La mia perfetta imperfezione - Parte II

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-Lilibeth, tu...tu sei intelligente, dolce, sensibile ma anche forte, determinata, caparbia, indipendente, leggermente permalosa, testarda, forse... forse un pò troppo testarda- riprende Brian, non accennando in alcun modo a voler mollare la presa -E sei bellissima, Dio solo lo sa cosa avrei fatto a quell'Allen Collins ad Amburgo quando stava per metterti le mani addosso, io- s'interrompe, intrecciando le sue dita tra le mie -... io non sai cosa gli avrei fatto, io....- 

-Brian- lo interrompo -Adesso capisci cosa ho provato io quando, quando ho visto quella...quella Bertha seduta sulle tue ginocchia?- gli rispondo e avverto il sangue ribollire nelle mie vene dalla gelosia -E se ripenso a come la guardavi, Brian, ioio non posso, non posso mi dispiace- stavolta sono io a concludere, sciogliendo il magico intreccio delle nostre dita con uno gesto deciso.

Afferro la mia valigia e comincio di nuovo a camminare lungo il corridoio. Adesso che le nostre mani si sono slegate, il calore, quel calore che dà la vita, sento che mi ha abbandonata sempre. Mi volto per un istante: Brian è ancora lì, fermo al centro del corridoio, la sua valigia posata a terra, il capo chino verso il basso, coperto da quegli stupendi riccioli neri in cui le mie mani tante volte, in quegli indimenticabili otto giorni insieme, si sono immerse, tuffate, inabissate fino a naufragare di piacere.

-Ma non capisci che lo faccio per te- mi ripeto, quasi a tentare di giustificare a me stessa la mia decisione -Se continuassimo a stare insieme tra qualche mese per te sarei solo un peso Brian May, solo un inutile peso e ioio non voglio essere più un peso per nessuno, non voglio più soffrire, non posso più permettermi di soffrire-

Ancora una lacrima scende lenta e calda sul mio viso e ne seguono altre, altrettanto lente e altrettanto calde a rigare il mio volto arrossato non solo dal freddo, ma anche dalla rabbia e dalla sofferenza. Ho ormai raggiunto l'affollato atrio dellaeroporto: decine e decine di persone, in un continuo, fitto e rumoroso vociare, incedono a passo veloce per raggiungere luscita, cariche di valigie, borsoni e sacche di ogni genere oppure trainando a fatica il pesante e ingombrante carrello portabagagli.

-Brain tu dici che sono forte e determinata- penso, riflettendo sulle sue parole di qualche minuto prima -In realtà non sai quante ansie, quante debolezze e quante paure che mi porto dietro. Se davvero fossi stata forte come dici tu, invece di scappare affronterei con te tutto quanto, tutto quello che invece voglio esattamente evitare di affrontare: il tuo inevitabile successo, le tue tournée per il mondo, le tue groupies, i tuoi tradimenti perché si, lo so già, un giorno o laltro mi avresti tradita per davvero, magari senza volerlo, magari facendoti trasportare dagli eventi e dal successo, ma io ci sarei stata male lo stesso-

Mentre continuo a rimuginare su ciò che è stato e su ciò che sarebbe potuto essere scorgo, proprio dinanzi alle porte d'ingresso dellaeroporto, una figura di mia conoscenza, dalla folta capigliatura nero corvino, discutere e gesticolare con un certo impeto.

-Ecco Freddie- constato sentendo la sua teatrale risata -E quindi accanto a lui dovrebbe esserci si, infatti c'è John-

Accanto allappariscente cantante dei Queen, che quest'oggi indossa un cappello nero a falda non larga ma larghissima proprio per passare totalmente inosservato, intravedo il timido e riservato bassista della band intervenire di tanto in tanto nella conversazione.

-E le mie ragazze, dove sono? Ah sì, eccole lì, Allison e Lisa- mormoro sorridendo, sollevata nel rivedere finalmente le mie amiche.

A pochi metri dalla mia snella, slanciata e bionda batterista, scorgo una coppietta intenta a scambiarsi un bacio, ma non un bacio ingenuo e innocente, no, un bacio intenso e appassionato, così appassionato da attirare l'attenzione, e le maliziose risatine, di alcuni viaggiatori di passaggio.

On a Trip to Fame - Brian May FanfictionWhere stories live. Discover now