più serio in tutta la mia vita» rispose, portando autonomamente una mano ai propri pantaloni, per iniziare a slacciarli. L'altra sfiorò il viso dell'Alpha, dalla tempia alla punta del mento. «Levi Ackerman, noi non possiamo stare insieme... Non ancora... Ma ho odiato scoprire i tuoi dubbi su di noi e la tua paura che nessuna promessa possa avverarsi mai...»

L'uomo seguì quella carezza, anelando il suo tocco e tutto ciò che Eren poteva offrirgli in quel momento.

«Non voglio che domattina, nel guardarti il collo o sfregarti i polsi, tu rimpianga questa decisione.»

«Non lo farò, perché non ci sarà niente lì da toccare.»

Levi parve confuso dall'evidente contraddizione d'intenti del ragazzo, ed Eren divaricò le gambe ancor di più, suggerendogli la sola zona che non avesse nominato e che poteva esser segnata senza il rischio di esser vista.

Un marchio parziale sull'interno delle cosce, un bond incompleto che li avrebbe connessi senza però mettere a repentaglio la sua copertura.

«Non sei costretto a farlo, Eren.»

«Lo so. So che se ora ti chiedessi di fermarti, lo faresti. Se chiedessi di aspettarmi, aspetteresti...»

Era sempre più difficile non concentrarsi solo sul movimento delle labbra dell'Omega, così invitanti da farlo quasi tremare.

Eren finì disteso sul divano, con l'Alpha che lo liberava in un solo gesto di ogni indumento che ricoprisse la parte inferiore del suo corpo. Pantaloni ed intimo finirono abbandonati sul pavimento, le cosce scure dell'Omega spalancate mettendo in mostra ogni cosa.

Le iridi gelide di Levi erano sparite, due pozzi neri che non vedevano altro se non la propria metà concedergli un dono, quello di imprimere la propria forma nella sua carne per la vita.

Quando si chinò, avido, su quella porzione di pelle tanto ambita, non fece caso al fatto che il corpo del giovane sembrasse già richiamarlo, iniziando a lubrificarsi.

«Lo farei, Eren. Perciò dimmelo adesso, prima che sia troppo tardi...»

Le mani dell'Omega si intrecciarono tra le ciocche corvine, guidandolo verso la prima delle due ghiandole che gli stava offrendo e con esse la prova di appartenergli, anche se non completamente.

Basta ostacoli.

Basta aspettare.

«Mordimi. Ora

I denti incisero la carne e il sangue pervase la bocca dell'Alpha che, aggrappato alla coscia dell'amante come un leone che agguanta la sua preda, si inebriò della sua essenza che gli bagnò il palato. Il respiro si spezzò mentre il proprio cuore pompava furioso, cercando di mettersi al pari di quello per cui e con cui avrebbe battuto da lì in avanti.

Il latrato che lasciò la gola di Eren era sofferenza e soddisfazione insieme, un verso che Levi avrebbe ricordato negli anni a venire con lucida costanza, quasi quel suono fosse stato assorbito dal proprio corpo come nutrimento di cui beneficiare. Coi denti macchiati di cremisi ed olio profumato, si gettò sulla ghiandola gemella rimasta ancora intoccata, riservandole lo stesso feroce quanto agognato trattamento. Il guaito di Eren fu la dolce ricompensa.

A · Breathe · ΩWhere stories live. Discover now