Fidati di me

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~Perfavore, pensai tra me e me, fidati. ~

16 Febbraio 1954, 5:40 A. M.


Pov Natalia

-Sei sicuro che saranno qui tra qualche minuto?-
-Si- , rispose gelidamente il Soldato D'inverno, senza spostare lo sguardo dalla villa e la strada sotto di noi.

Qulache giorno fa, mentre mi esercitavo nel combattimento contro le reclute ancora vive del progetto nome in codice "Сибирскии Ьолк" ( Lupo Siberiano), ero stata convocata nell'ufficio di Ivan; perciò mi lasciai alle spalle un paio di uomini agonizzanti e mi diressi verso la stanza, che ormai conoscevo a memoria. Lì mi fu finalmente comunicato che avevo il via libera per le missione sul campo. Il problema? Non sarei stata sola: dall'alto volevano che le cose fossero fatte per bene perciò mi avevano affibbiato un supervisore; e chi meglio del Soldato D'inverno, che mi aveva istruita per sei mesi, poteva adempiere a questo compito?

Dopo ciò che era successo nell'ultimo allenamneto e il successivo lavaggio del cervello non mi aveva più guardato e ogni volta che riportavo alla mente quell'episodio solo una domanda rimbombava nella mia menta: perché? Perché non l'aveva ferita?

Presi un respiro profondo. Ora che finalmente non avevamo gli occhi dei capi continuamente addosso volevo chiederglielo. Avevo il bisogno fisico di sapere perché aveva disobbedito a degli ordini diretti.
-Maestro-. Cercai di attirare la sua attenzione, e ci riuscii, solo che non mi guardò negli occhi.
- Volevo solo sapere se vi ricordate dell'ultimo allenamento, ciò che è successo. So cosa vi hanno fatto dopo. Perché avete disobbedito agli ordini? -, si girò dall'altro lato, ridando la sua più completa attenzione alla strada. Solo quando ormai avevo perso le speranze sentii tre parole uscire dalla sua bocca.

- Non lo so-.

Bene, pensai, cosa mi aspettavo? Che visto che ora eravamo finalmente fuori da quella maledetta villa le cose serebbero cambiate? Che loro avrebbero potuto parlare senza problemi? La verità è che si era illusa. Il Soldato le dava di nuovo la voglia di sperare, e di credere che lei fosse ancora un essere umano, che riuscisse a provare ancora qualche emozione, anche qualcosa di stupido come la speranza.

~


Il Soldato la guardò, guardò quella pelle candida, quei capelli simili a lingue infuocate, quegli occhi di un verde intenso.... e quelle labbra rosse, peccaminose. Più di una volta si era chiesto se fosse veramente umana, se fosse stata creata in provetta per incarnare alla perfezione la bellezza e la grandezza della Madre Russia. Alla fine si era convinto che era umana, nessuno sarebbe riuscito a creare geneticamente una persona così perfetta. Si ricordava della prima volta che l'aveva vista: così fiera e agguerrita, combatteva come una leonessa; e nonostante l'ultimo lavaggio del cervello riuscivo a visualizzare abbastanza nitidamente anche il loro ultimo allenamento. Si ricordava dei suoi occhi (pieni di sfida), quando l'aveva sovrastata, e si ricordava anche di come lui si era rifiutato di colpirla. Semplicemente non voleva più eseguire gli ordini.... non se questo voleva dire ferirla. Suo malgrado l'aveva presa in simpatia. Sia perché era di gran lunga la più brava, l'unica che riuscisse a competere e sopportare i suoi allenamenti, e sia perché le ricordava lui. Vedeva se stesso in quello sguardo impenetrabile, in tutte le sofferenze che aveva dovuto subire; erano entrambi due cavie, due esperimenti da laboratorio. Inutile girarci intorno, persino i capi avevano capito che era la sua preferita.

-Va bene così Natalia. Non è la prima volta e di certo non sarà l'ultima. Mi hanno sottoposto così tante volte a quel trattamento da farmi dimenticare anche il mio stesso nome. -
Ormai non ci facevo nemmeno più caso, ma era frustrante non sapere il proprio nome, chi sono o cosa ero prima di questo. Nonostante continuassi a tenere sotto controllo la strada sottostante riuscii a vedere con la coda dell'occhio Natalia sossultare a quelle parole.
-James-
Era un sussurro ma io riuscii comunque a sentirlo. Questo nome mi era familiare.
-Che cosa hai detto?- chiesi, scandendo parola per parola.
-Il tuo nome. James Buchanan Barnes.-, e dicendo questo mi porse una medaglietta. La rigirai lentamente fra le mani, leggendo ciò che vi era inciso sopra.
- Bucky-, dissi sorpreso, è così che mi chiamavano.
- James suona meglio-.
Mi girai verso Natalia, liberandomi dalla nube di ricordi che aveva momentaneamente oscurato la mia mente, e la guardai intensamente. -Forse hai ragione. Natalia come l'hai...?-
-Eccoli sono qui- alle sue parole riportai lo sguardo sulla strada. Ma cosa stava succedendo là sotto!?

La ballerina senza volto Where stories live. Discover now