1936

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5 maggio 1936 , Stalingrado, Russia

Il 5 maggio del  1936 era un giorno freddo e ventoso a Stalingrado. Una donna guardava, attraverso la sua finestra, i fiocchi di neve rincorrersi in una danza frenetica e quasi ipnotica. Amava guardarli: da sempre riuscivano a trasmetterle calma e tranquillità; ed anche in quel momento, dove la gioia e la felicità avevano finalmente preso il posto della stanchezza, avevano fatto il loro dovere, trasmettendole per la prima volta dopo nove mesi di attesa, pace e tranquillità. Ovviamente il merito era da attribuire anche, e soprattutto, alla creaturina che ora dormiva placidamente tra le sue braccia, senza sapere di essere il fulcro del discorso dei suoi bambini e il centro dei pensieri dei genitori.

-Non pensavo che un bambino potesse essere così piccolo!- Esclamò Boris, 7 anni compiuti ormai da mesi.

- Mamochka, ora non ci vorrai più bene vero? Avrai tempo solo per lei!-Disse con le lacrime agli occhi Leonid, quello  che solo qualche ora prima era il piccolo della famiglia Romanov, e già geloso delle attenzioni che la sorellina aveva avuto. A quelle parole il padre, Alian Romanov, scoppiò in una fragorosa e bonaria risata, stringendo a sé i figli (il primogenito Dimitri, Boris e Leonid) in un abbraccio spacca ossa, rassicurando, contemporaneamente il più piccolo.

- Mamochka, come mai ha i capelli rossi? Nessuno di noi ha la chioma di quel colore- domandò curioso Boris. A quel punto la donna lo fece avvicinare e con fare cospiratorio gli disse
:- Perché è speciale.
- Il bambino rimase alquanto confuso da quella risposta, ma non diede voce alle sue perplessità intuendo che la madre stava per aggiungere qualcos'altro. - Amori miei, questa bambina è speciale e unica, ma prima di tutto è vostra sorella, e in quanto tale mi aspetto che voi la proteggerete e aiuterete sempre.- Fece scorrere il suo sguardo amorevole su ognuno dei suoi bambini e loro in risposta annuirono, sentendosi investire di un ruolo importantissimo.
-Mamochka... quindi come si chiama?-
chiese il primogenito, rimasto fin'ora senza parole , guardando solo la piccola creaturina tra le braccia di sua madre, sapendo già che avrebbe fatto di tutto pur di renderla felice. La donna sorrise e con voce calma e piena di orgoglio annunciò finalmente il suo nome
:-Piccoli miei, vi presento vostra sorella, Natalia, Natalia Alianovna Romanova-. E, come se si fosse sentita presa in causa, la piccola creaturina aprì i suoi grandi occhi, simili a due smeraldi , più verdi degli alberi delle foreste amazzoniche.

Purtroppo o per fortuna la donna non poteva sapere quanto le sue parole fossero veritiere: il 5 maggio 1936 era un giorno freddo e ventoso, buoi e nevoso, ma soprattutto era il giorno della nascita della leggendaria e temibile Vedova Nera.

SPAZIO AUTRICE

Questo è il primo mini capitolo, giusto per introdurre dei personaggi e far capire di cosa parlerà la storia.
Spero vi sia piaciuto, i commenti e le critiche costruttive sono ben accette, ma non tollero le  parole offensive 🤗

Ps. In verità la vedova nera è nata nel 1928, ma ho cambiato la data ai fini della storia.

La ballerina senza volto Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora