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Il Quartier Generale aveva indossato i vestiti dell'autunno: le nuvole livide che coprivano il cielo gettavano ombre scure sulla facciata frontale; il fiume sul quale sorgeva si era incupito, seguendo le orme della volta celeste e raggiungendo una tonalità simile a quella dell'argento liquido, pareva un portale per un'altra dimensione. Gli alberi avevano cambiato colore, le foglie erano mutate, il giallo e l'ambra dominavano su tutto il resto.

Il Quinjet atterrò sul prato e un sospiro generale si sollevò dai suoi passeggeri che, stanchi, raggiunsero l'edificio più piccolo, quello che ospitava le camere da letto degli Avengers, la cucina, la palestra e luoghi ad uso personale degli eroi. Avevano tutti concordato che un po' di privacy non sarebbe stata male, inoltre Tony aveva costruito un edificio apposito per le varie riunioni e conferenze. 

«Questa volta è stata veloce.» Sam allungò le braccia sopra alla testa, stirando i muscoli contratti. «Stanno iniziando a cedere.»

Wanda lo guardò di sottecchi, mordicchiandosi un labbro, soprappensiero. «Pensavamo la stessa cosa un mese e quattro basi fa, sto iniziando ad essere stanca di ritrovarmi agenti dell'Hydra tra i piedi.»

Steve sbuffò accanto a lei, trattenendo una risata.

«Anche più, ragazzina.» commentò Clint. «Per qualcuno di noi sono passati anni.»

Natasha sfiorò la spalla del Capitano. «O un secolo.» L'uomo allungò una mano, tirandole una ciocca di capelli rossi. «E poi,» continuò la Vedova, liberandosi dal peso delle armi, posandole su uno dei tavoli del salone. «non dimentichiamoci che tu, Wanda, prima eri una di quegli agenti che ci ritroviamo sempre tra i piedi.»

La ragazza le rivolse un'occhiataccia, il braccio dell'arciere le strinse le spalle, in una dimostrazione di affetto un po' goffa. «Ma noi l'abbiamo perdonata per questo errore madornale, dico bene?»

Sam annuì, lasciandosi cadere su un divano, appoggiò i piedi sopra al tavolino di legno, sorridendo quando Wanda e Clint seguirono il suo esempio.

«Comunque,» disse Steve, riportando l'attenzione su ciò che era davvero importante. «abbiamo trovato quello che cercavamo. Natasha ha preso i fascicoli, e sappiamo dove si trovano le altre basi quindi possiamo organizzarci per un prossimo attacco.»

«Amico, prenditi una pausa, siamo appena tornati e già parli di ripartire. Non credo di essere in grado neanche di alzare una forchetta, al momento.» Sam sbadigliò.

Il Capitano gli spinse i piedi a terra. «Spero almeno che tu abbia abbastanza forza per farti una doccia, puzzi, Wilson.»

«Come tutti in questa stanza.»

****

Natasha stringeva ancora i fascicoli tra le mani quando, davanti alla porta di Wanda, si decise ad entrare.

La ragazza, seduta a gambe incrociate sul letto, suonava una melodia dolce alla chitarra, con gli occhi chiusi e la mente persa da qualche parte.

«Sei bravissima,» sussurrò Natasha, affiancandola. «dove hai imparato?»

La mora sorrise, gli occhi ancora chiusi. «Un dottore ci veniva a trovare spesso prima e dopo l'esperimento, a volte portava una chitarra e mi suonava qualcosa.» Si strinse nelle spalle, pizzicando una corda. «Credo di averlo guardato così tanto che alla fine devo aver imparato qualcosa, comunque devo migliorare.»

Posò delicatamente lo strumento sopra ai cuscini, soffocando un povero orsacchiotto bianco. «Di cosa vuoi parlarmi?»

Natasha le porse i fascicoli. «Voglio mostrarti questi, li ho trovati mentre cercavo quello di Barnes e ho pensato che magari ti potesse far piacere.»

HaluskeinWhere stories live. Discover now