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Non aveva ancora parlato con Ophelia, non ne aveva avuto il tempo. Quindi quando la vide seduta a tavola con un piatto colmo di pasta davanti non si lasciò sfuggire l'opportunità e si avvicinò.

I capelli corvini le coprivano gran parte del viso, gettando un'ombra in netto contrasto con il pallore della sua pelle. Le dita della mano libera erano intente a sfogliare il giornale, con l'indice teneva segnata la riga.
Steve notò con piacere che non aveva più il volto scavato e che le occhiaie erano scomparse.

La ragazza sollevò lo sguardo, inchiodandolo sul posto con quegli occhi verdi. «Sei sveglio», disse semplicemente. Steve si mise a sedere davanti a lei, muovendosi con un po' di difficoltà tra bende e tutore. «pensavo fossi andato in coma, si stavano preoccupando un po' tutti. A parte quello strano robot, lui pareva volerti dissezionare». 

Steve fece una smorfia. «Vedo che anche tu ti sei rimessa». 

Scrollò le spalle. «Cho ha continuato a farmi esami su esami, ma i miei valori non hanno niente che non vada. Mi hanno detto che sono libera di andare, se voglio». 

L'uomo la osservò un attimo in silenzio, prima di domandare: «Vuoi andartene?»

«Sinceramente?» chiese, scostandosi una ciocca corvina dalla fronte. «Non sono molto utile qua. Ho già detto tutto quello che ricordo a Natasha e Fury, cioè che mi hanno rapita fuori da un supermercato e che mi sono svegliata in uno stanzino, insieme ad altre cinque persone. Poi solo il buio. Non capisco come sia riuscita a mettermi in coma da sola e non so nemmeno perché hanno scelto me». Si passò una mano lungo le braccia. «Diciamo che mi sento più un peso che altro».

Steve scosse la testa. «Tu non sei-»

«Oh, andiamo Capitano», lo interruppe la donna. «qua siete tutti combattenti esperti, avete uno scopo. Io sono solo un randagio a cui serviva aiuto. Ammettilo, mi avete portata qua solo per sperare di avere una pista in più».

L'uomo corrugò la fronte, preso alla sprovvista da quelle parole così dirette e sincere. Le aveva trovate anche un po' ciniche, ma non poteva nascondere che quel comportamento era del tutto legittimo. 
In fondo non l'avevano portata alla base proprio per quello? Avrebbero fatto la stessa cosa per un'altra vittima? 

Conosceva la risposta e non ne era fiero. «Mi dispiace», disse solo. Non trovava parole migliori. 

La ragazza sbuffò, la forchetta sospesa all'altezza della bocca. «E per cosa? Avermi salvato la vita?»

Dio, perché è così difficile avere una conversazione con una donna? Gemette Steve; si portò una mano alla fronte, passandola sui capelli, cercando di calmarsi. 
Lo rendeva troppo nervoso quella conversazione, Ophelia sembrava irraggiungibile. Quando pensava di essersi avvicinato di un passo lei si era allontanata di tre. 

«Hai ricordi della tua vita passata?» domandò a bruciapelo la ragazza. 

Steve le rivolse una veloce occhiata, sorpreso. Era raro che qualcuno gli rivolgesse domande tanto personali, lo trovavano maleducato, ma lei ci si era buttata a capofitto. Lo aveva infilzato con una spada e lo stava guardando, in attesa di una sua risposta. 
Si mosse sulla sedia, a disagio. «Qualcosa sì, abbastanza». 

«Sai, sei una specie di leggenda», masticò lentamente, prendendosi più tempo del necessario. «hai sconfitto il brutto lupo cattivo e hai salvato l'America, il mondo!»

«Ho fermato delle bombe, non credo di aver salvato il mondo».

«Non fare il modesto, non ti si addice», gli puntò un dito contro. «sai cosa voglio dire. Senza di te l'Hydra avrebbe raso al suolo questo paese e avrebbe sottomesso l'intero mondo, tu li hai fermati, uccidendo Teschio». 

HaluskeinWhere stories live. Discover now