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Picchiettò piano sulla superficie liscia del legno nel punto in cui i raggi del sole mattutino facevano capolino dalla finestra, attendendo risposta. Ci riprovò senza entusiasmo, sapendo già che non avrebbe ricevuto risposta.

Sospirò e fece per andarsene quando, voltatosi, si ritrovò Wanda davanti, appoggiata con una spalla alla porta della sua stanza. «L'hai fatta arrabbiare un bel po'».

Steve la guardò un attimo, le parole parvero non voler uscire dalla bocca tanto grande era la sua vergogna. Alla fine annuì, abbassando un po' il capo. «Te ne ha parlato?»

«Non c'era bisogno.» Gli occhi le si illuminarono di rosso, ingoiando il verde in una fiamma scarlatta. 

L'uomo storse un po' il naso e non poté trattenersi dal sussurrare: «Non dovresti andare in giro a leggere la mente delle persone senza permesso, lo sai.»

Un sorriso increspò le labbra di Wanda, tuttavia nella sua voce non c'era traccia di divertimento. «Non è una cosa che controllo bene, non ancora. Quando dormo la mia mente è attiva, non ne ho il controllo. Si difende.» Lo raggiunse, trovandosi tanto vicina da sentire il calore che emanava il suo corpo. «I pensieri e le emozioni più intense mi raggiungono prima che io riesca ad escluderle. E non ci è voluto molto a capire che la causa sei tu.»

«Non era mia intenzione» mormorò.

«No, tu non ci hai pensato» lo riprese velocemente lei, voltandosi. «Hai in testa quel tuo amico e lo capisco, se fossi nella tua posizione farei lo stesso, ma dobbiamo renderci conto quando è il momento di mollare.»

Steve drizzò la schiena, punto su un tasto dolente. «Non ho intenzione di arrendermi.»

«Non ho detto questo.» Si fermò, per metà era già dentro la stanza. «Devi capire quale sia la tua priorità.»

Si chiuse la porta alle spalle, lasciando il Capitano immerso nel suo silenzio. 

Passandosi una mano fra i capelli biondi si diresse verso la palestra, non sperava di poter incontrare lì Natasha, sapeva bene che, finché non avesse avuto intenzione di farsi trovare, non le avrebbe parlato. Era meglio lasciarla pensare. No, la palestra serviva a lui: allenarsi aveva da sempre un effetto rilassante sul suo corpo, gli liberava la mente, i pensieri correvano senza un filo logico e lui si lasciava trasportare. 

Aveva fatto due rampe di scale, quando, all'altezza dell'atrio, Sam lo fermò, uno sguardo preoccupato che stonava un po' sul suo volto. «Un uomo ti sta cercando.»

Steve corrugò la fronte, seguendolo. «Un uomo?»

«Un agente, a dire la verità. Agente Haly» sottolineò il diretto interessato, allungando un braccio per presentarsi. «mi dispiace di doverla disturbare, Capitano Rogers, ma avrei bisogno del suo aiuto.»

Era giovane, molto giovane. Portava i capelli scuri tagliati cortissimi, gli occhi, del medesimo colore, lo osservavano con curiosità e rispetto, la bocca piegata in un sorriso faceva a cazzotti con la postura rigida e l'uniforme scura. Quanti anni aveva?

«E per cosa?» chiese, stringendogli la mano.

L'uomo guardò nervoso verso Sam e tentennando rispose: «Fury ha chiesto se puoi raggiungerlo, deve parlare con lei di una questione importante.» 

«Sembra veramente importante, quindi» commentò Falcon dietro di lui. Posò una mano sulla spalla dell'amico. «Vai pure, qua non capiterà nulla di nuovo. Credo che utilizzeremo la tua assenza per riposarci un po'.»

Steve gli rivolse un'occhiata di rimprovero, ma non osò infierire. Sapeva bene che avevano bisogno di una pausa, avevano sopportato settimane di fatica in silenzio, seguendo ogni suo ordine. Annuì, avvicinandosi all'uomo. «Bene, possiamo andare.»

HaluskeinWhere stories live. Discover now