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Quando riaprì gli occhi aveva ancora in corpo gli antidolorifici e le ci volle un po' per capire dove si trovasse.
La stanza dell'infermeria era completamente bianca, come ogni ospedale che si rispetti. Dall'enorme vetrata che si trovava alla sua sinistra entrava la luce di pieno pomeriggio, il Sole si affacciava pigramente dalle nuvole; vedeva le chiome degli alberi mosse dal vento. 
Girò piano la testa, la parte destra le doleva ancora. 
Appoggiata al suo letto, la testa nascosta tra le braccia, c'era Steve. Il supersoldato indossava una semplice maglietta bianca e dei pantaloni militari; aveva un livido in via di guarigione sul lato sinistro del collo, fino alla mandibola -la barba appena fatta mostrava con chiarezza il colpo che aveva subito-. 
«Come ti senti?» 

Alzò lo sguardo; appoggiato alla porta, vestito con il solito abito nero, c'era Fury. Tra le mani stringeva un tablet.
«Come se fossi sopravvissuta a una bomba», rispose, tenendo il tono di voce sufficientemente basso dal non svegliare il Capitano.
Tuttavia questo si mosse, lamentandosi leggermente. Gli occhi ancora chiusi. 

«Bene», avanzò, entrando finalmente nella stanza. Le sfiorò un braccio, quindi controllò i valori sul monitor. «ci hai fatto spaventare abbastanza», fece un cenno della testa verso Steve. «specialmente lui. È quasi uscito fuori di testa quando vi siete separati».
Sentì le guance tingersi di rosso sotto lo sguardo attento del direttore. «Quando avevi intenzione di dirmi di voi due?»

«È complicato».

«Nat?» la voce confusa e assonnata fece zittire entrambi. Steve alzò la testa, passandosi una mano sulla faccia per cancellare ogni residuo di sonno, quindi posò gli occhi sul volto di Natasha. Quando notò che era sveglia si alzò di scatto, posandole una mano sulla guancia. «Ei, come stai?»

La donna sorrise, il corpo in fiamme per quel tocco. Circondò la mano del Capitano con le sue, beandosi di quel contatto per un po'. «Ho solo un po' di mal di testa».

«Causa della botta che hai preso», Steve si raddrizzò, non aveva notato il direttore nella stanza. «il medico dice che in un paio di giorni sarai come nuova». 
Sventolò una mano davanti al biondo, cercando di reprimere il sorriso che gli stava nascendo sulle labbra. «Tranquillo, Rogers. Se ieri mattina erano solo supposizioni con quello che è successo ne ho la conferma. Specialmente dopo che hai quasi fatto fuori uno dei miei soldati per raggiungerla». 

Steve fece una smorfia sotto lo sguardo scioccato della Vedova. «Ho un po' perso il controllo, lo ammetto», incrociò le braccia. «In mia difesa devo aver avuto più problemi di quanto pensassi».

«A proposito», Nick si diresse verso la porta, rigirandosi il tablet tra le mani. «avete il divieto categorico di uscire da questa struttura per le prossime quarantotto ore. Dovete riprendervi e riposare, nel frattempo sto facendo svolgere a Visioni delle ricerche incrociate, credo di avere una pista».

Si defilò in corridoio prima dell'insorgere delle domande. Natasha sospirò, voltandosi verso Steve.
L'uomo aveva preso dal comodino di fianco il fascicolo della donna, sotto gli occhi attenti di questa iniziò a leggere le note del medico. «Commozione, frattura del polso e corpo estraneo sulla spalla; inoltre hai inalato una quantità modesta di fumo. Ti hanno fatto una trasfusione qualche ora fa, ora dovresti essere a posto». 

Fece una smorfia, guardandosi il polso fasciato. Non sentiva dolore, gli antidolorifici che le avevano somministrato dovevano essere belli potenti. «Ricordo poco e niente».

Steve sbuffò. «Non mi sorprende, hai preso una botta bella forte». Si voltò, sedendosi sulla poltrona affiancata alla parete. 
Natasha notò che zoppicava, la gamba destra era bendata. La indicò con un dito. «Cosa hai fatto lì?»

Per tutta risposta l'uomo le allungò la seconda cartella, posta sul tavolino accanto alla poltrona. Natasha lesse ad alta voce: «Inalazione di modeste quantità di fumo, ferita al bicipite sinistro», Steve sollevò il braccio sopra la testa, era già guarita. «lesione del femore». 

HaluskeinWhere stories live. Discover now