Capitolo 26

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"Lavori il sabato?" ci siamo fatti una doccia. Separatamente, perché la mia vagina è in fiamme. Un'altra entrata del cobra come lo chiama lui e avrebbe sventolato bandiera bianca. Non è abituata a tutto questo sesso selvaggio. Per niente. Credo che prima di Joey era più di un anno che non facevo sesso. E di sicuro non era questo sesso. Una cosa svelta e meccanica, andava bene per una volta al mese. E ci credo andava tutti giorni dalla sua amante. Bastardo. Oltre al danno anche la beffa. Mi ha fatto passare tre anni d'inferno, mentre lui passava da un letto all'altro. Fottuto bastardo. Solo ora mi accorgo che non pensavo a Jake da giorni. Il bastardo era completamente sparito dai miei pensieri, ciò nonostante l'inquietudine di non sapere dove cazzo è finito non mi abbandona. "Eiii... hai sentito??" si avvicina a me. "Stavi soprappensiero?" "Si scusa. Il sabato non lavoro. Di solito gli uomini portano i bambini al parco e lasciano noi donne una mattinata per noi." Lui annuisce pensieroso "E chi porta Julia al parco?" sorrido "Mio padre." "Capisco" dice titubante. Mi rimetto il vestito. Senza mutande perché ieri le ha strappate. "A proposito di tuo padre..." mi volto verso di lui, mentre mi lego i capelli in una coda. "E' passato al pub in settimana" e io tiro un "Oh" "eh sì proprio un Oh" sbarro gli occhi "E quindi?" "E quindi si è presentato nel primo pomeriggio. Vestito da pompiere, completo di ascia che ha appoggiato minaccioso sul bancone" lui fa uno sguardo terrorizzato mentre io scoppio a ridere. "Non c'è niente da ridere. Tuo padre avrà più di 50 anni ma non smette di terrorizzare. Ricordo ancora gli sguardi assassini che ci lanciava quando con Tim venivamo a prendere Jenni fuori casa" e fa un sospiro di paura. "Comunque... al pub non c'era nessuno. Mi sono avvicinato e gli ho chiesto cosa prendeva. Lui prima ha guardato me poi l'ascia come a dirmi io ti farò mille pezzettini e ti poi ti getterò in un fosso" e io scoppio a ridere di nuovo "Fa così ma è un pezzo di pane" "sarà ma fa paura solo a guardarlo." Annuisco sorridendo. Mi siedo sul letto e lui si mette davanti a me e riprende a parlare "mi ha detto solo che tu ti sei persa. E che lui poteva guidarti ancora per poco tempo. E che tu avevi bisogno di qualcuno che percorresse la strada con te" mi prende la mano. E io guardo le nostre mani strette. "Non sapeva se sarei stato io quella persona. Ma se fossi stato io, avrei dovuto essere il miglior compagno di viaggio." Annuisco ancora una volta e lo guardo negli occhi. "Poi ha aggiunto che non sapeva per quale assurdo motivo, tu mi amavi. E se io ti amavo almeno un quarto di quanto mi amavi tu, dovevo perdonarti." Mi balena un idea. "Non hai mica accettato di stare con me impaurito dall'ascia?" lui scoppia a ridere "No, certo che no. Che vai a pensare. Certo è che quell'ascia fa una paura del cazzo" e riscoppia a ridere, mentre io sbarro gli occhi "No Jamie. Ho accettato di stare con te, con voi perché lo voglio davvero" tiro un sospiro di sollievo. "E prima di andare anche se io non avevo neanche fiatato, si gira e mi fa con l'ascia in mano "e comprati una macchina motociclista. Dove cazzo la metti mia nipote sulla moto" ha preso ed è andato via." Ora a ridere sono io. "Tipico di mio padre." Poi mi vengono in mente le sue parole di prima. Quando ha detto che sapeva che sarei tornata all'attacco. "Quindi sapevi che sarei tornata?" annuisce "lo sapevo perché per dire a tuo padre che mi amavi vuol dire che era vero. Credevo che ti vergognassi di me. Credevo che come allora pensavi che avermi affianco non avrebbe reso orgoglioso tuo padre. Ma poi lui è stato qui e ho capito. Ho capito che eri sicura. Che non ero il rimpiazzo. Ho capito che tu volevi me, proprio me e che seppur la tua vita sarebbe di nuovo alla grande, tu avresti scelto sempre e solo me." mi spunta una lacrima. "Ti ho ferito." "Si mi hai ferito. Tanto. Ma ora sei qui. Giusto?" annuisco. "Vuoi me? Ami me? Anche se sono solo un barista diplomato solo al mondo. Anche se guido un Harley e sono completamente tatuato." Mi avvicino a lui. E lo accarezzo. "Si voglio te. Amo te. E non anche se, ma proprio perché sei così. Mi dispiace Joey. Mi dispiace davvero." E inizio a piangere. "No. No. Non piangere ti prego. È tutto apposto. Mi hai fatto male? Si da cani. Ma sei qui ora. E si vede che il nostro adesso, comincia ora e stavolta sarà per sempre. Promesso." Annuisco mentre lui mi sfiora le labbra che sussurrano "Promesso".

Arriviamo alle nove a casa di Tim e Jenni, che appena apre la porta e ci vede insieme inizia a strillare come una pazza. Poi mi abbraccia forte e si mette a piangere ripetendo "Maledetti ormoni" poi lascia me e attacca con Joey. Lo stringe forte, poi si allontana e con le lacrime agli occhi dice "Benvenuto in famiglia" Joey sorride imbarazzato, mentre io scoppio a piangere. Jenni si volta verso di me e dice "Da oggi basta piangere. Da oggi sorrideremo soltanto" e annuisco mentre mi prende la mano per entrare in casa. Appena entro il mio tornado mi corre in braccio "Mammaaaaa" la stringo forte "Amore mio... come siamo belle." Lei inizia a ruotare su stessa per mostrare a tutti la gonna gira gira come la chiama lei. Poi appena si ferma e nota Joey dietro di me, corre verso di lui e gli salta addosso. Joey la prende in braccio e lei lo abbraccia forte, mentre gli dà tanti piccoli bacini e Joey se la gode tutta. Io guardo la scena e come posso non piangere. Mi scappa un singhiozzo che mia sorella nota. Si avvicina a me e mi guarda. "Sono di gioia. Lo giuro sono lacrime di gioia." Annuisce anche lei con i lacrimoni agli occhi. Lasciamo gli uomini con le due piccole pesti, mentre chiedo a mia sorella di salire con lei in camera. Arriviamo sopra e lei mi guarda. "Ok ti devo chiedere un piacere. Ma non ridere" "Perché dovrei ridere?" "Perché riderai" dico imbarazzata. "Mi serve una mutandina" e lei scoppia a ridere. Come volevasi dimostrare. Ma poi scoppio a ridere perché cazzo se lei fosse venuta a dirmelo, avrei riso anch'io. "E daiiiiii. Non ridere." Ma ormai sta ridendo così tanto che ha le lacrime agli occhi. "Sapevo che non dovevo dirtelo. Ma Joey vuole portarci in giro e poi a mangiare e se andavo a casa avrei perso troppo tempo e lui alle tre monta al pub." La guardo scioccata, mentre la bastarda continua a ridere. "Ok. Ok. Scusa..." Dice rauca, asciugandosi le lacrime. "Ti do le mutandine e pure un vestito perché non puoi andare in giro così di mattina." Sospiro "Però voglio sapere che fino hanno fatto le tue" mi guarda con le sopracciglia alzate e un sorriso sarcastico incollato al viso. Bastarda dico tra i denti. "Me le ha strappate" sussurro. Ma credo che abbia sentito, perché spalanca due occhi da pazza e la sua bocca disegna una o perfetta. "O cazzo. Ti ha strappato le mutande?" "Non urlare" gli intimo e lei sussurra sottovoce. "Porca merda. Si vedeva che il ragazzo fosse una macchina da guerra. Ma porca merda. Non così, non così!" dice ridacchiando. Alzo gli occhi al cielo. "La smetti!" "Oh no. Sorellina. Per niente al mondo. Quando lo saprà Marlen" e scoppia a ridere "Per non parlare di Taylor" e ride ancora. Gli punto un dito in viso. "Tu non dirai niente. Intesi?" ma lei va nell'armadio e grida "non ci penso proprio. Sappilo appena uscita da quella porta con le mie mutande nuove" e mi passa un bel completino bianco di pizzo con ancora il cartellino e un vestito rosa cipria per fortuna senza fiori merdosi "io chiamerò le ragazze e dirò tutto e poi andrò da Tim e lo picchierò" sbarro gli occhi "E perché mai?" "Perché mai? Perché non mi ha mai strappato le mutandine nella foga del momento cazzo." E ora a ridere fino alle lacrime sono io. "Non dirai sul serio?" "Oh sì!" "Così saprà anche lui la storia delle mie mutande strappate" sta per lasciarmi sola in camera, poi mi porta un paio di stivaletti bassi cuoio. "Cara sorella tra 5 minuti lo sapranno tutti" e si chiude la porta alle spalle mentre sghignazza. 

"Fiori di cera. Adesso noi."Where stories live. Discover now