5. tra testa e cuore

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«Secondo te oggi ci sarà lo torta di zucca?» chiese Alice mentre con i libri di Trasfigurazione tra le braccia lei e Rose si dirigevano a grandi passi verso la Sala Grande per poter fare pranzo.

«Lo spero, ho proprio-» la rossa si bloccò a metà della frase quando qualcuno le urtò il braccio per sbaglio facendole cadere tutti i libri. Quel profumo lo avrebbe riconosciuto ovunque. Scorpius proseguì per la sua strada a braccetto con Violet senza voltarsi per scusarsi per averla inavvertitamente urtata.

Per quanto Rose si fosse imposta di non alzare lo sguardo per non incrociare gli occhi cristallini di Scorpius non poté evitare di seguirli con lo sguardo.

«Rose?» Alice la guardò preoccupata mentre raccoglieva l'ultimo quaderno, ultimamente non la riconosceva. Era sempre più spesso persa tra le nuvole e disattenta.

«Sì?»

«Lo sai che io non ti giudicherei mai se ti fossi pentita della tua scelta...» disse posandole una mano sulla spalla e portandole una mano per aiutarla a rialzarsi.

Rose prese un grosso respiro prima di iniziare a parlare a macchinetta. «Ieri, dopo il disastroso appuntamento che tu e e quella pazza di mia cugina mi avete combinato, ci siamo incontrati, in realtà penso che lui mi abbia aspettata perché-»

«Vai al punto, Rose.» la interruppe fremente Alice notando come l'amica cercasse in tutti i modi di prendere tempo.

«Abbiamo discusso e... ti giuro Ali mentre mi urlava contro l'unica cosa che volevo fare era quella di gettarmi tra le sue braccia.» mormorò Rose abbassando improvvisamente il tono della voce e piazzandosi una sul volto stanco e segnato da una costellazione di lentiggini.

«E perché non l'hai fatto?»

Già, perché non l'hai fatto?

Quella domanda suonò così irrisoria alle orecchie della rossa anche se di fatto Alice non si era minimamente scomposta, quasi fosse già al corrente di tutto.

Si stava pentendo? No, quello no. Semplicemente quando si è abituato a stare con una persona, a vivere quella persona tutti i giorni, e poi ci si lascia è difficile tornare alla vita di prima.

Perché era proprio questo il problema di Rose.

Non riusciva a capire cosa ci fosse stato prima di Scorpius, prima dei suoi sorrisi, prima delle loro nottate passate a parlare di tutto e di niente, prima dell'incertezza e prima della confusione che attorniava il suo cuore e la sua anima.
Più ci pensava e più non riusciva più a comprendersi.
Era diventata un enorme enigma anche per se stessa.

«Perché l'ho lasciato andare, è stata una mia scelta e tu sai che non è stata presa alla leggera, lui non è più mio e io non sono più sua.» rispose, il tono deciso e la mente finalmente sgombra da qualsiasi pensiero negativo.

«Lo sai che se volessi potresti sistemare tutto, vero?» la incalzò la Paciock consapevole che Rose non le stesse dicendo proprio tutto.

«Ho paura...» confessò la rossa in tono lugubre. Non era da lei ammettere una cosa del genere soprattutto in un luogo dove avrebbe potuto sentirle chiunque.

«Di cosa precisamente?»
Rose era fermamente convinta che avrebbe dovuto odiare Alice in quel momento, la sua capacità di essere diretta e centrare sempre l'obbiettivo non era affatto peggiorata in quegli anni.

«Di sentirmi come prima, di provare la stessa sensazione di inadeguatezza che mi circondava nell'ultimo periodo.» sospirò liberando il viso dai capelli rossi che le erano scaduti davanti. Non si sarebbe nascosta, no. «Il cuore lo vuole ancora, ma la mia testa mi dice che non posso soffrire ancora.»

Alice circondò di slancio le spalle di Rose con le sue braccia continuando però a camminare al suo fianco. Era il massimo che ci si potesse aspettare da qualcuno che odiava il contatto fisico come Alice.

Quando misero piede in Sala Grande fu inevitabile assistere alla visione del capannello di ragazze che si era creato attorno a Scorpius, ora ufficialmente single.

Alice scosse la testa posando lo sguardo preoccupato di Rose che fissava il tavolo Serpeverde in una maschera di indifferenza.
«Anche se questo vuol dire vederlo circondato da tutte quelle?»

«Anche se questo vuol dire vederlo circondato da tutte quelle.» confermò Rose poi spinse i capelli dietro le spalle, gli occhi di una freddezza inaudita, e si diresse a testa alta fino al suo posto non curandosi nemmeno per un secondo della gente che la osservava in attesa -poveri illusi- di vederla crollare.

Alice la osservò stupita, non comprendendo come Rose riuscisse a nascondere così bene i suoi sentimenti a tutti quanti. Anche lei, nonostante la conoscesse da quando erano ancora in fasce, faceva fatica a leggerle dentro quando ereggeva quella barriera attorno a lei.

«Ti ammiro Rose» le uscì un sospiro estasiato, ammaliata dall'abilità di nascondere così facilmente i propri pensieri, lei che non poteva fare altro che arrossire quando non sapeva come comportarsi.

«Oh fidati, non c'è proprio nulla da ammirare qua dentro.» disse Rose sorridendo appena, nel tono una nota vagamente canzonatoria, indicandosi la testa.

«Magari lì no» concordò Alice, con l'ombra di un sorriso sulle labbra le indicò il cuore «però qui di sicuro.»

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