L'angoscia

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8. L'angoscia

Se Véronique fosse stata sola, avrebbe avuto uno di quei momenti di cedimento, cui la sua natura, per quanto forte fosse, non poteva sottrarsi di fronte all'accanimento del destino. Ma, davanti a Stéphane, che intuiva più debole e certamente spossato dalla prigionia, ebbe l'energia di costringersi e annunciò come un incidente semplicissimo:

«La scala è slittata... non possiamo più raggiungerla...».

«In tal caso... in tal caso... lei è perduta».

«Perché saremmo perduti?»

«Non c'è più fuga possibile».

«Come? Ma sì!... E François? Tra un'ora al massimo, François sarà riuscito a evadere e, vedendo la scala e la strada che ho preso, ci chiamerà. Lo sentiremo facilmente. Dobbiamo solo pazientare».

«Pazientare!», disse lui impaurito «Aspettare un'ora! Ma durante quest'ora non c'è dubbio che loro verranno. La sorveglianza è continua».

«Ebbene, taceremo».

Lui indicava la porta che aveva uno sportello.

«Quello sportello», disse, «loro lo aprono ogni volta. Loro ci vedranno dalla grata».

«C'è un'anta. Chiudiamola».

«Loro entreranno».

«Allora non chiudiamola e speriamo in bene, Stéphane».

«È per lei che ho paura».

«Non deve aver paura né per me, né per lei... Nella peggiore delle ipotesi, siamo in grado di difenderci», aggiunse lei mostrandogli una rivoltella che aveva preso nella panoplia di suo padre e che non abbandonava.

«Ah!», lui ribatté, «quel che temo è che non dobbiamo nemmeno difenderci. Loro possiedono altri mezzi».

«Quali?».

Non rispose. Aveva gettato un rapido sguardo sul pavimento, di cui Véronique esaminò per un istante la bizzarra struttura.

Tutto intorno, formando il cerchio lungo le pareti, c'era lo stesso granito, irregolare e ruvido. Nel granito, era iscritto un ampio quadrato di cui si vedeva, dai quattro lati, la fessura profonda che lo isolava e le travi che lo componevano erano consumate, solcate di crepe, scheggiate e tagliuzzate, massicce tuttavia e robuste. Il quarto lato seguiva quasi il bordo dell'abisso.

«Una trappola?», chiese lei con un brivido.

«No, sarebbe troppo pesante», lui affermò.

«Allora?»

«Non so. Forse sono solo le vestigia di una cosa d'altri tempi che non funziona più. Comunque...».

«Comunque?...».

«Stanotte... stamattina anzi, ci sono stati degli scricchiolii, in basso... Sembravano delle prove, subito interrotte, del resto, perché era da così tanto tempo... No, non funziona più e loro non possono servirsene».

«Loro chi?».

Senza attendere la risposta, lei continuò:

«Ascolti, Stéphane, abbiamo pochi momenti davanti a noi, forse più brevi di quanto supponiamo. Da un minuto all'altro François sarà libero e verrà ad aiutarci. Approfittiamo della tregua per dirci ciò che è bene che ognuno di noi sappia. Spieghiamoci tranquillamente. Nessun pericolo immediato ci minaccia. Non sarà una perdita di tempo».

Véronique fingeva una sicurezza che non provava. Che François evadesse non voleva dubitare, ma chi poteva affermare che il ragazzo si sarebbe avvicinato alla finestra e avrebbe visto l'uncino della scala sospesa? Non vedendo sua madre, non avrebbe pensato invece di seguire il sotterraneo e correre fino al Priorato?

L'isola delle trenta bare  (COMPLETA)Where stories live. Discover now