Capitolo 6

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Infilò quel pezzettino di carta nell'armadietto di Eijirou e si allontanò velocemente, non volendo che Denki lo trovasse ancora e avesse il tempo di sgridarlo con il suo fare melodrammatico.
S'incamminò verso il tetto, dove aveva dato appuntamento al ragazzo per poter parlare liberamente, senza che nessuno li interrompesse come sempre, dritto alla meta, fino a che non vide Izuku davanti al proprio armadietto aperto che osservava lo scempio che aveva sulla maglietta. In mano aveva altri abiti e stava decidendo quale indossare per porre rimedio al disastro che aveva combinato poco prima Eijirou. Il verde ancora non poteva vederlo, ma lui da lì si. C'era Shoto che se ne stava appoggiato all'angolo, fino a che prese il coraggio di farsi avanti, mostrandosi al ragazzo che si osservava allo specchio.
Izuku sollevò lo sguardo, essendo leggermente più basso di Shoto e fece uno sguardo scocciato, mentre si poneva davanti al disastro sul petto, la maglietta pulita.
"Hei, Izuku – iniziò con tutta la sicurezza che aveva in corpo – dato che Katsuki sarà nel tuo musical", ma venne interrotto da un Izuku estremamente irritato da quell'affermazione.
"Katsuki Bakugou non è nel mio musical!"
"Okay, beh, pensavo che ti potesse interessare venire a vedere una nostra partita" continuò imperterrito Shoto, mostrandogli uno dei suoi migliori sorrisi, mentre si appoggiava all'angolo della parete per poter osservare al meglio quel ragazzo di cui aveva una grossa cotta.
Katsuki, che li stava osservando, dal canto suo pensava che avesse sbagliato ad approcciarlo in quel modo, infatti dopo qualche istante si ritrovò con l'armadietto sbattuto e Izuku che, con fare saccente cercava di raggiungere la sua altezza.
"Preferirei infilarmi degli spilli negli occhi"
"Non ti pare un po' estremo?"
Izuku, totalmente scocciato dalla situazione si ritrovò a strillare:"Evapora spilungone!", per poi allontanarsi di sua spontanea volontà nella parte opposta, mentre Katsuki si faceva più piccolo per nascondersi meglio e non farsi vedere dal ragazzo con i capelli verdi.
"Faccio dolci, se vuoi!" provò ad urlargli alle spalle, ma quello era troppo lontano.

[...]

Katsuki raggiunse velocemente il tetto dove aveva dato appuntamento ad Eijirou per poter parlare un po' da soli. Lui amava quel posto, essendo anche il luogo dove il club di giardinaggio poneva tutte le piante per lasciarle prendere il sole, ma anche l'acqua, nel loro luogo naturale. Sin da quando si era iscritto in quella scuola, quello era diventato il suo posto e desiderava immensamente che solo un'altra persona lo condividesse con lui.
Si appoggiò alla ringhiera, davanti al quale si potevano vedere le scale che aveva percorso qualche minuto prima, nervoso, attendendo l'arrivo di Eijirou. Non sapeva se avrebbe accettato il suo invito, ma ci teneva veramente molto, forse anche solo per schiarirsi lui stesso le idee su quello che avevano fatto solo il giorno prima. Quando una chioma rossa risalì le scale, si irrigidì.
Il ragazzo stava sorridendo, poteva percepirlo anche se stava di spalle, mentre muoveva il capo, notando quanti fiori e piante ci fossero in quel posto dove lo aveva condotto Katsuki. In qualche istante fu sul piano dove stava anche il biondo, mentre si guardava ancora attorno e si girava verso il ragazzo, che invece guardava lui. Vide i suoi occhi brillare e poi posarsi su di lui, sorridenti e felici.
"Caspita, ma è un giungla qui" disse, avvicinandosi totalmente a lui, appoggiandosi alla stessa ringhiera che le sue mani stavano stringendo.
"Come la caffetteria?"
"Oh, mi sono appena umiliato per il resto della vita" e il volto di Eijirou si abbassò, anche se mantenne il sorriso, rendendosi conto dell'ilarità della situazione. Avrebbe voluto dirgli che non importava, comunque Izuku si portava dietro il cambio che aveva sempre pronto nel proprio armadietto, ma stette zitto, mentre il ragazzo continuava ad osservarsi attorno.
"No, ma dai" si ritrovò semplicemente a dire, mentre abbassava lo sguardo, completamente imbarazzato. Non aveva idea di come comportarsi davanti a quel ragazzo che gli faceva provare tutte quelle nuove sensazioni.
"Questo è il tuo rifugio?" chiese, poi, Eijirou, questa volta tenendo lo sguardo fisso su di lui. Katsuki sentì il fiato mancargli e cambiò direzione, guardandosi attorno.
"S-si, i miei amici non sanno nemmeno che esiste" ammise, con un leggero risolino. Erano tante le cose che i suoi amici non sapevano di lui in quell'ultimo frangente della sua vita, soprattutto Denki, nonostante sarebbe dovuto essere il suo migliore amico. Invece si sentiva lontano da lui anni luce, come se la loro amicizia, nata alle elementari, ormai non contasse più. All'amico sembrava importare semplicemente che lui giocasse quella partita contro i West high per vincere il campionato e passare alla storia.
"Ma dai, Katsuki, a me sembra che tu abbia tutta la scuola ai tuoi piedi, tutti vogliono essere tuoi amici" fece Eijirou, come se avesse letto nella mente del biondo, percependo la sua insicurezza e fragilità. Strinse forte il corrimano, guardando verso quella scala da dove aveva visto salire il ragazzo e strinse forte gli occhi.
"Se non perdiamo"
E la sua voce era triste spezzata, perché era veramente quella l'unica cosa che tutte quelle persone volevano da lui. Che vincesse quella stramaledetta partita. Che 'rendesse gloria' ai wildcats. Ma a lui qualcuno ci stava pensando?
Al suo fianco Eijirou si mosse, avvicinandosi leggermente a lui e voltandosi dalla sua parte. Katsuki alzò lo sguardo, ritrovandosi di nuovo incatenato a quegli occhi che sembravano bruciare di fuoco vivo.
"Sarà difficile essere il figlio del coach"
E il rosso ci aveva preso in pieno, perché tutta quella pressione era sulle sue spalle solamente perché lui era il figlio del coach Bakugou, di quel ragazzo che aveva portato la scuola alla vittoria dei campionati e desideravano che lui fosse il suo seguace, il suo erede.
"No, mi fa solo allenare un po' più degli altri" decise, però, di dire semplicemente, perché non aveva intenzione di rendere triste quello sguardo che lo incatenava a Eijirou. Non voleva che fosse investito da tutte quelle emozioni che lo stavano erodendo ogni giorno, come se fosse una roccia e l'acqua ogni giorno vi ci sbattesse violenta, come in preda ad una tempesta.
"Non so come la prenderà quando scoprirà che canto" commentò, però, ancora. Perché alla fine era per discutere di quello che lo aveva fatto andare su quel tetto, non per parlare dei problemi che affliggevano la sua vita da cestista.
"Non la prenderà molto bene?" chiese ingenuamente il ragazzo davanti a lui, che continuava a fissarlo con occhi grandi e lucidi. Distolse lo sguardo, incapace di trattenere la verità se si fosse fatto raggirare come se Eijirou fosse una sirena e stesse emettendo il proprio canto.
"Sai, quando vengono gli amici di mio padre a cena gli dicono sempre che io sono nato per il basket. Eppure mi piacerebbe non essere nato solo per quello" ammise però, non in grado di trattenere totalmente le proprie emozioni. Si stupì di se stesso, perché nemmeno con Denki, il suo migliore amico, aveva mai parlato così apertamente, con il cuore in mano. Katsuki desiderava essere un ragazzo normale, avere delle possibilità normali e senza subire le pressioni continue da parte di una scuola intera. Lui amava il basket, ma se avesse scoperto un'altra passione, desiderava poterla portare avanti, anche se in quel scenario sembrava impossibile.
"Io la vedo la dolcezza con cui parli con me, Katsuki, ho visto come sei rimasto in silenzio davanti a quella ragazza, Kyoka, ieri, mentre cercavo di consolarla. I tuoi amici ti conoscono così?"
Eijirou si andò a sedere sulla panchina che stava a pochi metri dalla sinistra di Katsuki, lasciando che quelle parole appena pronunciate penetrassero nella mente e nel corpo del biondo, che sentì come se gli avesse tirato un pugno. Nemmeno lui stesso si vedeva nel modo in cui il rosso lo aveva appena descritto, eppure gli sembrava sincero. Si voltò, osservandolo mentre ancora il ragazzo gli sorrideva, seduto, mentre lo invitava a raggiungerlo al suo fianco. Sembrava circondato da un'aura di purezza che lo accecò, facendolo finalmente staccare da quella ringhiera a cui si stava tenendo da quando era arrivato, come se fosse l'unica sua ancora di sicurezza.
Adesso si trovava in mare libero.
"Per loro io sono solo il playmaker"
"Ti capisco Katsuki. Nelle altre scuole io ero solo un genio matematico. È bellissimo arrivare qui e poter essere me stesso. Quando canto con te mi sento libero di poter essere un ragazzo"
Il biondo si avvicinò alla panchina, finalmente sorridente ed esclamò, prima di sedersi:"Sembri anche un ragazzo!" scatenando la risata contagiosa di Eijirou, dai quali occhi cadde qualche lacrima. Forse quella battuta non se l'aspettava, ma Katsuki era felice di vederlo così felice, nonostante gli avesse appena mostrato anche lui la parte più debole di se stesso. Sentiva di poter essere una persona migliore per quel ragazzo. Per la prima volta nella sua vita, desiderava davvero non delude qualcuno, non lo sentiva come un dovere.
"Cantare con te mi fa stare bene Katsuki" ripeté Eijirou, tornando a guardare il biondo seduto accanto a lui sulla panchina.
"Non avrei mai pensato di cantare, questo è sicuro" volle ammettere a sua volta, forse per mettere in chiaro, in modo velato, quanto fare quella cosa fosse speciale per lui, soprattutto se fatta con il ragazzo accanto a lui.
Eijirou sorrise timidamente e il suo cuore mancò un battito.
"Allora, lo vuoi fare il provino?" chiese il rosso centrando l'obiettivo e la mente di Katsuki sembrò scoppiare totalmente, mentre quel ragazzo che lo attraeva in modo fatale e quelle parole venivano pronunciate insieme.
Aveva trovato qualcuno che lo stava considerando per la persona che era e non sulla base delle proprie capacità sportive.
"Hei, chiamami per fare qualunque provino" decise di dire, cercando di mettere dell'ironia in quella frase, fallendo miseramente. Si percepì tutta l'insicurezza che provava.
"Sei in gamba Katsuki, ma non per i motivi che credono i tuoi amici"
E venne colpito in pieno. Sgranò leggermente gli occhi, mentre scostò lo sguardo da Eijirou, cercando di calmare il proprio cuore impazzito. Non si riconosceva più. Non conosceva tutte quelle emozioni. Così decise di sorridere a quella dichiarazione inaspettata di Eijirou, che, come sempre, aveva compreso prima di tutti chi fosse davvero Katsuki, nonostante avesse avuto non più di qualche approccio per conoscerlo veramente. Forse, però, si rese conto il biondo, aveva dato molte più opportunità a lui di conoscerlo che a chiunque altro.

My musical academia [BnhaxHsm]Where stories live. Discover now