Il flagello di Dio

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PARTE SECONDA. LA PIETRA MIRACOLOSA

1. Il flagello di Dio

Vorski! Vorski! L'essere innominabile il cui ricordo la riempiva di orrore e di vergogna, il mostruoso Vorski non era morto! L'assassinio della spia per mano di un compagno, la sua sepoltura nel cimitero di Fontainebleu erano favole, errori! Una sola certezza: Vorski era vivo!

Di tutte le visioni che avevano potuto ossessionare la mente di Véronique, non ce n'era alcuna il cui abominio fosse pari a un simile spettacolo: Vorski in piedi, con le braccia conserte, ben saldo sulle gambe, la testa dritta tra le spalle, vivo, vivo! Lei avrebbe accettato tutto il resto con il solito coraggio: questo no. Aveva trovato la forza di sfidare e affrontare qualsiasi nemico: questo no. Vorski era l'ignominia, la cattiveria mai soddisfatta, l'efferatezza senza limiti, il metodo e la follia nel crimine.

E quell'uomo la amava.

Arrossì subito. Vorski fissava con occhi avidi la carne nuda delle spalle e delle braccia, che appariva tra i lembi della sua camicetta, e guardava quella carne nuda come una preda che nessuno poteva strappargli. Tuttavia Véronique non si mosse. Non aveva nessun velo a disposizione. S'irrigidì sotto l'affronto di quel desiderio e lo sfidò con tale sguardo che lui ne fu infastidito e distolse gli occhi per un attimo.

Subito, con impeto, lei esclamò:

«Mio figlio! Dov'è François? Voglio vederlo».

Lui ribatté:

«Nostro figlio mi è sacro, signora. Non ha nulla da temere da suo padre».

«Voglio vederlo».

Lui alzò la mano in segno di giuramento.

«Lo vedrà, glielo giuro».

«Morto, forse!», soggiunse lei con voce sorda.

«Vivo come lei e come me, signora».

Ci fu un nuovo silenzio. Vorski cercava, evidentemente, le parole e preparava il discorso con cui doveva cominciare tra loro l'implacabile battaglia.

Era un uomo di statura atletica, poderoso di petto, con le gambe un po' arcuate, il collo enorme e gonfiato dai tendini dei muscoli, con una testa troppo piccola su cui erano piantate due strisce di capelli biondi. Ciò che, un tempo, dava in lui l'impressione di una forza brutale dove c'era ancora una certa distinzione, era diventato, con l'età, l'atteggiamento massiccio e volgare del lottatore di professione che si atteggia su un palco da fiera. Il fascino inquietante di cui s'invaghivano, un tempo, le donne si era dissipato e rimaneva solo una fisionomia spigolosa e crudele, di cui cercava di correggere la durezza con un sorriso impassibile.

Sciolse le braccia, avvicinò una poltrona e, inchinandosi davanti a Véronique, disse:

«La conversazione che avremo, signora, sarà lunga e talora penosa. Non vuole sedersi?».

Aspettò per un istante e, non ricevendo risposta, senza lasciarsi scoraggiare, proseguì:

«Del resto, su quel tavolino c'è quel che occorre per ristorarsi; e un biscotto, un dito di vino vecchio, un bicchiere di champagne forse l'aiuterebbero...».

Ostentava una gentilezza esagerata, quella gentilezza tutta germanica dei semibarbari che vogliono dimostrare che non ignorano alcuna sottigliezza della civiltà e sono avvezzi a tutte le raffinatezze della cortesia, persino nei confronti di una donna che il diritto di conquista consentirebbe di trattare in modo più insolente. Ed era uno dei particolari che, in passato, avevano illuminato più vivamente Véronique sulla probabile origine di suo marito.

Lei alzò le spalle e mantenne il silenzio.

«Sia» lui disse, «ma mi autorizzerà allora a restare in piedi come conviene a un gentiluomo che si picca di qualche educazione. Inoltre, vorrà scusarmi se compaio in sua presenza in questa tenuta più che trascurata. I campi di concentramento e le caverne di Sarek non consentono di rinnovare il guardaroba».

L'isola delle trenta bare  (COMPLETA)Where stories live. Discover now