Capitolo 12

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Nei giorni seguenti Katsuki non si lasciò andare nemmeno un frammento di quella conversazione, cercando di comprendere cosa potesse essere andato storto. Rievocò anche i ricordi di quando erano usciti insieme, andando alla caffetteria, ovvero la situazione più simile ad un appuntamento che avessero avuto, ma nemmeno in quell'occasione gli sembrava di ricordare di aver detto qualcosa di male, o di aver visto lo sguardo di Eijirou cambiare com'era successo quel giorno nel corridoio. Perciò, aveva provato a pensare cosa avesse fatto non in sua compagnia, che però potesse essergli stato riferito, fino ad arrivare a quello che aveva detto ai propri compagni di squadra, solo per dargli il contentino.
Katsuki venne assalito dal pensiero che Denki avesse potuto filmare quel momento e mandarlo a sua volta a qualcuno che lo avesse mostrato ad Eijirou. In quei giorni, infatti, si ricordò di come aveva visto stranamente vicini Denki e Hitoshi, dato che solitamente si insultavano semplicemente a vicenda, ma li aveva notati confabulare spesso tra loro. Ingenuamente aveva creduto che l'amico si fosse semplicemente preso una cotta per il migliore amico di Eijirou, perché, insomma, anche lui si rendeva conto che fosse carino, ma aveva sbagliato su tutti i fronti.
Più la sua mente macinava, più la cosa gli sembrava possibile, anche perché non solo lui era distratto, ma anche Eijirou e, forse, la cosa non andava a genio a Hitoshi. Probabilmente avevano ideato un piano il biondo ed il lilla, facendo arrivare i due ragazzi a litigare, per trarne dei vantaggi.
Nonostante fosse arrivato a quella conclusione, però, nel pieno di una notte, l'aveva completamente distrutta, non credendo che due amici potessero fare una cosa così egoista solo per trarne dei vantaggi per le squadre, che siano di sport o culturali. Così non aveva detto niente a nessuno, continuando a frequentare la scuola, dove da lontano guardava Eijirou aggirarsi per i corridoi, accanto ad Hitoshi, ma come se fosse solo e lui continuava ad allenarsi, però, non riuscendo a stare in gruppo. Mentre gli altri tiravano a canestro, facendo qualche tiro libero, lui se ne andava a correre e viceversa, in modo tale da non dover dare ascolto a Denki, Shoto, Sero o qualunque altra persona che avesse voglia di parlare con lui.
Anche a casa si allenava da solo, chiedendo al padre di non aiutarlo, perché desiderava concentrarsi al meglio. Ma sapeva che l'uomo lo osservava dalla cucina, che dava direttamente sul retro del giardino, dove il padre aveva fatto installare un campo di basket proprio quando il figlio era nato e avevano comprato quella casa. Il suo destino era scritto ancor prima che compisse i primi passi, visto che il suo primo peluche era stata una mini palla da basket imbottita di piume.
Non riusciva ad andare a canestro, visto che tutti i propri pensieri convergevano in un'unica direzione: Eijirou. Pensava a lui costantemente, chiedendosi cosa stesse facendo in quel momento, come si sentisse e se anche lui si stesse preparando bene per la propria prova del decathlon.
Stava studiando?
Era distratto?
Sentiva anche lui la propria mancanza?
Tutti pensieri che lo frustravano a tal punto che un giorno si ritrovò ad urlare dalla frustrazione durante un allenamento con la squadra, quando tutti stavano correndo e lui faceva i tiri liberi e l'ennesimo pallone non era entrato nella cesta.
Aveva visto Shoto scattare verso di lui, preoccupato, ma Denki lo aveva bloccato, per una volta comprendendo il proprio amico. Katsuki sentiva la pressione più che mai, la partita era imminente, ma non riusciva a concentrarsi come avrebbe voluto, perché la propria razionalità era stata portata via tutta insieme da quel ragazzo dai capelli rossi e il sorriso limpido come una giornata di piena estate.
Fu quando tornarono dal fine settimana, il lunedì, che Katsuki ebbe il colpo finale.
Aveva passato la mattina ad evitare tutti, persino la mattina si era fatto accompagnare dal padre, che non gli aveva detto niente per tutto il tragitto, per non essere accolto dalla solita folla all'entrata di scuola. Aveva solamente finto di essere in ritardo ed era stato un gioco da ragazzi convincere il padre, che comunque sarebbe dovuto andare a scuola essendo il coach.
Aveva seguito le lezioni senza essere disturbato da nessuno e per i corridoi non aveva cercato nessuno dei suoi amici, tanto meno Eijirou, perché non avrebbe retto la tensione. Era la settimana che avrebbe portato a venerdì e alla partita finale, doveva tornare ad essere lucido, ci doveva provare in qualche modo. Aveva con se il pranzo quando andò in mensa, con l'intenzione di stare lontano da Denki e gli altri compagni di squadra e l'unica volta che sollevò lo sguardo dalle proprie scarpe fu quando davanti a se apparve Eijirou. Stringeva a se il vassoio della mensa, sul quale c'era il pranzo.
Portava i capelli legati dietro la nuca, con la frangia troppo corta per potervi entrare dentro, che gli solleticava il volto. Aveva il volto rigato, come se dormisse male da giorni e gli occhi erano spenti, non lucenti come il solito. Sorrisero entrambi, automaticamente, ma prima che Katsuki potesse aprire bocca, Eijirou gli girò attorno, andandosi a sedere lontano dal proprio tavolo. Si voltò, per osservarlo ancora qualche istante, rubando quei secondi alla propria lucidità, appena in tempo per notare che Hitoshi cercasse di attirare l'attenzione del proprio amico, proprio come stava facendo Denki con lui.
Sia Eijirou che Katsuki, però, li stavano ignorando.
Tornò sul suo cammino con la testa bassa e sorpassò tutta la mensa, andando verso l'unico posto dove si sarebbe sentito meglio.
Il tetto.
Quello non era più solo il suo posto, ma anche di Eijirou e sperò che anche lui in questi giorni ci avesse passato dei momenti. Voleva che fosse così, non capacitandosi ancora del motivo per cui avesse deciso di mollare tutto e lui di punto in bianco.
Salì le scale, sedendosi sulla panchina su cui qualche settimana prima si era seduto il rosso, che lo aveva lusingato, facendogli capire che non era solo il campione di basket, ma un ragazzo qualunque, con dei sentimenti qualunque, e lo aveva convinto a fare l'audizione. Tirò fuori dal sacchetto il panino e lo addentò, solo con lo scopo di darsi forza per gli allenamenti del pomeriggio, perché la fame era totalmente assente, a causa del nodo che gli stringeva lo stomaco.
Si mise ad osservare il cielo, constatando che quella fosse davvero una bella giornata, ma pensando solamente agli occhi di Eijirou.
"Hei" sentì dire da una voce e si voltò di scatto, con il panino a mezz'aria, vedendo nel suo rifugio, quello che nessuno conosceva, Denki, Shoto e Sero, che si posizionarono davanti a lui con un'aria colpevole. Li osservò, chiedendosi cosa ci facessero lì, ma rimase in silenzio, come faceva da giorni, non avendo la forza di proferire parola.
"Abbiamo fatto una riunione" disse Denki, a nome dei ragazzi che gli stavano accanto e Katsuki rilassò le spalle.
"Oh, splendido" rispose, tornando a guardare il cielo. Non che tutto quello gli importasse davvero.
"Abbiamo parlato del fatto che non ci comportiamo come degli amici. E intendo noi, non tu"
Katsuki sospirò, continuando a non guardarli, perché in fondo questo lo sapeva già. Ci aveva pensato per giorni prima di arrivare a quella situazione di stallo che si era creata da quando Eijirou non gli parlava. Tutti i suoi pensieri da allora erano stati incanalati solo nella ricerca di un motivo per cui il rosso non gli parlasse più, fino ad arrivare a confondersi totalmente, a fondere le cellule neuronali, ad uno stress che non lo faceva dormire la notte e lo faceva essere distratto di giorno.
"Senti a proposito del musical.."
"No, zitto. Non ne voglio neanche parlare" zittì Denki, che stava infilando solamente il dito nella piaga. Katsuki aveva una grossa ferita aperta in pieno petto, esattamente all'altezza del cuore e facendo così, dicendo quelle cose, l'amico gli stava solamente spingendo il coltello in profondità.
"Volevano solamente dirti che ti verremo a vedere. Faremo il tifo per te"
"Eh?"
Katsuki si voltò verso di loro, confuso.
"Si, se ci tieni a fare quel musical dovremmo incoraggiarti, non scoraggiarti" spiegò Shoto che se ne stava silenzioso accanto a Denki.
"Vinci o perdi, siamo una squadra è questo che conta. Anche se dovessi essere il peggior cantante del mondo" aggiunse Denki, dandogli un leggero pugnetto sul braccio, con fare amichevole. Era da molto che una situazione così leggera non si creava tra loro, esattamente da quando era diventato il capitano della squadra, come se da quel momento non lo avessero più visto come un loro compagno, ma un superiore a cui portare rispetto, che dovesse essere più maturo di loro.
Ma Katsuki era solo un ragazzo e provava dei sentimenti, come tutti.
"Cosa che non possiamo sapere, perché non ti abbiamo mai sentito cantare" esordì Sero, facendo sorridere Shoto e Denki, ma rabbuiando ancora di più Katsuki, che conosceva la triste realtà.
"E non mi sentirete mai cantare, perché Eijirou non vuole parlare con me e non riesco a capire perché" sussurrò, tornando a fissarsi le scarpe, mentre il panino stava poggiato sul pezzo di carta che si era portato da casa. Sentì gli occhi inumidirsi al pensiero del ragazzo che se ne stava in mensa, o che se ne fosse andato a studiare da qualche parte e lui lì, a non poter fare niente per far tornare tutto com'era prima.
"Ma noi si"
Katsuki alzò lo sguardo, mentre Shoto gli passava dei biscotti caldi, avvolti in un foglio di carta forno e gli diceva di fare attenzione perché scottavano.

My musical academia [BnhaxHsm]Where stories live. Discover now