60 Sec

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Un minuto. Un minuto ti insegnano che è fatto di 60 secondi, un tempo stabilito, definito che passa sempre allo stesso modo. Ma in alcuni momenti questa è una benemerita stupidata: quando succede qualcosa di brutto o bello il tempo sembra che decelleri o acceleri. Sembra che un minuto possa durare un eternità ma a volte passa in men che non si dica. Mi hanno sempre detto che è frutto della nostra testa questo concetto di tempo soggettivo. La regola dei sessanta secondi vale sempre, come l'avevamo soprannominata io e Mattia. In un minuto tutto puó cambiare, figuriamoci in poche ore. Un momento prima sei in giro a divertirti, un attimo dopo tutto crolla e non hai più certezze. In questi casi non puó esistere una regola che condiziona il nostro tempo. Perché tutto passa lentamente facendo venire i nervi a fior di pelle.

-Bia, Charles vorrebbe essere informato lo sai- disse Caterina mentre entravamo nella via dell'ospedale
-È con Charlotte e lascialo dov'è. Chiamate George o Lando o Carlos. Vado- risposi fredda e brusca scendendo dall'auto e iniziando a correre verso il reparto con la stanchezza che mi spezzava le ossa, a causa del fuso orario. Arrivata nel corridoio vidi mia madre con un aria rilassata, seduta sulla sedia con di fianco Aldo e appoggiata alla parete vidi Amelia che si mordeva le unghia sorridendo a stento quando mi vide.
-Cosa ci fai qua?- sbottó mia mamma alzandosi subito in piedi
-Come hai potuto? Mi fai schifo seriamente. Come hai potuto non dirmi niente, come hai potuto non dare più i medicinali a tuo figlio. Tuo figlio mamma, come... Non mi capacito te lo giuro- feci e lei si incupi.
-Non sapevo nemmeno dov'eri per prima cosa. Sei sempre in giro non degni mai la tua famiglia della tua presenza. Sei scappata quella sera come se non ti importasse nulla di tua madre e di tuo padre e ne sono certa che non ti importa nemmeno di tuo fratello. Tu hai accettato di portarlo a vedere la formula 1 solo per conoscere i tuoi bellissimi amichetti che hai ora. Per una volta l'ho reso un bambino normale, un bambino che non deve prendere medicine o fare le chemio terapie. Se mai uscirà perché te lo dico, è conciato male e non uscirà magari, tu non lo porterai più da nessuna parte, potrai vedere tuo fratello una volta a settimana e senza nessuno dei tuoi amici solo te, non potrai portarlo nemmeno a fare un giro a Maranello, tanto meno ai gran premi e sarete sotto la mia osservazione. Sono stufa di te Bianca, non sei più la ragazza che era partita per Bologna, tu non sei più la Bianca del liceo che aveva trovato un ragazzo d'oro. Tu sei un altra persona- sbraitó queste parole e io non volevo crederci. Mia madre mi stava dicendo che non potevo più vedere lui, il mio fratellino, la mia Forza. Ero una delusione. Corsi via verso i bagni dell'ospedale in lacrime. Non mi importava di niente e di nessuno, le lacrime bagnavano il mio viso, i singhiozzi aumentavano e la mancanza d'aria era sempre di più e annaspavo in cerca di ossigeno in preda a un attacco isterico. La mia famiglia, le persone che ho sempre amato di più al mondo credevano che io fossi per loro una delusione, un peso dalla quale dovevano liberarsi. Non ci credevo, non potevo crederci.
Presi il cellulare e mi fermai sul numero di Charles. Non potevo chiamarlo, doveva sistemare con Charlotte, doveva stare con lei. Chiamai George ma non rispose, bell'amico. Chiamai Carlos.

-Ei Chica come stai?-
-Carlos... Carlos ho un problema-
-Che succede Bianca? Stai piangendo-
-Potresti venire qua a Bologna? Ti prego ho bisogno di qualcuno-
-Mi piacerebbe venire ma purtroppo sono con Lando alla sede della Mclaren abbiamo una riunione urgente-
-Va bene grazie comunque- dissi chiudendo e non lasciando nemmeno proseguire lo spagnolo.

-Bianca... - ero in bagno da un quarto d'ora se non di più, lì appoggiata sul lavandino che piangevo per le parole troppo dure di mia madre. Mi voltai e vidi Amelia. Si era fatta I capelli rossi devo dire che sta molto bene.
-Mi dispiace. Avrei dovuto capirlo che non stava aiutando Marco- disse rimanendo distante. Mi voltai verso di lei e mi gettai tra le sue braccia iniziando a piangere
-Non pensavo l'avrebbe mai potuto fare-
-Tranquilla andrà tutto bene fidati-
-Papà dov'è?-
-è fuori per lavoro sa tutto solo che ha una riunione molto importante- annui solo. Avevo bisogno di qualcuno al mio fianco non c'é dubbio.
-Scusami per come ti ho trattata ultimamente- feci mentre la donna mi accarezzava i capelli dolcemente
-Non preoccuparti. Adesso è meglio che andiamo, sono certa che ci sono buone notizie- fece e ci avviamo verso il corridoio.

ღ Agape- Charles LeclercKde žijí příběhy. Začni objevovat