15 - 8.12.1980

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La mattinata era fantastica, sembrava fatta apposta per correre a Central Park, con l'aria tiepida che accarezzava il viso e il cielo terso che vegliava dall'alto come una sentinella vestita di una divisa blu. Come al solito, i viali del parco erano affollati da parecchie persone che facevano jogging, quasi tutte chiuse nel loro mondo fatto di occhiali da sole e auricolari.
Megan correva senza sforzo accanto al padre, finora avevano tenuto una andatura abbastanza tranquilla che gli permetteva di scambiare qualche parola.
"Che dici, la smettiamo di farci superare da tutti e aumentiamo un po' il passo?", chiese.
Il padre si voltò verso di lei scuotendo la testa.
"Avevo detto andatura da pensionato. Più di così non ci riesco. Sono totalmente fuori forma, non corro da anni." Aveva il respiro pesante ed il viso cominciava a colorarsi di rosso.
"Ma se tu vuoi, accelera pure un po'. Io ti vengo dietro e ci vediamo all'arrivo. Siamo già a metà percorso."
Megan gli sorrise e accelerò leggermente, distanziando subito il padre. Senza voltarsi, lo salutò alzando il braccio e scuotendo la mano, quasi per prenderlo in giro.
"Ci vediamo da Cristoforo Colombo" gli urlò senza girarsi.
Poco dopo iniziò a costeggiare il Lake, con le acque azzurre scintillanti sotto il sole che si aprivano sulla sua sinistra. A quell'ora il lago era solcato da numerose barchette che galleggiavano placide nell'acqua, con sopra turisti e bambini che strillavano allegri, e da uccelli acquatici che ormai nidificavano nel parco. All'altezza del Ladies Pavillon intravide anche una grossa tartaruga che si godeva il calduccio rimanendo perfettamente immobile sulla sponda del lago, sotto i raggi del sole. Sembrava vecchissima.
Si guardò alle spalle rallentando leggermente l'andatura, per capire di quanto avesse distanziato il padre, ma Brad non si vedeva più. Ragionò se aspettarlo li al Pavillon o più avanti, a Strawberry Fields, ma poi decise di non interrompere la corsa e di raggiungere l'uscita completando il percorso. Lo avrebbe preso in giro per bene, al suo arrivo.
Si sentiva di buon umore, l'attività fisica le faceva sempre quell'effetto. Anche il padre le era sembrato insolitamente allegro quella mattina, mentre facevano colazione le aveva raccontato tanti aneddoti di quando lui e la mamma andavano a correre insieme. Una vita precedente, di cui lei non faceva ancora parte.
Era assorta in questi pensieri quando, dopo pochi minuti, si sentì chiamare.
"Megan, ma sei tu! Non pensavo ti piacesse fare jogging."
Di girò a guardare sulla destra e vide Chris, poco distanziato, che la stava raggiungendo. Il suo fisico muscoloso era messo in risalto dalla tenuta da running. Quel giorno portava i capelli biondi sciolti sulle spalle, mentre in palestra li teneva legati come le ragazze.
Megan era sicura che dedicasse a quei capelli più tempo di quanto ne dedicasse lei ai suoi.
"Chris" lo salutò lei senza entusiasmo. "Che coincidenza."
Le stava irrimediabilmente antipatico, con quella sua aria da sbruffone e la sicurezza di piacere al novantanove per cento delle ragazze.
Notò il suo sguardo, la stava osservando dalla testa ai piedi soffermandosi attentamente su alcune parti del suo corpo. Si sentì in imbarazzo e lo odiò ancora di più.
"Accidenti Megan, devo venire più spesso a vedere i tuoi allenamenti in palestra. Ne vale decisamente la pena." Il tono era allusivo quanto il suo sguardo, che in quel momento teneva fisso sul suo fondoschiena.
"Sei da sola?", le chiese, continuando a guardarla proprio là.
"No, c'è mio padre, poco più dietro. Mi sta raggiungendo." Sperò di scoraggiarlo, con quelle parole, sperando che se ne andasse.
Una rapida occhiata indietro di Chris gli mostrò che non c'era nessuno, nelle vicinanze.
"Beh, se è vero quello che hai detto, il tuo vecchio è rimasto parecchio indietro. Per fortuna."
Adesso le correva accanto. Troppo accanto. Ma sempre meglio accanto che dietro a guardarle il culo, pensò.
"Non sei mai venuta a vedere i miei allenamenti? Non mi pare di averti vista."
"Sono mancata per un po'. E poi ho di meglio da fare che guardare i tuoi allenamenti." Inconsapevolmente aveva accelerato il passo, ma Chris si era immediatamente adeguato. Purtroppo non aveva nessuna intenzione di mollare la presa.
"Tieni un bel ritmo, sei in forma. Vieni spesso qui a Central Park? Perché potremmo correre insieme, in mezzo alla settimana."
Lei lo guardò come se stesse osservando uno scarafaggio. O almeno, questa era l'impressione che voleva dargli.
"Ho altri impegni, durante la settimana. Sai, la scuola..."
"Non credo che alla Stuyvesant siano degli schiavisti. Avrai delle ore libere, oltre alla ginnastica. Tutte le ragazze ce l'hanno."
L'accenno alla Stuyvesant la preoccupò. Che diavolo ne sapeva lui, della sua scuola? A causa delle continue esternazioni della sua amica Lizzy, sapeva che Big Jim frequentava già l'università con scarsi risultati. Si era informato su di lei? Il cuore le fece un salto in gola.
"Ho tante cose da fare, e so decidere benissimo come passare il mio tempo."
Lo disse con un tono affannato, aveva saltato un respiro a causa delle parole di quel ragazzo sciocco e presuntuoso.
Avrebbe voluto guardarsi indietro per cercare il padre, ma non voleva dare questa soddisfazione a Chris e l'entrata sud ovest del parco era ormai a poche centinaia di metri. Rallentò l'andatura fino quasi a fermarsi, e Chris fece altrettanto.
"Sei stanco?" lo sbeffeggiò lei.
"Io no, potrei fare altri due o tre giri del parco senza problemi. Piuttosto tu, sembra che sei a corto di fiato. Se fai un pò di allenamento con me, ti rimetto in forma. Ci divertiremmo, non sai quanto."
Megan immaginò quale tipo di divertimento avesse in mente Chris. Lo trovava veramente insopportabile e non vedeva l'ora di toglierselo dai piedi.
Per fortuna nel frattempo erano arrivati all'entrata sud ovest, verso Columbus Circle. Cristoforo Colombo era posizionato in cima ad un'alta colonna di granito grigiastro, alta circa venti metri e ornata su un lato da ancore, e dall'altro dalle immagini in bronzo delle tre caravelle, la Nina, la Pinta e la Santa Maria. Ai piedi della colonna c'era un angelo che reggeva il globo. La statua era stata realizzata da un artista italiano in occasione del quattrocentesimo anniversario della scoperta dell'America. 
Megan si fermò appoggiandosi ad uno dei muretti ondulati che ornavano l'accesso al basamento della statua, al centro della piazza, per aspettare il padre. Dietro la statua svettavano nell'aria le facciate in vetro delle due torri del Time Warner Center.
Chris le si affiancò.
Con una mano intercettò uno dei getti d'acqua che uscivano dalla fontana che circondava tutto l'anello più centrale della piazza, quello con le lunghe panchine basse dove erano sedute parecchie persone. Le schizzò l'acqua sulla faccia con la mano bagnata.
"La pianti?" si lamentò Megan. "Nemmeno i ragazzini di dieci anni sono così fastidiosi."
Al di sopra delle spalle muscolose di Chris cercò di individuare il padre. Non lo vedeva ancora.
Chris appoggiò entrambe le braccia al muretto, praticamente circondandola e togliendole la visuale della piazza.
"Non hai un ragazzo" disse. Non era una domanda, ma una constatazione. La guardava negli occhi, il suo volto era vicinissimo a quello di Megan. Era accaldato, e il sudore gli scorreva ancora dalla fronte e dietro il collo. Aveva la maglietta da running della Nike, color verde fluo, appiccicata al torace.
Megan si guardò intorno, per fortuna nella piazza c'era parecchia gente.
"Che ne sai tu? Nemmeno mi conosci, e non hai il diritto di chiedermelo. E poi il ragazzo ce l'ho." 
Megan non sapeva proprio perché l'avesse detto.
"Ah si? Non mi risultava... e chi sarebbe?" La stava fissando  con aria di sfida e lei non sapeva che dire. Le stava troppo vicino e la guardava in un modo quasi famelico, che la metteva a disagio. I suoi occhi azzurri erano fissi su di lei, sembrava un lupo che cercasse di spaventare la sua preda. I lunghi capelli biondi erano mossi da una piccola brezza che in quel momento attraversava la piazza. Sperò che il padre la raggiungesse al più presto.
"Non sono affari che ti riguardano, mi pare. Non devo certo dirti i cavoli miei. E sta arrivando mio padre."
"Non sarà mica quello sfigato alto e secco come un sedano, vero? Sai, ho qualche amico, alla Stuyvesant.... sembra che ti giri intorno."
La voce era diventata roca, e le ultime parole gliene aveva quasi sussurrate avvicinando la bocca al suo orecchio sinistro.
Megan ora era parecchio infastidita, e preoccupata. Tutta la discussione aveva preso una piega che non si sarebbe aspettata. Si staccò dal muretto cercando di allontanarsi un po' da lui; Chris pensò per un attimo di non farla passare ma poi decise di alzare le braccia e si spostò di lato. Non voleva guai con il padre che stava arrivando. Lei fece velocemente qualche passo in avanti e con degli ampi gesti richiamò l'attenzione del padre, che proprio in quel momento era sbucato dal parco e si stava guardando intorno cercando di attraversare la strada per raggiungere la statua di Cristoforo Colombo. Per fortuna la vide immediatamente e le fece un cenno più discreto con la mano, per farle capire che l'avrebbe raggiunta lì al centro.
"Ecco mio padre, devo andare" disse con sollievo al ragazzo, girandosi poi rapidamente a guardarlo.
Chris le rivolse un'occhiata enigmatica, rimanendo silenzioso per un attimo. Poi si calò lentamente sulla testa il cappuccio della felpa blu cobalto che aveva estratto dallo zainetto e si staccò anche lui dal muretto. Per un attimo Megan pensò che volesse avvicinarsi nuovamente, nonostante il padre stesse arrivando.
"Ci vediamo in giro, Megan" le disse, prima di girarsi e allontanarsi lentamente verso l'altro lato della piazza. Con sollievo, lei lo vide scomparire in mezzo alla gente.
Pensò che quelle parole assomigliavano più ad una minaccia che ad un saluto, e rabbrividì. Era contenta che se ne fosse andato. Si accorse che per un pò aveva trattenuto il fiato, ora tornò invece a respirare normalmente.
"Chi era, quel ragazzo?", le chiese il padre.
Lei si girò e gli rispose in malo modo.
"Papà, ma che ti importa? E poi dove cavolo eri? Sono dieci minuti che ti aspetto, mi si sta gelando il sudore addosso!"
Brad fu preso alla sprovvista dal tono insolitamente aggressivo della figlia. Cercò di smorzare i toni, rispondendole con il suo sperimentato tono da professore che usava con gli studenti nei casi in cui, in realtà, avrebbe avuto voglia di mettergli le mani addosso.
"Megan scusami tanto ma a Strawberry Fields ho visto quei ragazzi che suonavo e cantavano Imagine... mi è venuta in mente la stessa scena, una volta che correvo con mamma. Era tanto tempo fa, forse eravamo sposati da pochi mesi. Ci fermammo a sentire le canzoni di John Lennon... un ragazzino con una voce incredibilmente intonata cantava  accompagnandosi con una chitarra che era più grande di lui, e noi eravamo così felici, giovani e pieni di passione. Rimanemmo abbracciati tutto il tempo. Non ho potuto non fermarmi anche stavolta. Scusami."
Megan lo stava guardando scura in volto, ma quell'accenno alla mamma le fece sbollire la rabbia. Gli scompigliò i capelli con la mano.
"Che schifo", gli disse. "Sei sudato come un cammello!"
"E tu sei rossa come un pomodoro!" la canzonò lui, sorridendo. Notò che non gli aveva detto chi fosse il ragazzo, ma reputò opportuno non insistere.
"E comunque, anche senza la tua fermata a Strawberry Fields, ti avevo distanziato di un miglio. Eri scomparso all'orizzonte..."
"Non ho mica diciassette anni, io. Lo sai che non faccio più attività fisica da tanto tempo. Una volta correvo con mamma, e giocavo anche a tennis. Ma poi gli impegni ce lo hanno impedito."
Megan abbracciò forte il padre. Mentre lo abbracciava, si guardò ancora intorno in cerca di Chris. Per fortuna era scomparso.
""L'importante" gli disse "è che tu sei qui con me ora."
"Certo, ragazzina. Ci sono. Ci sono sempre."
Si incamminarono lentamente verso la vicina stazione della metropolitana.
"Megan " fece il padre, prima di prendere la scala mobile "posso farti una domanda?"
"Certo papà" rispose lei guardandolo.
"Tu sai chi era John Lennon, vero?"

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