Buona domenica a tutti!

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"Hey, Kate!"
"Oh, ciao Miranda!" Esclamo girandomi verso la voce che mi ha chiamata poco fa.
"Come stai?" Domanda la mia collega dopo avermi raggiunto di fronte l'entrata del Bob's, che poi adesso che ci rifletto un nome più scontato e ridicolo non potrebbe averlo... comunque, torniamo a noi:"Be' diciamo bene, ho solo un po' di mal di testa... tu?"
"Alla grande!"
"Wow... a cosa è dovuto tutto questo entusiasmo?" Le domando sorridendo.
"Insomma... ho conosciuto un ragazzo; e poi, cavolo, mi sto per laureare! Manca solo un esame prima dell'esposizione orale della tesi... non sto più nella pelle!"
"Adesso però mi devi parlare di questo ragazzo..." Dico facendole l'occhiolino.
"Be' lui è... bellissimo. L'ho conosciuto in palestra e mi ha invitata ad uscire martedì!"
"Sono davvero felice per te!" Esclamo posandole una mano sulla spalla destra.
"Cioè non è ancora nulla di serio... però non mi dispiacerebbe." Mi spiega lei ed io annuisco.
"Tu, invece... che mi racconti?"
"A livello di relazioni interpersonali?" Le domando incerta su cosa dirle e lei, in risposta, annuisce.
"Basso... un livello molto basso."
"L'ultima volta, se non sbaglio, era inesistente... ora è livello basso." Mi fa notare lei.
"No, niente di che." Rispondo tagliando a corto.
"Dai, entriamo... se no chi lo sente." Dice Miranda riferendosi a Bob.
"Già." Concordo mentre varchiamo la soglia del locale.
"Su, ragazze, cambiatevi e muovetevi!" Esclama il mio datore di lavoro quando ci vede entrare.
Non ripete mai null'altro se non "Su, forza!" oppure "Il tempo è denaro, muovetevi!", o ancora "Ti stanno proprio bene quei pantaloncini, Catherine!" e l'ultima affermazione, in particolare, è quella che mi fa ribollire di più il sangue nelle vene, ma non posso farci niente altrimenti mi licenzierebbe, come ha già fatto con Stacey e Luna, dopo che si era beccato in piena guancia uno schiaffo da parte loro, ma che evidentemente non è bastato a fermarlo.
Inoltre, gira voce che con Stacey abbia provato proprio a violentarla, ma io penso siano semplicemente voci di corridoio perché non penso sia capace di fare una cosa del genere, o almeno lo spero.
"Per oggi le postazioni sono le solite, niente variazioni." Ci spiega e, senza perdere tempo, ci dirigiamo tutti nelle rispettive parti del locale da servire.
Io sono al bancone, fortunatamente.
È il posto che preferisco perché adoro preparare i drink -e adoro ancor di più il non dovermi muovere troppo- però come in tutte le cose ci sono anche qui gli aspetti negativi e, in questo caso, sono gli uomini che alzano un po' troppo il gomito, e che riempiono di apprezzamenti me e Miranda. Non li tollero proprio e, più di una volta, mi sono ritrovata costretta a dover rispondere male ad alcuni di loro, beccandomi occhiatacce da parte di Bob.
"Bene, iniziamo!" Sussurro mentre i primi clienti iniziano ad entrare, attirando l'attenzione di Miranda che si trova al mio fianco.
"Già..." Concorda prima di portare ad un uomo sulla quarantina un boccale di birra. Iniziano a bere già alle 18, bene.

Rientrando in casa ho fatto attenzione a non fare rumore, ricordandomi solo dopo che Alyssa è da sua madre.
Devo ammettere che rientrare a casa tardi e non trovare nessuno mi mette abbastanza inquietudine e agitazione, ma si tratta solo di un'altra notte perché, da come ho capito, lunedì mattina sarà di nuovo qui.
Raggiungo la mia stanza, dopo essermi fermata a prendere un bicchiere d'acqua in cucina, mi infilo velocemente il pigiama e mi metto sotto le coperte, aspettando che la stanchezza prenda il sopravvento su tutte le altra sensazioni, permettendomi così di dormire.

Mi sveglio a causa del mio cellulare, che non smette di suonare.
Mamma —- Kate
"Buongiorno, tesoro!" Esclama mia madre.
"Ciao mamma." Rispondo con voce un po' impastata, a causa del sonno.
"Dormivi?"
"Sì, ieri sera ho lavorato."
"Oh, scusami. Non lo sapevo."
"Tranquilla... allora, cosa mi devi dire?"
"Oggi vieni a pranzo da noi?" Propone, anche se dal tono di voce usato suona più come un comando.
"Non lo so..."
"Suvvia, Kate, è domenica! Porta anche Alyssa..."
"No, Alyssa torna domani. È andata dalla madre."
"Be', un motivo in più per venire... ti aspetto, baci." E riattacca senza permettermi di aggiungere una parola.
Quando si mette in testa una cosa è impossibile farle cambiare idea.
È tardi e siccome devo arrivare da mamma per pranzo mi conviene partire il prima possibile.
Mi vesto al volo e arrivo alla macchina in appena quindici minuti, penso di aver battuto ogni record. Nonostante sia domenica e la gente non lavora, è stata una vera e propria impresa uscire dal parcheggio e immettermi sulla strada principale; ma abitando in una zona così caotica di New York non c'è mai pace: dal lunedì al sabato, in qualunque ora della giornata, ci sono moltissime persone che intasano le strade diretti verso i propri uffici; mentre la domenica le famiglie vengono qui per mangiare insieme, dopo aver fatto nuovi acquisti nei negozi più costosi del posto. E questi erano anche i miei programmi per oggi, o almeno fino a mezz'ora fa.

Fortunatamente, appena uscita dal traffico intenso di Manhattan e dopo essere arrivata quasi in periferia, non incontro nessun rallentamento e riesco a procedere senza intoppi verso la casa di mia madre.
"Scusa il ritardo ma c'era davvero molto traffico..." comincio a spiegare appena aperta la porta, senza nemmeno essermi guardata intorno, perché troppo impegnata a pulirmi i piedi sullo zerbino all'entrata. "...Manhattan è intasata anche di domenica. Sai, penso di vendere la macchina, non ne pos..." lascio la frase in sospeso non appena mi avvicino di più alla sala da pranzo e noto che avremo compagnia per pranzo.
"Oh, buongiorno... n-non sapevo avessimo ospiti." Spiego, visibilmente imbarazzata.
"Buona domenica, tesoro!" Mi saluta mia madre venendomi ad abbracciare.
"Kate!" Esclama mio fratello correndo verso di me.
"Ehi, ciao ometto!" Rispondo abbassandomi un po' per stringerlo meglio a me.
"Come stai?"
"Bene bene. Dopo vieni a giocare con me? Alex mi ha portato un nuovo camion giocattolo!" Mi spiega entusiasta, facendo spostare la mia attenzione sul ragazzo seduto a capo tavola.
"Ma certo!" Concludo dandogli un bacetto sulla guancia che si affretta velocemente a "pulire" con la sua mano sussurrando un:"Bleah!", e provocando un sorriso da parte mia.
"Buona domenica a tutti!" Dico  ad alta voce non appena mi siedo a tavola. "E scusate per il ritardo." Aggiungo poi.
"Oh, figurati, cara. Noi siamo appena arrivati." Mi risponde un uomo che mi sembra di non aver mai visto prima.
"È un piacere rivederti, Catherine. Forse non ti ricorderai di me, anzi sicuramente, l'ultima volta che ti ho vista eri più o meno alta così." Mi spiega, gesticolando con le mani "Sono William Rockfeller." Conclude avvicinando la sua mano e io, sentendomi un po' in imbarazzo visto che il mio nome già lo conosce, mi limito semplicemente a dire:"È un piacere anche per me."
"Ciao, Kate!" Esclama Veronica sorridendomi e avvicinandosi per darmi un bacio sulla guancia, non pensavo di avere tutta questa confidenza con lei ma, stranamente, questo suo gesto non mi ha infastidita. "Oh, ciao!" Ricambio il saluto.
"Vedo che voi due già vi conoscete!" Esclama il signor Rockfeller una volta che ci stacchiamo dal nostro abbracciato.
"E lui è mio figlio, Al..."
"Oh, papà, ci conosciamo già anche noi." Spiega Alex a suo padre che risulta davvero sorpreso.
"Oh, allora iniziamo a mangiare!" Esclama William mettendo subito in bocca una forchetta con del pollo arrosto, probabilmente per cercare di nascondere l'imbarazzo.
"Allora, come vi siete conosciuti voi tre?"
"Alla recita scolastica di Thomas e Rob." Spiega Veronica a suo padre e mia madre. "Ah, e poi ci siamo incontrati anche nel pub in cui lavora Kate." Prosegue poi.
Fortunatamente Alex non accenna al nostro incontro in ospedale, o alla nostra successiva cena, dove io ho alzato un po' troppo il gomito, o al fatto che lui è rimasto a dormire a casa mia.
Quando Veronica termina di parlare, mimo con le labbra un:"Grazie." ad Alex e accenno un sorriso, in segno di gratitudine per non aver aggiunto altro. Lui ricambia subito dopo, aggiungendo un movimento della mano come per dire "Tranquilla, non dico niente.".
Non ci sarebbe nulla di male nel dire che ci siamo incontrati per caso in ospedale, ma suo padre potrebbe cominciare a fare domande sul perché suo figlio si trovasse lì ed io, sinceramente, preferirei evitare perché, conoscendo mia madre, potrebbe benissimo fraintendere il tutto. Perciò meglio così.




Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Grazie per la lettura❣️.
Baci, F.💋

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