Tout-Va-Bien

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6. Tout-Va-Bien

Dritta, senza voltarsi verso l'ignobile visione, senza preoccuparsi di quello che sarebbe potuto accadere se fosse stata vista, camminando con passo automatico e rigido, Véronique rientrò al Priorato.

Un solo scopo, una sola speranza la sosteneva: lasciare l'isola di Sarek. Era come satura di orrore. Se avesse avvistato tre cadaveri, tre donne sgozzate o fucilate, o anche appese, non avrebbe provato quella stessa sensazione di tutto il suo essere che si rivoltava. Quel supplizio era troppo! C'era lì dentro un eccesso d'ignominia, un'opera sacrilega, un'opera di dannazione che superava i limiti del male.

E poi pensava a lei, quarta e ultima vittima. Il destino sembrava guidarla verso quell'epilogo, come un condannato a morte spinto verso il patibolo. Come non trasalire di paura? Come non vedere un avvertimento nella scelta della collina della Grande Quercia per il supplizio delle tre sorelle Archignat?

Cercava di consolarsi con queste frasi:

«Tutto si chiarirà... In fondo a questi misteri atroci, ci sono cause semplicissime, atti in apparenza fantastici, ma in realtà compiuti da esseri della mia stessa natura e che agiscono per ragioni criminali e secondo un piano prestabilito. Certo, questo è possibile solo per effetto della guerra, ed è la guerra a creare uno stato di cose particolare dove eventi di questo genere possono aver luogo. Tuttavia, qui non c'è niente di miracoloso e che sfugge alle regole della vita consueta».

Parole inutili! Tentativi di ragionamento che il suo cervello faceva fatica a seguire! In fondo, scossa da convulsioni nervose troppo violente, arrivava a pensare e a sentire come tutti quelli di Sarek che aveva visto morire, debole come loro, sconvolta dagli stessi terrori, tormentata dagli stessi incubi, squilibrata da tutto quello che rimaneva in lei degli istinti di un tempo, dei retaggi, delle superstizioni sempre pronte a risalire in superficie.

Chi erano quegli esseri invisibili che la perseguitavano? Chi aveva la missione di riempire le trenta bare di Sarek? Chi dunque annientava tutti gli abitanti dell'isola sfortunata? Chi abitava nelle caverne, raccoglieva nelle ore fatidiche il vischio sacro e le erbe di san Giovanni, si serviva di asce e frecce e crocifiggeva le donne? In vista di quale opera mostruosa? Secondo quali disegni inimmaginabili? Spiriti delle tenebre, geni malefici, preti di una religione defunta, che offrivano in sacrificio a divinità sanguinarie uomini, donne, bambini...

«Basta! Basta! Divento pazza», disse a voce alta. «Andarmene!... Che non abbia altro pensiero che andarmene da quest'inferno!...».

Ma sembrava che il destino facesse di tutto per martirizzarla. Avendo cominciato le ricerche per scovare qualche alimento, avvistò subito nello studio di suo padre, in fondo a un armadio, un foglio di carta appeso al muro e che rappresentava la stessa scena del disegno trovato nella capanna abbandonata, vicino al cadavere di Maguennoc.

Su una scansia dell'armadio, c'era anche una cartella da disegno. La aprì. Conteneva parecchi schizzi della scena, ugualmente tracciati in sanguigna. Ciascuno portava, sopra la prima testa di donna, l'iscrizione "V. d'H". Uno era firmato "Antoine d'Hergemont".

Così era stato suo padre a fare il disegno sulla carta di Maguennoc! Suo padre aveva tentato, su tutti gli schizzi, di dare alla donna torturata una rassomiglianza sempre più esatta con sua figlia!

«Basta! Basta!», ripeté Véronique. «Non voglio pensare... Non voglio riflettere».

Stremata, proseguì le ricerche, ma non trovò di che ingannare la fame.

E non trovò niente che le permettesse di accendere un fuoco sulla punta dell'isola. Nel frattempo, la nebbia si era dissipata e i segnali sarebbero stati certamente notati!

L'isola delle trenta bare  (COMPLETA)Where stories live. Discover now