20. in trappola e me lo devi

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A Hogwarts aveva piovuto poche ore prima e il Lago Nero era pieno fino all'orlo, il terreno e il prato erano gonfi d'acqua e le chiome degli alberi erano ancora traboccanti di goccioline che scivolavano inesorabili verso il terreno. Eppure, lì, su quella distesa verde a una ragazza dai capelli straordinariamente rossi non sembrava importare granché di sgualcirsi la gonna o di macchiarsi la camicia. Se ne stava lì, seduta sul prato, tra le mani un romanzo dalla copertina scolorita e lo sguardo perso tra quelle pagine che profumavano di pagine gialle.

«Mi devi delle spiegazioni.»

Una voce improvvisa accompagnata da un paio di occhi smeraldo la sorpresero all'improvviso facendole fare un salto. «Al! Mio Dio mi hai fatto prendere un infarto!» esclamò Rose portandosi una mano sul petto dove il cuore batteva all'impazzata, il libro che teneva tra le mani abbandonato sul grembo con ancora le pagine aperte.

Albus le fece un sorriso di scuse e le si sedette senza esitazioni accanto come se l'erba bagnata non fosse un problema nemmeno per lui. «Scusa, ma ti ho cercata ovunque e ora finalmente ti ho trovata: mi devi delle spiegazioni.»

«Che ho fatto ora?»

«Che cosa non hai fatto piuttosto»

«Non ti seguo, Al»

Il corvino alzò gli occhi al cielo per nulla sorpreso dal fatto che la cugina si mostrasse ancora una volta restia a parlare di sè e dei suoi sentimenti.
«Non mi hai detto nulla di quello che sta succedendo tra te e il mio attuale migliore amico! Nessuno dei miei amici mi dice nulla e Violet se ne va in giro con un sorrisetto odioso da una settimana a questa parte, quel genere di sorriso che sfoggia solo quando sa più cose di me!»

«Ehm... okay?» Rose lo fissò come se gli fosse appena spuntata una seconda testa da dietro la schiena e lasciò che finisse di sfogarsi prima di riprendere a parlare. «Va un po' meglio?» domandò quando lo vide chiudere gli occhi e rilasciare un grosso sospiro.

Al annuì con il capo e iniziò a giochicchiare con i fili d'erba intrecciandoli tra loro. «Si, ci voleva proprio. Quindi?»

«Non lo so, Al. Siamo in una situazione di stallo, per una serie di sfortunati eventi è venuto a sapere della mia cotta per lui e non so come abbiamo finito per parlarne.»

«E dopo? Che è successo?» l'impazienza nel tono del Serpeverde sarebbe stata palpabile a chiunque eppure Rose continuò a rimanere in silenzio e a fissare il tramonto che si infrangeva sullo specchio d'acqua del Lago Nero. Iniziava a far freddo ed era quasi ora di pranzo eppure Rose non riuscì a capire come i suoi compagni preferissero starsene nel castello invece di assaporare una vista del genere.

Proprio quando Albus iniziava a perdere le speranze, Rose sospirò e lasciò che le parole le scivolassero fuori piano, in punta di piedi per paura che pronunciarle ad alta voce le avrebbe rese fin troppo vere.
«Mi ha chiesto del tempo.»

Albus si voltò di scatto verso di lei stupito, non si sarebbe mai aspettato un risvolto del genere. «Ah.»

Non voleva illudersi, non doveva illudersi. Scorpius era diventato un enigma gigantesco e lei era passata da saperlo leggere perfettamente a perdersi nei suoi intrecci di fili e labirinti in pochi mesi. Era destabilizzante sapere che per una volta finiva per essere tagliata fuori, incapace di comprenderlo. «Già.»

«Quanto tempo di preciso?»

«Non lo so.» ed era la verità. Scorpius le aveva chiesto tempo e lei glielo avrebbe dato, ma quanto? Quanto tempo ci mettono le ferite a ricucirsi, a chiudersi e risanarsi? Di quanto tempo avrebbe avuto bisogno per tornare a fidarsi di lei?

E poi c'era un dubbio, una domanda che attanagliava il suo stomaco da alcuni giorni ormai: e se alla fine del suo tempo Scorpius si fosse reso conto di non volerla più, se si fosse reso conto che per lei non ne valeva la pena?

Ex's and Oh's | Scorose Where stories live. Discover now