8 - Gabbiani

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La camera da letto era ancora buia, nonostante la sera prima non avesse chiuso completamente le imposte. Tese le orecchie. Rumori di vita quotidiana, acqua che scorreva, voci indistinte, forse una televisione accesa, passi. Era presto ma la vita nel palazzo si era già risvegliata. Una rapida occhiata allo smartphone le rivelò che erano solo le 6, teoricamente avrebbe potuto dormire ancora un po'. Dormire era una parola grossa, la notte era passata a fatica perché si era girata e rigirata nel letto come se non riuscisse a trovare una posizione sufficientemente comoda  per prendere sonno. Aveva il corpo irrequieto e in testa un milione di pensieri. Tra poco si sarebbe dovuta alzare per tornare a scuola e questo pensiero le causava emozioni contrastanti. Negli ultimi giorni aveva già superato più di una prova del suo "ritorno alla normalità " e se l'era cavata bene, solo con qualche occasionale imbarazzo e a volte un velo di tristezza. Si voltò su un fianco, la mano destra sotto il cuscino; per l'ennesima volta si raffigurò la scena della sua entrata in aula, i venti paia di occhi fissi su di lei. La prima ora aveva matematica, quindi avrebbe salutato il professor Milosevic. Simpatico ma un po' pignolo, da lei pretendeva di più perché, secondo lui, era avvantaggiata per il fatto che il padre fosse anche lui un matematico. Ragionamento forse ingiusto ma con un fondo di verità.. in fondo chi le aveva chiarito le idee negli ultimi giorni?
Aveva preso accordi con Jojo per incontrarsi fuori della scuola, avere il tempo di scambiare due parole ed entrare poi in classe insieme.
Non aveva sentito Lucinda, temeva che la ragazza si fosse parecchio offesa per il suo rifiuto di risponderle a telefonate e messaggi, i primi giorni dopo la scomparsa della mamma. Avrebbe dovuto parlarci un po', magari a pranzo avrebbe trovato l'occasione per spiegarle il suo comportamento.
Un po' di chiarore iniziò a filtrare dalla finestra, decise quindi di alzarsi e fare le cose con calma.
Il padre le aveva fatto una sorpresa, il tavolo per la colazione era già preparato, non avendo sentito rumori pensò che l'avesse fatto la sera prima.
"Papà?" chiamò. Una voce soffocata le rispose dal bagno. " Sono qua tesoro, un attimo e sono pronto, mettiti pure seduta intanto".
Megan prese il succo d'arancia dal frigo e riempì i due bicchieri, sedendosi sull'alto sgabello intorno alla penisola. Il padre aveva sistemato in bell'ordine. Decise poi di non aspettare il padre seduta, quindi prese i toast e li mise a scaldare e sbatté le uova.
Il padre arrivò di lì a poco, lavato e sbarbato.
"Non mi hai dato retta, vedo. Il tuo vecchio voleva coccolarti un po', stamattina."
Sorridendo, andò ai fornelli. Sembrava di buon umore, o quantomeno meno triste del solito.
"Tutto bene? Pronta per la giornata? le chiese.
"Ti saluto Milosevic, stamattina, sarà contento di riprendere le sue torture su di me".
"Il buon Milosevic, non farebbe del male ad una mosca! È un bravo insegnante, ti sarebbe potuto capitare di peggio. Qualche giovane presuntuoso o svogliato... lui ha molta esperienza ma si dedica all'insegnamento ancora con passione. "
"Credo abbia un certo timore del tuo giudizio, papà."
"Oh, ho parlato con Milosevic, l'anno scorso . Anzi, fu lui a voler parlare con me, all'inizio dell'anno."
Megan era sbalordita, non ne sapeva nulla.
"Sai, ci tenne a conoscermi di persona ma più che altro volle chiarire che non si sarebbe fatto condizionare dal fatto che io sono tuo padre. Massima imparzialità insomma. Fece un buon ragionamento, e io l'ho apprezzato."
"A volte sembra che ce l'ha con me".
"No, semplicemente vuole mantenere fede al suo impegno di correttezza e poi sa benissimo che tu sei avvantaggiata. Se ti serve qualcosa, ci sono io ad aiutarti."
Uova, bacon e toasts imburrati erano pronti, quindi per un paio di minuti mangiarono in silenzio.
"Com'è stato, tornare al lavoro?" chiese al padre. Era preoccupata.
"Avrei voluto che quella prima giornata terminasse il prima possibile ... sai, tutte quelle strette di mano, le parole di circostanza ... . Ho apprezzato molto il Rettore, nella riunione di facoltà di quella mattina non ha fatto alcun accenno a mamma. Può sembrare scortese ma invece l'ho trovato un modo intelligente di rompere il ghiaccio. Lo conosco bene e sapevo quanto ci fosse rimasto male. Tra l'altro, in passato aveva conosciuto anche tu nonno Martin quando era ancora in attività.
Non è facile, Megan, so benissimo come ti senti. A volte vorrei cambiare tutto e altre invece ho difficoltà a cambiare di posto allo spazzolino da denti. Bisogna cercare di ritrovare un equilibrio, bisogna provarci anche se al momento non ho trovato nemmeno io la strada giusta."
Quaranta minuti dopo era davanti all'edificio della Stuyvesant High School, a Chambers Street. Era ancora presto quindi gli studenti ancora non affollavano i marciapiedi. Girò sul retro ce individuò immediatamente Jojo ferma a guardare l'Hudson.
La facciata posteriore in mattoni gialli della scuola affacciava proprio sul fiume, gli alberi sulla strada protendevano i loro rami sull'acqua che scorreva lenta poco più in basso. Era un posto che poteva essere allegro o malinconico, a seconda delle stagioni e del clima. D'inverno era abbastanza tetro, con gli alberi spogli e le acque grigie, ma in primavera ed estate si trasformava addolcendo le proprie caratteristiche, il verde delle chiome e la luce del sole davano un'impressione meno severa al tutto, anche alle gru e alle strutture portuali che si vedevano all'orizzonte.
La giornata era luminosa, Jojo si era girata verso di lei e la guardava con attenzione, le mani sprofondate in un piumino grigio corto e la testa obliqua. Si abbracciarono scambiandosi due baci affettuosi e si allontanarono portandosi su Chambers Street, passando poco dopo davanti alle colonne grigie poste a guardia dell'entrata della scuola, ancora poco affollata, e continuando poi a camminare verso West street, un centinaio di metri in avanti. La vita lì scorreva a pieno ritmo, macchine e persone andavano su e giù, dalla stazione soprelevata della metro fluivano ininterrottamente folle di studenti e impiegati.
Le due ragazze si fermarono sotto un albero ad osservare la scena.
"Tutto bene?" chiese Jojo.
" Ho dormito da schifo, stanotte. Non le vedi le occhiaie? Un sacco di pensieri che mi giravano in testa. Vorrei che fosse già pomeriggio." "Non ti preoccupare, con le ragazze ci ho parlato io, non ti staranno addosso. Per i professori non posso garantirti nulla, però. "
"E hai parlato anche con qualcuno dei ragazzi, vero? Non sbaglio, credo. L'altra sera Kevin mi ha mandato un messaggio. Centri tu?"
Jojo fece un buffo cenno con le braccia, come a dire "ehi che cosa potevo fare altrimenti?".
"Effettivamente, mi sono permessa di farle sapere incidentalmente, quindi inventandomi un discorso sulla fotografia delle aurore boreali in Islanda di cui tu mi avevi parlato una volta, che probabilmente saresti tornata oggi. Mi è parso fosse contento, a modo suo."
"A modo suo?"
"Sai cosa intendo... la sua aria svagata ha mostrato un deciso guizzo d'interesse quando glie l'ho detto. È tornato per un attimo alla realtà "
Risero entrambe, Megan capiva benissimo cosa intendesse Jojo. Kevin aveva abitualmente la testa tra le nuvole, tranne quando parlava di fotografia, di astronomia, di fantascienza. E tranne quando parlava con lei. Quando era con lei, si concentrava di solito nell'osservazione della punta delle scarpe e la guardava solo quando pensava che lei non se ne accorgesse. Quando c'erano altri ragazzi, raramente diceva più di due o tre parole, ma nelle occasioni in cui si erano ritrovati da soli lui era stato estroverso e simpatico.
"Milosevic, poi Sandgren due ore e la Floyd. Temo soprattutto quest'ultima. La sua falsa cortesia.. speriamo bene." disse Megan.
"Dovresti parlare con Lucinda. Scusa se mi permetto di dirtelo. Credo, anzi lo so perché me l'ha proprio detto, che ci è rimasta male del fatto che non le hai voluto parlare. Voleva in qualche modo aiutarti."
"Lo so benissimo ma era troppo presto, in quei giorni. Ci parlerò, dovrò parlare con più di una persona."
Lentamente ripercorsero il lato destro di Chambers Street e si ritrovarono all'ingresso della scuola. Le due bandiere poste sopra l'insegna della scuola si agitarono, mosse da un filo di vento, proprio nel momento in cui varcarono l'ingresso. Bentornata, sembravano dire. Megan si riempì i polmoni d'aria ed entrò stampandosi in faccia una espressione neutrale.
Era sopravvissuta, ed il più era fatto. Quasi fatto.
Anche la Floyd aveva finito i suoi cinquanta minuti di lezione e Megan non si poteva lamentare per come era andata finora.Solo Milosevic si era sentito in dovere di salutare il ritorno di Megan con poche parole di benvenuto. Forse perché era la prima ora, aveva pensato. La Floyd invece l'aveva guardata per qualche secondo, come a dirle silenziosamente "so cosa stai provando", e le aveva fatto un fugace sorriso per poi immergersi nella lezione di storia.
La Floyd faceva lezione in una delle aule che si trovavano nella parte posteriore della scuola, al terzo piano, quindi dalla grande finestra che occupava quasi tutta la parete la vista si apriva sulle acque del fiume e sullo skyline lontano di Jersey City e dell'area di Newport. Purtroppo era dotata, come tutte le altre finestre del retro, di sbarre in metallo chiaro poste qualche anno prima per impedire l'entrata a malintenzionati.
La vista era comunque gradevole, e occasionalmente arrivava in aula anche il richiamo di qualche gabbiano che volava pigramente sulle acque del fiume. Sembrava a volte di essere a bordo di una nave che navigasse il fiume lentamente. In inverno, nelle occasionali giornate in cui la nebbia risaliva il corso del fiume e ricopriva tutto, invece sembrava di galleggiare su una astronave al di sopra delle nuvole. Lontani dal mondo. E in fondo era così, chiusi in quelle aule, durante le lezioni, a volte sembrava proprio che il mondo con tutte le sue brutture fosse lontano milioni di chilometri. Lì dentro in fondo si sentiva protetta.
Dopo la Floyd avevano una pausa di circa tre quarti d'ora; Megan non aveva fame e aveva quindi impiegato questo tempo per chiarirsi con Lucinda. Come aveva già detto a Jojo, si scusò con l'amica dicendole la verità, che in quei giorni non se l'era sentita di parlare con nessuno e che comunque la ringraziava per la premura. Le sembrò che Lucinda avesse compreso le sue motivazioni, era una ragazza intelligente e matura e raramente portava il broncio per lungo tempo.
Mentre camminava con lei tra i corridoi della scuola, si era guardata intorno per cercare di intercettare Kevin. Alto com'era, la sua chioma bionda avrebbe dovuto svettare anche da lontano. Invece non lo individuò da nessuna parte e alla fine pensò che fosse meglio. L'indomani lo avrebbe visto per la lezione di fotografia, e andava bene così. Non sentiva la necessità di accelerare i tempi di quell'incontro.
"Che fai nel pomeriggio?" le chiese Lucinda.
"Il lunedì non ho ginnastica, penso che rimarrò un po' da queste parti. Anche Jojo non ha il coro. Sarebbe bello stare insieme, ti va? Studiamo matematica? Io devo recuperare un po' di cose"
"Perché no? Anch'io sono libera. Se mi dai una mano con matematica, io ti aiuto con letteratura. Possiamo andare da Starbuck e passarci un paio d'ore. Però alle 18 devo essere a casa perché arriva mio fratello con la moglie." Lucinda era orgogliosa del fratello maggiore, che aveva quasi nove anni più di lei e aveva già messo su famiglia trasferendosi però vicino Philadelphia. Quella settimana era a New York per lavoro e così approfittavano della vicinanza per passare un po' di tempo insieme.
E così avevano fatto, quel pomeriggio. Loro tre a parlare di scuola, programmi futuri, ragazzi, musica, scarpe. Erano di nuovo insieme, e Megan aveva nuovamente diciassette anni. Rise e scherzò come in passato, prendendo in giro professori e compagni, con una spensieratezza che non ricordava di aver avuto da tempo. Si sentiva come uno di quei gabbiani che volavano sul fiume, cavalcando l'aria con le ali enormi tenute aperte, riuscendo a volare quasi senza sbatterle. Anche lei aveva riaperto le ali, quel giorno, e aveva deciso di tornare a volare.

Tutto il futuro davanti Where stories live. Discover now