7. Conoscenze

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7. Conoscenze

Era più tardi di quanto pensassi, quasi le dieci del mattino. Strano che nessuno mi avesse ancora buttato giù dal letto...Questa fortuna non poteva continuare.

Ricordai che avevo chiuso a chiave la porta e mi affrettai ad aprire, ricordandomi che a casa mia i segreti non erano visti di buon occhio. Feci giusto in tempo che qualcuno bussò. Aprii istantaneamente, facendo sobbalzare mio padre sulla soglia.

"Buongiorno tesoro". Mi osservò perplesso da capo a piedi. "Hai dormito vestita?".

Sbadigliai. "Si, ieri notte sono crollata ", il che era vero fino a un certo punto.

Mio padre per fortuna non si soffermava mai molto su certi inutili dettagli.

"Ah. Io sto andando all'ospedale, stasera sia io che tua madre faremo tardi. Resti tu con Peter?".

"Certo papà, non preoccuparti". D'altronde non avevo altri impegni...fino a sera.

Mio padre annuì, già sulle scale. "Grazie, June, in frigo c'è il pranzo", mi informò da sopra la sua spalla, mentre raggiungeva la porta d'ingresso.

Mi avviai lungo il corridoio e svoltai l'angolo, diretta verso la camera di Peter; lo trovai seduto alla scrivania intento a leggere un altro dei suoi libri.

"Ehi mostro!". Mi sentivo decisamente di buon umore.

Peter sollevò lo sguardo verso di me e sorrise. "Ehi strega!".

"Siamo di nuovo soli oggi", gli comunicai dalla porta con fare minaccioso.

Come mi aspettavo, Peter non parve preoccupato di restare in balia mia un'altra giornata, anzi sorrise entusiasta. "Ti è piaciuto il libro?", chiese indicando il volume sulla scrivania.

Non lo avrei mai coinvolto nel mio delirio, quindi feci l'espressione più annoiata che mi riuscì e sbuffai. "Tutte frottole".

Peter si accigliò, offeso. "Non sono frottole!".

Oh, se aveva ragione... Ma qualcosa dentro di me mi diceva di non coinvolgerlo, avvertivo il pericolo in agguato, anche se ero sicura che non potesse provenire da Jason. In nessuna realtà avrei mai potuto fare del male a mio fratello.

Mi voltai senza rispondergli, iniziando l'analisi degli ultimi avvenimenti, riflettendo sull'uragano di emozioni che ultimamente stavo provando e che mai avevo provato prima.

Andai in cucina e mi preparai la colazione. Seduta al tavolo cercai di ragionare lucidamente a proposito della notte appena trascorsa.

Qualcosa mi aveva turbata e di certo non era stata la moto. Tracey era magnifica. Sorrisi ripensandoci.

Individuai in fretta la puntura che infastidiva il mio subconscio: Jason stava per trovare la sua compagna. Ecco cosa mi agitava. La cosa incomprensibile era il perché.

Sarei dovuta essere felice per lui... per me. In Inverso probabilmente anche se qualcun altro sceglieva per te sceglieva bene, e sicuramente a Jason avrebbero assegnato una ragazza bellissima e perfetta. Non poteva che essere straordinaria la creatura che avrebbe avuto al suo fianco.

Doveva essere la cosa migliore, gliene avrei parlato la sera stessa. Doveva piantarla di mettersi in pericolo e soprattutto dovevamo piantarla entrambi con la malata attrazione che a momenti sembrava assalirci. Con un moto di stizza mi grattai il naso. Ero così egocentrica da non riuscire a provare attrazione se non per me stessa? Beh, mi consolava il fatto che Jason era messo male quanto me. Lui però aveva un'opzione valida, la sua lei era a portata di mano, io invece il mio lui definitivo probabilmente non l'avrei mai trovato. Anzi, con tutta probabilità, vista la recente disastrosa esperienza con Matt, non ne avrei trovati neanche di provvisori di ragazzi. Ero troppo complicata.

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