Broadway

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Ho passato le ultime due ore a fissare parole sui libri, senza davvero comprenderne il significato. Se voglio ottenere una possibilità di vincere quella borsa di studio di certo mi dovrò impegnare di più. Mi sono appena alzata dal letto, per raggiungere la cucina e prendere un bicchiere di acqua ghiacciata. L'estate è alle porta, le giornate sono più lunghe ma allo stesso tempo sempre più calde. Mentre mando giù velocemente l'acqua, provocandomi così un fortissimo dolore sulla zona della fronte, rifletto sul fatto che io beva davvero troppa poca acqua. In genere bevo due bicchieri a pranzo e due a cena, con poche eccezioni. L'obbiettivo da oggi in poi sarà quello di bere decisamente di più. Mi siedo al tavolo e prendo il cellulare in mano per controllare l'orario: sono le 18.30. È ora di iniziare a prepararmi, o almeno credo. Alex ha eliminato i nostri contatti dai cellulari e io, da brava ragazza con la testa sempre tra le nuvole, non gli ho nemmeno chiesto a che ora ci saremmo visti. Cerco di prepararmi il più veloce possibile, così da essere pronta per le 19.30. Se arriverà più tardi aspetterò, ma almeno sarò pronta e non lo farò aspettare. Diciamo che per quello ci ho già pensato abbastanza in un passato molto vicino. Mancano appena cinque minuti alle 20 quanto sento il campanello del mio appartamento suonare. Velocemente recupero la leggera giacca bianca dallo schienale del divano e deposito il cellulare all'interno della borsetta. Ho optato per un vestito molto semplice, di una tonalità di blu scuro che mi piace davvero molto, e che può essere considerato abbastanza elegante, ma non eccessivamente formale. Niente di esagerato insomma, considerando che non so la nostra destinazione. Apro la porta con un sincero sorriso sul volto. Alex è di fronte a me, con un sorriso altrettanto smagliante, anzi sicuramente più bello del mio.
"Salve, signorina"
"Buonasera" rispondo divertita.
"Casualmente mi sono trovato a suonare a questa porta... che ne dice di andare a mangiarci un boccone?" Dice lui cercando di fare una voce seria, ma riuscendo a trattenere a stento una fragorosa risata.
Io sono abbastanza divertita dalla situazione.
"Ma che coincidenza!" Esclamo io, stando al gioco.
"Mi sono vestita e truccata, aspettando che qualcuno bussasse casualmente alla mia porta"
"Allora perfetto... prego" risponde lui, facendosi spazio e allungando il braccio per farmi passare avanti.
Chiudo il portone di casa e mi avvio verso l'ascensore, seguita dal mio accompagnatore.
"Allora... dove hai intenzione di portarmi?"
"Mah, non sono sicuro di volertelo rivelare così semplicemente sai?"
"Ah no?"
In tutta risposta lui scosse la testa in senso di diniego.
"Allora aspetterò impaziente"
Presto raggiungiamo la sua auto, parcheggiata abbastanza lontano dal mio palazzo.
Appena arriviamo Alex, da vero gentiluomo, mi apre lo sportello.
"Madame"
"Merci" risposi sorridente. In verità da quando gli avevo aperto la porta di casa non avevo mai smesso di sorridere, soprattutto interiormente. La distanza che abbiamo percorso per arrivare non è lunga, solo che il traffico ha reso il tutto più lento; per fortuna ci pensava Alex a intrattenermi con battute, non sempre divertenti, ma che recitate da lui sembravano chissà cosa.
"Arrivati"
Mi ispeziono velocemente attorno e presto riconosco il clima accogliente di Broadway Street. Ho sempre amato passeggiare per questo viale, a parer mio rispecchia a pieno l'anima del teatro. Ho sempre ammirato la capacità di ognuno di camminare, spesso vestito degli abiti di scena, senza curarsi del giudizio altrui. Penso sia una cosa bellissima. Vorrei essere capace anch'io di non preoccuparmi costantemente di ciò che la gente pensa o si aspetta da me; d'altronde sono sempre andata a braccetto con il pensiero di Pirandello. Ognuno di noi indossa una o più maschere: non c'è nulla di più vero. Forse dovrei veramente diventare pazza per iniziare a guardare con occhi migliori il mondo, e soprattutto le persone che lo abitano.
Scendiamo dalla sua auto e iniziamo a camminare lungo il marciapiede, uno accanto all'altra, molto vicini per evitare di perderci di vista tra la folla ammassata. Raggiungiamo presto l'ingresso di uno dei numerosi teatri.
"Cosa ci facciamo qui?" Domando non capendo, anche se effettivamente è abbastanza evidente.
"Assistiamo a uno spettacolo" sono abbastanza confusa, perché non era assolutamente ciò che mi ero immaginata per la serata. Presto però ricordo di trovarmi a Broadway, e che ciò equivale non a guardare uno spettacolo qualsiasi, ma bensì uno che fa parte dei teatri più conosciuti al mondo.
"Come mai?" Domando, entusiasta, mentre ci avviciniamo per metterci in fila dietro ad una decina di persone.
"Sono sicuro che se ci pensi un attimo ti viene in mente" dice facendomi l'occhiolino.
La fila scorre velocemente e presto siamo dentro. L'ambiente che si respira è bellissimo, le decorazioni e i dettagli sono affascinanti: se lo avessi saputo prima non mi sarei vestita così per venire a vedere il mio primo spettacolo ad uno dei teatri di Broadway!
Solo nel momento in cui rifletto sulla lussuosità di quel posto, realizzo una cosa.
"Alex ma sei impazzito?! Quanto hai pagato?!" Dico cercando di tenere una voce quanto più concitata possibile.
"Tranquilla Kate. Non è un problema" risponde roteando gli occhi.
Certo, considerando la prestigiosità e la ricchezza della sua famiglia di certo non lo è; ma questo non vuol dire che debba pagare anche per me. Mi piace poter essere autosufficiente e dipendere solo da me stessa. Adesso che finalmente sono riuscita a crearmi un'indipendenza economica cerco di sfruttare a pieno la mia libertà. Ma questa voglia non voglio ribattere, perciò mi limito ad un semplice "Grazie", accompagnato però da un sorriso sincero. Presto ci troviamo seduti sulle comode poltrone dell'enorme sala.
"È la prima volta?" Mi domanda Alex.
"Sì, tu?"
"No, mio padre è un appassionato di teatro e quando ero ragazzo mi si portava sempre dietro" risponde con un impercettibile tono di amarezza nella voce.
"Da come lo dici non mi sembri un grande estimatore... se non ti piace perché siamo venuti?"
"No, affatto. A me piace il teatro, non mi piaceva venirci con lui, però" conclude il discorso e io, per non entrare in ricordi troppo profondi e intimi, cambio discorso.
"Che spettacolo è?"
"Sinceramente non ne sono sicuro. Ho deciso tutto stamattina e ho dovuto fare le cose di fretta... è l'unico dove ho trovato posti disponibili." Spiega leggermente in imbarazzo.
"Non fraintendermi, sono felicissima di essere qui, ma saremmo potuti andare in qualsiasi altro posto. A me sarebbe piaciuto lo stesso"
"Non ci arrivi proprio al perché siamo in un teatro?" Chiede divertito.
In verità non avevo avuto neanche il tempo di rifletterci, troppo presa dall'osservare ogni minimo dettaglio e particolare che i miei occhi potessero individuare.
Mi sto sentendo sinceramente a disagio, con la costante paura di deluderlo con il non ricordarmi del significato del teatro. Sta per aprire bocca per spiegarmi il perché del teatro quando, finalmente, riesco a ricollegare tutti i punti.
"Oddio, Alex, è vero! La macchinetta!" Esclamo felice di esserci arrivata, anche se dopo un po' di riflessione.
"La macchinetta?" Chiede lui, giustamente non capendomi.
"Sì, quando sono inciampata era perché stavo uscendo a recuperare in automobile la macchinetta fotografica" spiego e lui ride.
Si è ricordato del nostro primo incontro quando, accidentalmente, gli ero finita praticamente addosso alla recita scolastica dei nostri fratellini.
"È stato un pensiero bellissimo" dico sorridendo a trentadue denti.
"Preparati, è solo l'inizio".




Ciao, spero che il capitolo vi sia piaciuto.❣️
Baci, F.💋
P.S. volevo ringraziarvi di cuore per le prime 500 letture alla storia!!!

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