*Mentire*

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Non sarebbe servito a nulla combattere. Dopo che Mike si fu vestito uscimmo dalla stanza scappando agli occhi dell'infermiera di turno. 

Erano più o meno le due e mezza di notte, fuori era buio.

Camminammo sotto le luci dei lampioni giallastre. Le strade della cittadina erano silenziose, quasi non le riconoscevo. 

Più ci pensavo più quel "che sarà mai" che mi ripetevo in testa si indeboliva. "Mi è già successo una volta, sarà più facile!" ricordavo perfettamente le sensazioni provate quando mia madre aveva tirato fuori quella sottospecie di demone dal mio corpo. 

Cercai di fare mente locale di ciò che avevo fatto in quei giorni, dei bei momenti che avevo passato in quel poco tempo di felicità. Delle persone che amavo. Di quello che in quel momento mi metteva i brividi. Di ciò che della mia vita odiavo con tutto me stesso. 

Il tutto per sopportare il dolore. Per sopportare tutto ciò che sarebbe potuto accadere. 

Chissà se quell'ombra ci aveva ascoltato, a me e a Mike, mentre eravamo insieme. 

Magari sapeva tutto quello che gli avevo detto, e ora se ne stava lì, a vedere come ci distruggevamo l'un l'altro. 

Ci guardava dall'alto, mentre fluttuava nel buio della notte e le sue stelle si confondevano con quelle luminose del cielo. 

Guardava un gruppo di ragazzini che puntavano le armi più disparate contro un'altro che camminava andando avanti, fissando il vuoto, fissando quello che non sarebbe mai stato il suo futuro, che non lo avrebbe mai portato da nessuna parte nella sua vita. 

Fissavo il vuoto perché sapevo che tutto ciò che mi era accaduto mi aveva portato ad estraniarmi da quella vita che poteva essere normale, quella vita che mi sembrava tanto noiosa quanto possibile. Nessuno sarebbe mai voluto stare insieme a Zombie Boy. Solo Mike voleva, solo lui poteva, perché sapeva cosa voleva dire perdere tutto, perché solo lui poteva amare un'anima difettosa come la mia. Così estraniata dal mondo reale, così convinta a non voler alzare gli occhi dal tavolo dove era posizionato un gioco che si era trasformato in realtà. 

Ripensai a quando Mike mi aveva proposto l'idea che non fossi solo io a controllare l'entità. Ricordai come il fatto di aver pensato a lui durante il mio ultimo attacco gli avesse portato il mostro davanti agli occhi e lo avesse fatto soffrire. 

Ma poi un particolare mi disorientò, tanto da farmi inchiodare saldamente il piedi sull'asfalto.

Non avevo mai detto a nessuno di aver pensato a Mike in quel momento, nemmeno lui lo sapeva. 

Come diamine faceva a saperlo El?

Quel tono di voce, la pelle della ragazza che diveniva sempre più bianca, quegli occhi freddi in netto contrasto con l'espressione che aveva quando parlava con i suoi amici. Quella non era El. 

"Allora?Perché ti sei fermato?" chiese quella voce che finalmente riuscivo ad associare ad un volto. 

Eravamo davanti al municipio, se fossimo arrivati nel bosco ci avrebbe sterminato tutti. Non che sarebbe cambiato qualcosa, alle tre di notte, in una cittadina addormentata.

Fu allora che capì che l'ombra non aveva lasciato nulla al caso, che non era rimasta sulle nuvole ad ammirarci, aveva interagito come parte integrante di ciò che rimaneva del gruppo e aveva sfruttato le emozioni ed i sentimenti d tutti. Il fatto di essere arrivato a Mike non comportava che fosse tornato da me a seguito dell'attacco del ragazzo. 

"Tu ci hai mentito" mi girai lentamente verso la figura della ragazza che sembrava lambire odio dagli occhi e la mascella contratta. Teneva la mano ritta davanti a se, pronta a colpire. 

"Tu non sei El, come avresti fatto a sapere che avevo pensato a Mike mentre stavo per morire?" non badavo agli altri. Per me ora c'era solo quell'essere spregevole.

Vidi uno spiacevole sorriso incresparsi sulle labbra di quella che ormai sapevo non essere la ragazza. Poi la voce tornò fredda, cupa "Dimentichi che io sono te, faccio parte del tuo corpo, della tua mente, conosco il tuo subconscio" detto ciò una forza invisibile scaraventò il suo corpo a terra. El cadde come un guanto vuoto sull'asfalto umido della strada notturna. 

La figura vestita di viola e stelle che riflettevano la luce della Luna mi apparve davanti, più concreta che mai. Sembrava sfinita, ma determinata. 

"Allora?" quella voce mi fece di nuovo rabbrividire

"Chi da' inizio ai giochi?" 

La frase più inquietante, sincera e vera che avessi mai sentito nella mia breve esistenza.

*Spazio Autrice*

: )

tesina dimmerda

Niente. Jeaden è bello, Finn di più, non vedo l'ora che sia luglio perché non ne posso più : ) 

baci, commentate e lasciate una stellina, vi voglio bene 

Buon Pride Month

Bye, G

-Byler- We Are Crazy TogetherDonde viven las historias. Descúbrelo ahora