Capitolo 7

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Katsuki si era ritrovato così a provare tutti i giorni nella settimana seguente, incontrandosi anche con Eijirou e Kyoka per essere pronti al meglio per il provino. Ogni giorno che passava la sintonia tra il biondo e il rosso aumentava e più si sentiva vicino al ragazzo, più Katsuki desiderava provare, in un circolo vizioso, che lo faceva allontanare da qualunque altra attività che non fosse quella canora. Lo studio, uscire con gli amici, persino il basket era passato in secondo luogo, ora che aveva trovato qualcuno con cui potesse essere veramente se stesso, senza il rischio di essere giudicato.  Nulla riusciva a distrarlo, nemmeno quelle occasioni in cui Izuku lo aveva quasi scoperto mentre cantava una strofa del secondo atto, chiuso in una delle aule della scuola e nemmeno quando Eijirou gli aveva detto che Momo si era fermata davanti al bagno dei maschi, quasi decidendo di entrarvi, perché aveva sentito cantare anche lui. L'ultima cosa che desideravano, era mettersi contro quei due fratelli.
Tutto questo, dimenticandosi del basket.
Eppure quello era sempre stato la sua passione.
Per questo, quando quel giorno si ritrovò a constatare che fosse ormai quasi finito l'allenamento della sua squadra, corse a perdifiato verso la palestra e a cambiarsi di abiti, arrivando, però, quando tutti avevano già finito.
Denki fu il primo a vederlo entrare dalla porta e sempre il primo a dargli una spallata mentre usciva dalla stanza, seguito da tutti i suoi compagni, che lui stesso avrebbe dovuto guidare, essendo il capitano.
"Io mi alleno un po'" fece Katsuki, quando arrivò accanto al padre, che lo stava fissando con sguardo deluso.
"Mi aspetto più impegno da parte tua, capitano" sottolineò il padre, spingendogli forte la palla contro il petto, come simbolo del rimprovero che, però, il biondo stesso sentiva di meritare. Eijirou lo faceva sentire se stesso, stava scoprendo cose nuove, ma il basket era una delle sue passioni. Non voleva vivere solo di quello, ma una parte della sua vita gli era totalmente dedicata.
Prese a palleggiare, ormai rimasto da solo, nei rimpianti di quell'allenamento perso, nel pensiero che tra una settimana ci sarebbe stato l'incontro più importante della sua vita, della vita di tutti quei ragazzi che in quel giorno si erano dovuti allenare senza il loro capitano.
Andò a canestro un paio di volte, anche se lavorare sui tiri liberi non era il massimo per uno che, come lui, veniva marcato anche da tre persone contemporaneamente.
"Hei! Questo è il tuo vero palco" sentì pronunciare alle sue spalle, nel rimbombo della palestra. Si voltò, conoscendo ormai bene quella voce che gli ronzava per la mente giorno e notte da settimane ormai, non permettendogli di pensare ad altro.
"Già, si può chiamare così o soltanto palestra" fece lui, mentre il ragazzo gli si avvicinava sorridente, nella sua maglietta aderente azzurra, rubandogli il fiato. Tese il pallone al ragazzo, percependo le sue volontà ancor prima che glielo chiedesse direttamente ed Eijirou gli sorrise a pieni denti, mentre afferrava la sfera e andava a canestro, nonostante lo avesse fatto con molta rigidità. Katsuki recuperò il pallone, tornando immediatamente dal rosso e sorridendo a sua volta.
"Ooh, ma quindi sei bravo anche a basket!" esclamò, riporgendogli la palla, che venne afferrata con forza, mentre Eijirou teneva il mento sollevato, fiero della sua impresa.
"Una volta ho segnato quarantuno punti in una gara di campionato e nello stesso giorno ho inventato lo shuttle e il pop corn per microonde" inventò Eijirou, facendo ridere di gusto Katsuki, che riprese il pallone tra le mani.
"Hai inventato il pop corn, bravo"
E andò a canestro.
Ma la situazione cambio drasticamente appena Eijirou gli disse di aver fatto le prove con Kyoka. Katsuki si passò la mano libera tra i capelli, mentre pensava all'allenamento appena perso, appunto perché aveva preferito provare con Kyoka, piuttosto che andare dalla sua squadra.
"Anche io e, fra parentesi, ho perso l'allenamento. Se mi sbattono fuori dalla squadra, mi avrai sulla coscienza" fece lui ironicamente, puntando al canestro, cercando di dimenticare quello appena accaduto e di come gli sguardi maligni di suo padre e Denki fossero caduto su di lui, appena commesso quel semplice errore di calcolo.
Eijirou gli afferrò una mano, però, quella con cui stava tenendo il pallone e Katsuki si voltò a guardarlo.
"Ma io.." iniziò, evidentemente non avendo percepito quel sarcasmo che il biondo aveva tentato di introdurre nella frase precedente. Per questo decise di sorridergli, pensando che il rosso fosse veramente carino quando si sentiva in colpa e fece cadere quella mano dalla sua, nel momento in cui disse:"Ei, scherzo".
Quello tornò in un istante con il sorriso sul volto e con fare malizioso gli rubò la palla dalle mani, iniziando a marcarlo, come se volesse fargli una finta, ma Katsuki fu più veloce.
"Sei scorretto!" gli disse, mentre lo afferrava da dietro e lo faceva sollevare leggermente dal terreno, scatenando le risate di entrambi. Sentiva il cuore leggero, nonostante la situazione in cui si trovava tra tutte i doveri che aveva. Eijirou era stato una ventata di aria fresca nella propria vita e adorava poterlo abbracciare e sentire le sue risate.
Ma il cuore tornò a pesargli una tonnellata, quando vide entrare dalla porta di nuovo il padre, con fare aggressivo.
Mollò la presa dai fianchi del rosso, che, vedendo il coach, si sistemò la maglietta, che era leggermente risalita sul dorso.
"Signore, questo è un allenamento a porte chiuse" disse quello, avvicinandosi a loro.
Con il sorriso ancora in volto, le mani dai fianchi di Eijirou si spostarono totalmente.
"Papà, l'allenamento è finito" disse, cercando di proteggere il rosso da quella furia che leggeva negli occhi dell'uomo ora fermo davanti a loro, con la cartelletta in mano.
"Non finchè c'è un giocatore. È una regola"
Ma Katsuki giurò che quella nuova norma se la fosse inventata al momento, solo per dargli fastidio o perché quella scena stava turbando lui stesso.
"Mi scusi" fece Eijirou, abbassando la testa, con il pallone ancora tra le mani, in soggezione per le parole emesse dal padre di Katsuki. Il ragazzo lo notò da come la presa sulla sfera divenne insicura, mentre prese a farlo girare leggermente, perché intento a giocare nervosamente con le sue stesse dita.
Ma quello era pur sempre suo padre e Katsuki ci teneva così tanto a quel ragazzo, che decise di presentare all'uomo quel ragazzo che gli stava sconvolgendo la vita.
"Papà, lui e Eijirou Kirishima"
Eijirou tese la mano verso l'uomo, che però non gliela strinse, bensì prese a fissarlo ancora più male.
"Ah, era con te in detenzione quella volta" constatò e Katsuki si ritrovò a pensare quanto fosse fissato il padre per potersi annotare tutte le persone che, quella volta in cui era arrivato in ritardo con Denki per via della punizione, fossero lì con loro.
Vide la mano di Eijirou cadere davanti a lui e riportarla sul pallone, che poi passò a Katsuki con fare triste. Lo guardò qualche istante negli occhi, quegli occhi così lucidi.
"Ci vediamo dopo Katsuki. È stato un vero piacere signor Bakugou" fece, infine, per poi allontanarsi di corsa da quella scena e uscire dalla palestra. Suo padre aveva appena messo soggezione all'unica persona meravigliosa che al momento stava sostenendo il suo essere, in tutto quello che comprendeva. A quell'unica persona che possedesse il suo cuore.
Quei capelli rossi che erano appena usciti dalla porta, gli diedero la forza di rispondere al padre, non appena lo riguardò, notando quanto fosse irritato da quello che era appena successo.
"La detenzione è stata colpa mia, non sua" pronunciò come prima cosa, perché sapeva che avesse guardato il nome nell'elenco quel giorno, solo per poter comprendere quale fosse la causa della detenzione. Conosceva troppo bene il padre e il suo modo di controllargli completamente la vita, nonostante nessuno glielo avesse mai chiesto e lui avesse bisogno di crescere da solo. Fare le proprie esperienze.
"Non hai mai perso un allenamento in tre anni. Poi arriva quel ragazzo e.." iniziò a ribattere il padre, ma lui non aveva la minima intenzione di starlo ad ascoltare, dato il cervello che stava andando praticamente in fumo per l'irritazione che stava percependo.
"Quel ragazzo si chiama Eijirou ed è.. molto dolce"
Si sorprese lui stesso di quell'ammissione davanti al proprio padre, ma i suoi sentimenti erano fuoriusciti senza che potesse controllarli e lo stavano investendo.
"Se ti fa perdere gli allenamenti non è affatto dolce. Non per me o per la squadra"
Come se l'unica cosa che potesse contare nella vita fosse il basket.
"Lui non è un problema, è solo un ragazzo!"
"Ma tu no, Katsuki! Tu sei il capitano, e quello che fai non si riflette solo sulla squadra, ma sull'intera scuola e senza di te totalmente concentrato, non vinceremo mai. Una finale di campionato non capita molto spesso, è un evento speciale"
Le parole del padre, in un altro momento avrebbero fatto sentire in modo diverso Katsuki, che in quel momento si irritò semplicemente di più, fino ad arrivare alle lacrime per la rabbia di non poter esprimere se stesso, per dover, poi, ricevere una simile ramanzina.
"Si, ma molte cose sono speciali, papà" sussurrò, stringendo forte il pallone, quasi come se sperava di poterlo rompere.
"Si, ma tu sei un playmaker, non un cantante" gli disse il padre e Katsuki comprese in quel momento che qualcun avesse parlato col padre. Che fosse stato un altro professore, magari Aizawa stesso o Denki, che non sopportava di vedere il proprio amico coinvolto in qualcosa di diverso che non fosse il basket.
"E non potrei essere entrambi?" si ritrovò a dire, quasi come se il punto della situazione fosse quello e non che lui volesse solo passare tutto il tempo possibile con Eijirou ed essere se stesso, facendo una delle cose che più gli piacevano con quel ragazzo, per poterlo osservare mentre gli si muoveva accanto, per ridere e scherzare con lui, prenderlo in giro e godendosi la sua compagnia, proprio come stava facendo fino a poco prima, prima che arrivasse suo padre ad interromperli.
Lasciò cadere il pallone, notando che suo padre fosse rimasto senza parole e se lo lasciò alle spalle, mentre avanzava verso la porta, che spalancò, ritrovandosi accanto a se Denki, Shoto e Sero e il resto della squadra che stavano spiando ciò che lui e suo padre si dicevano, ma se li lasciò alle spalle, troppo arrabbiato per poter attaccare briga anche con loro.

My musical academia [BnhaxHsm]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora