12. Zuccheri

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12. Zuccheri

Mi svegliò il profumo del caffè, rassicurante e insolito perché vicinissimo al mio naso. Aprii gli occhi e Jason, seduto sul bordo del letto, mi porse una delle due tazze.

"Wow", mormorai con la voce ancora roca per il sonno, mentre mi tiravo a sedere contro la testata.

Jason sorrise. "Ho pensato che ti ci volesse un incentivo per iniziare meglio la giornata".

"Ottima idea", dissi, stringendo soddisfatta la mia tazza tra le mani.

Ci osservammo per un lungo istante. Nessuno dei due fece il minimo accenno a ciò che era successo la notte. Mi ero comportata in maniera imbarazzante – sicuramente- ma il pericolo mi era sembrato così reale... anche a dispetto dell'evidenza, ossia che fosse stato soltanto un sogno, non riuscivo comunque a scacciare il senso di paura.

Tirai via le coperte e poggiai la tazza sul comodino. "I miei rientreranno tra poco", annunciai dirigendomi verso il bagno. Mi lavai e vestii in fretta. Quando rientrai in camera il letto era rifatto e il mio caffè sparito. Non avevo finito...

Andai di sotto e Jason era di nuovo sul divano in paziente attesa. Lo osservai dall'arco. "Si può sapere cosa ti prende oggi?".

"Che intendi dire?", chiese calmo.

La mia espressione divenne scettica. "Intendo dire il caffè, mi rifai il letto...Hai forse perso qualche scommessa?".

Rise di gusto, facendomi segno di sedermi accanto a lui. Lo raggiunsi volentieri. "E' che stamattina mi sembri stanca. Volevo solo darti una mano".

"O beh... Sai, sono spesso stanca... quindi...".

Rise ancora e mi fece una smorfia. Una macchina entrò nel vialetto. Sospirai, guardando Jason.

"Sei pronto?".

Scosse la testa indulgente. "Solo tu non lo sei".

Controvoglia andai a aprire la porta. "Ciao", salutai.

"Tesoro come ti senti?", chiese mio padre chiudendo la portiera.

"E' passata...Te l'avevo detto che non era niente".

"Ciao June", mi sorrise mia madre prendendo una borsa dal bagagliaio.

Le sorrisi di rimando. Peter mi venne in contro di corsa con lo sguardo ansioso, così lo aggiornai, allo stesso tempo annunciando il mio... ospite.

"Peter, dentro c'è Jason". Alzai gli occhi verso i miei. "Ha saputo che non stavo bene ed è passato a trovarmi".

Gli occhi di Peter brillarono e si fiondò in salotto urlando: "Jason!". Risi a disagio, riportando l'attenzione su mia madre.

"Oh", disse lei, lievemente sorpresa, ma non tradendo altra emozione. "Che gentile".

Precedetti i miei in salotto, Peter sorrideva a Jason come un ebete e Jason cercava di non ridere.

"Jason, come stai?", chiese mio padre cordiale andandogli incontro.

"Bene grazie, e lei Al?". Si interruppe per guardare mia madre, le fece un cenno gentile col capo. "Susan è un piacere rivederla".

Mia madre sorrise educata. Mi schiarii la voce. "Jason stava giusto andando via".

Stranamente intervenne mia madre. "Non c'è fretta, Jason, resta pure. Io devo chiudermi in studio, domani ho un'udienza".

"E io un mare di cartelle da controllare", gemette mio padre seguendo la mamma e fermandosi a metà del corridoio. "Jason non so se June ti ha detto che domenica prossima diamo una festa. Ovviamente sei invitato".

InversoWhere stories live. Discover now