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La settimana seguente passò in un susseguirsi di false piste e nervosismo.
Quando il campanello suonò Natasha era sola, la squadra era in Canada e Wanda, l'unica rimasta, era al piano di sopra, ad allenarsi.
La Vedova si diresse all'ingresso, borbottando nervosamente, quindi esaminò l'ospite, incuriosita da quella donna così ordinaria ma dagli occhi glaciali. «Tu saresti?» domandò, bloccando l'ingresso.

«Agente Williams,» le porse la mano, «dello S.H.I.E.L.D. Mi ha mandato Fury».

La Vedova annuì, ricambiando la stretta. Quindi la fece entrare, tornando allo studio dove la scrivania era invasa da fascicoli, appunti, penne e quaderni.
Alla parete un enorme schermo di ultima generazione mostrava l'immagine della base dove era avvenuto lo scontro precedente, sotto di essi c'erano dei nomi ma Paige individuò un altro computer abbandonato sopra a una poltrona, in un angolo, non riuscì a vederlo da lì ma immaginò si trattasse della missione in Canada.

«Dimmi, cosa vuole Nick questa volta?»

La donna storse il naso, infastidita. «Che gentilezza», sussurrò.

Natasha si voltò. «Come scusa?»

«Oh, tranquilla. Non è colpa tua, non solo. Lo avevo detto a Fury che avrebbe dovuto mandare qualcun altro, Jhonson sarebbe andato molto meglio. Ma non erano ancora pronti quindi, eccomi qua».

«Continuo a non capire». Il tono della Vedova si fece più duro.

«Il fatto è questo: voi non mi piacete, non capisco perché dobbiate stare al di sopra alla legge e ancora di più non capisco perché non sia potuto venire Fury direttamente, tuttavia, visto che sono qua, direi di parlarci il più educatamente possibile», sorrise, piegando leggermente la testa. «che ne dici?»

Dei passi troncarono la Vedova sul nascere che si lasciò cadere sulla sedia della scrivania, cercando di ritrovare la calma.

Non aveva bisogno di persone che li giudicavano a priori, non ne aveva più la pazienza. Si domandò perché Nick le avesse giocato quel brutto scherzo, doveva sapere per forza che la donna li ripugnava; di certo non gli aveva dato dimostrazione del contrario.

«Mi chiedevo da dove venisse tutto questo trambusto», la voce cristallina di Wanda la calmò un po', quella ragazzina aveva una pacatezza che la disarmava. «i tuoi pensieri sono particolari».
Natasha ebbe il piacere di vedere Williams sbiancare per un attimo; gli occhi si spalancarono, guardando verso la porta.
Wanda faceva spesso quell'effetto, in fondo non era bello scoprire che la tua mente era completamente alla mercé di qualcun altro.

«I miei pensieri?» incrociò le braccia, socchiudendo gli occhi. «Preferirei che rimangano solo miei, se non ti dispiace».

«Tranquilla, non ho guardato dentro la tua testa. Ma da quando sei entrata i tuoi pensieri sono stati talmente potenti che li ho sentiti senza volerlo». Piegò la testa, un sorriso le affiorò nelle labbra. «Dovresti fare più attenzione, controllarti un po'».

«Come scus-»

«Hai ragione in effetti,» la interruppe Natasha, capendo che forse era meglio sedare un po' gli animi. Si alzò di nuovo in piedi, indicando con gentilezza una delle poltrone vuote. «Forse è meglio se iniziamo da capo. Sono stata scortese anch'io e ti chiedo scusa, la situazione mi sta stressando più di quanto pensassi». 

Fu felice di vedere la tensione abbandonare il suo volto. Aspettò che si fosse messa comoda, rivolgendo un'occhiata a Wanda che, con un sorriso a malapena mascherato, prese posto sulla sedia più vicina alla porta, come se fosse stata pronta a scappare da un momento all'altro. 

«Ci sono novità? Per questo Nick ti ha mandato?» domandò, cercando di usare il tono più educato che avesse. 

«Non proprio. La ragazza che avete salvato risulta essere stabile, sono riusciti a espellere la sostanza che le avevano iniettato ma non dà segni di risveglio».

HaluskeinWhere stories live. Discover now