4 - Papà

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Consuelo aveva lasciato la cena pronta per essere scaldata in forno; papà rientrò, come accadeva nell'ultimo periodo, abbastanza tardi. Erano le otto passate e lei aveva già preparato la tavola. Anche quello, all'inizio, era stato difficile, le sembrava sbagliato preparare solo per due e il posto vuoto di mamma era insopportabile a vedersi. Raramente la mamma, nonostante il suo lavoro così importante, mancava per la cena; forse solo due o tre volte l'anno, in occasione di qualche evento particolarmente importante al quale non poteva sottrarsi.
Prima della scomparsa di mamma, papà arrivava di solito verso le diciannove ed era lui ad occuparsi della tavola, mamma arrivava subito dopo mentre Megan era libera di studiare o di dedicarsi ai social e alle sue amiche.
Adesso sembrava che papà avesse poca voglia di rientrare.
Sentì la porta aprirsi mentre posava la bottiglia  sul tavolo,  allora girò la testa e con una certa maggior allegria rispetto agli ultimi giorni salutò il padre. "Ciao papà! Sono in cucina, come va?"' Il padre si affacciò alla porta e la guardò con una certa curiosità; aveva colto quel tono più leggero nella voce della figlia. "Buonasera stellina, come al solito..qualche tuo collega studente trova sempre il modo di complicarsi la vita, e così facendo- per inciso - la complica anche a me, ma insomma tutto sommato mi sembra che quest'anno il gruppo sia ben assortito e di buon livello. D'altra parte non ti iscrivi a matematica se hai tanti grilli per la testa, no?" Questa era una delle diatribe semiserie che periodicamente comportavano allegre discussioni tra lui e la mamma; secondo papà alcuni studenti non particolarmente brillanti preferivano trovare accoglienza a Legge piuttosto che a Matematica o Ingegneria. "Dammi cinque minuti e arrivo a tavola. Tu? Che mi racconti? Novità?" " Ne parliamo a tavola, papà. Intanto apparecchio."
Eccolo lì papà, seduto al suo posto, la faccia un po' troppo stanca e la barba un po' troppo lunga. Prima si curava di più, era sempre rasato di fresco e anche i capelli adesso erano più lunghi del solito, cominciavano a creargli delle onde sulla fronte che gli davano un aspetto più arruffato anche se più da professore.
"Sbaglio io o stasera sei più allegra?" disse versando da bere ad entrambi. "Non sbagli papà, o meglio non so se il termine allegria sia quello giusto. Oggi ho pensato parecchio a quello che voglio fare e....insomma avrei deciso di riprendere le attività. Oggi mi sono vista con Jojo a St. Mary e giovedì vado in palestra. Se tu sei d'accordo." Papà la guardò per qualche attimo. "Tesoro, e perché non dovrei essere d'accordo ? Anzi sono molto contento di questa tua decisione, è normale ed è soprattutto giusto che tu riprenda la tua vita, devi andare avanti. Non è proprio il caso di sentirsi in colpa. Con la scuola invece cosa intendi fare?" "Lunedì rientro, ho solo bisogno di qualche giorno per rendermi conto di quello che hanno fatto nel frattempo, domani mi faccio aiutare da Jojo così arrivo a lunedì con le idee più chiare."
Il padre sorrise e annuì più volte. "Una ottima cosa, sono contento, proprio contento. Sei una ragazza con la testa sulle spalle, lo diciamo sempre io e tua madre."
Sul diciamo, la voce di papà aveva avuto un'incertezza, forse aveva pensato di parlare al passato. "Tornerai a casa sempre a quest'ora, papà? Prima rientravi più presto, lo chiedo solo per organizzarmi anch'io con le mie attività. Dovremo parlare di un po' di cose." " Sì hai ragione, certo. In questi giorni sono parecchio indaffarato in facoltà, sai con la prossima sessione d'esami, sembra che debba stabilire tutto io e dalla segreteria ho poco aiuto, ma vedrò di organizzarmi per tornare prima e aiutare in casa. È giusto, non ci sono problemi. E così potremo anche passare più tempo insieme. Sarà una bella cosa."
Sembrava contento che le cose avessero ripreso a muoversi, anche se non così contento come lei si aspettava. Anche i suoi  occhi rimanevano tristi, ed evitava di guardarla a lungo.
"Jojo è veramente una brava ragazza, sono contento che vi frequentiate. Ha già idee per il futuro? E tu? Sempre dell'idea del giornalismo?"
In passato Megan aveva accennato ad una vaga idea di studiare per diventare giornalista professionista; all'interno della Columbia c'era la Graduate School of Journalism, la magistrale  di giornalismo fondata da Joseph Pulitzer. Era poco più di un abbozzo di idea, quasi un sogno, anche se tutti le riconoscevano delle ottime capacità di scrittura.
"Mi piace, scrivere. Mi diverte. Sto ragionando sul fatto che possa diventare un lavoro in futuro, ma ho paura che perda molto della magia che gli attribuisco adesso. Una cosa è farlo per piacere, un altro doverlo fare per forza. E poi il percorso è molto lungo, prima di arrivare ad avere qualche soddisfazione passerebbero molti anni, sempre che ci riesca, e adesso non so più se è il caso di affrontare cose che, nella migliore delle ipotesi, si concretizzerebbero da qui a dieci anni. A 27 anni tu e mamma eravate sposati e io già vi facevo disperare."
Il discorso era delicato, bisognava affrontare il fatto che non c'erano più le cospicue entrate dell'attività professionale della mamma. Lo stipendio da professore non permetteva grandi ottimismi, e lei non sapeva come il padre avesse intenzione di affrontare le inevitabili conseguenze economiche della morte di mamma. La high school era gratuita ma le cose cambiavano notevolmente quando si parlava di Università, soprattutto se privata e prestigiosa come poteva essere una dell'Ivy League.
"Comunque è un po' presto per parlare di queste cose, giusto? Hai ancora più di un anno per pensarci, per il momento concentrati sul presente. E poi c'è sempre il fondo fiduciario della mamma, quando sarai maggiorenne potrai disporne come vorrai, nei limiti di quanto stabilito al momento della sua creazione."
Mamma, quando le cose avevano cominciato a mettersi male, aveva costituito un fondo fiduciario a mio nome in cui aveva fatto confluire sia parte della liquidità corrente, sia la metà dell'eredità del nonno. Ne sarei potuta entrare in possesso al compimento del diciottesimo anno d'età, e impiegarlo solo per fini didattici. Ossia per pagarci l'Università.
Ovviamente il resto della liquidità era rimasta al padre, e la restante parte dell'eredità alla nonna. C'era poi l'appartamento, che aveva un valore non indifferente ma che comportava anche molte spese per il mantenimento.
Continuarono a parlare ancora per un po' del più e del meno, papà era stanco e si vedeva, la notte dormiva male. Lei lo sentiva parlare nel bel mezzo della notte, con la casa silenziosa. Certe volte sembrava proprio che parlasse con qualcuno.
Finita la cena si trasferirono sul divano in soggiorno e accesero la tv; avevano preso l'abitudine, negli ultimi giorni, di seguire una serie che si chiamava Carnival Row, con Orlando Bloom e Cara Delevingne. Papà aveva sempre avuto una certa passione per il fantasy e una vera venerazione per le opere di Tolkien.
Si strinsero l'uno all'altra e il padre la circondò con un braccio.
"Buio in sala" disse Megan. La luce si spense, sorprendendo il padre e strappandogli una risatina.
"Prodigi di Alexa " sussurrò lei all'orecchio del padre.
Finita la sesta puntata di Carnival Row decisero di lasciare il soggiorno e andare nelle proprie camere. Appena messo il pigiama e lavati i denti, Megan si affacciò sulla soglia della camera matrimoniale. Voleva dare la buonanotte al padre ma lo vide chino sul bordo del letto che fissava il pavimento, senza fare un movimento. Rimase li un pochino in attesa si muovesse poi, visto che non si decideva, chiamò il padre debolmente. " Papà? Tutto bene? Volevo darti la buonanotte."
"Tesoro mio, sì non ti preoccupare. Pensavo. Adesso mi sistemo anch'io. Buonanotte. Ci sei domattina per colazione o rimani a letto? "
"Domani ci sarò papà, così facciamo colazione insieme. Mi fa piacere".
Sentì un amore così forte per suo padre che quasi le mancò il respiro. Lo vedeva così fragile. Gli fece un grande sorriso. "E cerca di dormire, papà. Stanotte ti sei fatto certi discorsi.. E non è la prima volta."
"Non volevo disturbarti, scusami. Parlavo con la mamma" disse.
"Lo so. Forse dovrei farlo anch'io. Aiuta?"
"Un po'. Un po' aiuta. Ma forse non è una buona idea."
Megan entrò nella sua camera e socchiuse la porta; era abbastanza presto e non aveva ancora molto sonno perché quei giorni si stava alzando tardi la mattina. Dallo spiraglio della porta filtrava la luce che proveniva dalla camera del padre, mentre dalla finestra non entrava nulla, niente rumori e niente luce. La casa era silenziosa, anche dagli appartamenti vicini non arrivava nessuna voce o rumore. Si mise a letto, sotto la coperta, e prese il cellulare. Quattordici messaggi! Accidenti, negli ultimi giorni il numero dei messaggi era diminuito sensibilmente a non più di due o tre, a cui non aveva nessuna voglia di rispondere.
Sei  erano di Jojo, l'ultimo di pochi minuti prima. Poi ce n'erano due di Patty, l'insegnante di ginnastica artistica, e altri sei delle amiche della palestra . Patty doveva aver comunicato alla squadra che sarebbe rientrata giovedì. Tutte manifestavano la loro contentezza per la decisione e non vedevano l'ora di riaverla con loro. Che carine, erano state tutte gentili, qualcuna di loro era anche venuta al funerale della mamma, insieme a Patty. Si erano tenute in disparte, discrete, e avevano lasciato un bel mazzo di fiori. Ma lei le aveva notate e, nonostante la grande tristezza, gli aveva fatto un cenno con la mano e abbozzato un sorriso sghembo. Dalla scuola, invece, nessun messaggio. Jojo evidentemente non aveva comunicato la notizia del suo rientro a nessuno della classe, preferendo dirlo di persona il giorno dopo. Nessun messaggio nemmeno da Kevin, il ragazzo dell'ultimo anno con cui aveva iniziato a parlare poco prima della morte della mamma; non c'era nulla tra di loro ma lui era sembrato sinceramente addolorato della situazione, e preoccupato per lei. Invece niente, scomparso ormai da molti giorni, ma ci poteva stare. Magari non voleva disturbare, o sembrare inopportuno.
Rispose ai messaggi di Jojo, la ringraziò nuovamente e le disse che le voleva bene. Poi si raggomitolò sotto le coperte dopo aver messo la sveglia alle sette. Per la prima volta dopo tanto tempo, si addormentò tranquillamente.

Tutto il futuro davanti Where stories live. Discover now