9 - Ricordi

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Non erano stati mesi facili, quegli ultimi duecento settanta giorni, trascorsi sempre con il cuore in gola. Erano stati caratterizzati da un crescendo di ansia, paura, coraggio, disperazione. Ma più di tutto, amore. Un amore sconfinato, doloroso, che si era trasformato in una dedizione così forte,  di fronte alla malattia, che lui stesso ne era rimasto sorpreso. Sorpreso di riuscire a sopportare prove così emotivamente destabilizzanti per chiunque, eppure così insensate e inutili, così vuote di fronte alla sofferenza di Sophia.
La speranza, all'inizio, e l'amore avevano fornito un carburante prezioso e necessario per affrontare le prime cure oncologiche, la disperazione si era trasformata in combattimento. L'energia che metteva nella difesa dei più deboli Sophia l'aveva dirottata nell'affrontare la situazione. Tumore del pancreas, era stata la spietata diagnosi. Uno dei più letali e subdoli, perché all'inizio non da sintomi chiari  e quando questi compaiono ha ormai cominciato a diffondersi agli organi circostanti e le probabilità che le cure abbiano successo sono poche. Per un breve periodo avevano scelto di nascondere la verità alla figlia, e a quasi tutti. Avevano pianificato e avviato con coraggio un primo ciclo di cure radioterapiche che  l'oncologo aveva stabilito prima di tutto per cercare di ridurre le dimensioni del tumore. Successivamente, Sophia si sarebbe  dovuta sottoporre ad un intervento chirurgico. Si erano sentiti incoraggiati quando i primi due trattamenti erano stati affrontati e superati da Sophia in maniera abbastanza agevole; un po' di nausea, stanchezza, perdita di appetito, ma poco altro.
Megan ancora non sapeva nulla, in quel primo periodo. Con prudenza le avevano detto che era solo una infiammazione, un qualcosa di simile ad una appendicite, e che con le cure appropriate e il riposo la mamma si sarebbe ripresa presto. Si guardavano negli occhi, quando dicevano queste bugie alla figlia, legati da un vincolo di muta disperazione. La sera si sussurravano che era la cosa giusta da fare, che magari le cose sarebbero andate bene, e solo a quel punto avrebbero potuto dire alla figlia la verità. C'era tempo, si dicevano, anche se le statistiche sulla sopravvivenza a uno, due e cinque anni erano impietose. A cinque anni, solo il sette per cento circa sopravviveva. E loro questi dati li conoscevano bene,  perché l'oncologo era stato chiaro fin dal principio e perché avevano approfondito per loro conto il decorso della malattia. Cerano stati anche momenti di cupa  disperazione, Brad  ricordava uno dei primi giorni dopo la diagnosi, quando Sophia lavorava ancora allo studio legale. In quel periodo aveva una causa importante in corso e aveva bisogno di tempo per pianificare le attività future. Lui era andato allo studio a metà pomeriggio, perché l'aveva chiamata all'ora di pranzo e l'aveva sentita confusa, la voce quasi un sussurro di disperazione.
Quando era arrivato a studio,  la sua segretaria l'aveva accolto con un sorriso ed una certa sorpresa; raramente era capitato che lui andasse a trovare la moglie. Brad l'aveva ringraziata in maniera distratta ed era entrata nella stanza di Sophia, richiudendosi discretamente la porta alle spalle. L'aveva trovata in piedi, gli dava le spalle guardando fuori dalla finestra. La stanza era fin troppo luminosa, a quell'ora, ma lei non aveva abbassato le tapparelle. Quando si era girata, al di là della scrivania, Brad aveva visto le lacrime solcarle il bel viso, e lei senza parlare gli si era avvicinato e l'aveva abbracciato. E così abbracciati aveva dato sfogo a tutta la sua disperazione, il suo dolore, le sue lacrime. Si era accasciata sulla sua spalla e aveva pianto silenziosa per parecchi minuti. Lui aveva cercato inutilmente di consolarla con parole d'amore e di speranza. Quel giorno aveva deciso di lasciare lo studio in anticipo, due giorni dopo avrebbe affrontato la sua prima radioterapia, avrebbe iniziato la sua battaglia.
Durante il percorso per tornare a casa non avevano scambiato una sola parola, e una volta arrivati a casa Sophia si era chiusa in bagno. Ne era uscita solo quaranta minuti dopo, perché Megan sarebbe rientrata da li a poco. Si era ricomposta per quanto possibile, e quando la figlia era rientrata l'aveva trovata a letto. Solo una piccola indisposizione, le aveva detto, solo qualche linea di febbre.
La notte successiva, quella precedente la prima radio, era stata un incubo; Sophia non aveva chiuso occhio per la tensione, si era girata talmente tante volte nel letto senza trovare pace che alla fine avevano deciso di accendere la luce e mettersi a leggere qualcosa. La mattina era arrivata lentamente, e li aveva trovati abbracciati e immersi nei pensieri. Si erano alzati come rigidi automi quando Megan era andata a scuola, e prima che arrivasse Consuelo. Avevano chiamato un taxi per raggiungere il Memorial Sloan Kettering, uno dei centri all'avanguardia per il trattamento di ogni forma di tumore. Si erano tenuti la mano in ascensore, per tutti i tredici piani, e mano nella mano erano entrati nell'ospedale, in quella struttura che si sarebbe trasformata nella loro seconda casa per i nove mesi successivi.
Il resto era stato tutta una corsa verso il baratro, un percorso che purtroppo accomuna migliaia di persone ogni anno. Speranze, gioie e dolori si erano dapprima alternati, e c'erano stati anche momenti sufficientemente felici, poi le speranze si erano rarefatte e le gioie avevano rappresentato piccoli intermezzi in mezzo al dolore. Brad si era dedicato completamente alla moglie, aveva parlato con la Columbia e si era messo in aspettativa a tempo indeterminato. Il rettore non aveva sollevato il minimo problema al riguardo e aveva promesso di essere molto discreto in facoltà sui reali motivi della sua assenza.
Aveva salutato con affetto i ragazzi del suo corso, trattenendo a stento la commozione e scusandosi per non essere in grado di completare l'anno accademico.
Poi, un brutto pomeriggio, avevano dovuto chiarire la situazione con Megan. Quel giorno, al ritorno da scuola Megan aveva trovato nuovamente la mamma a letto. Consuelo le aveva aperto la porta silenziosamente, senza allegria, e l'aveva fatta entrare prendendole la borsa con i libri.
Ormai le nausee erano incontrollabili e la debolezza costringeva Sophia a stare sdraiata. Brad era in camera con lei, aveva la barba lunga e gli occhi arrossati. Quando aveva sentito rientrare la figlia si era alzato, era uscito dalla camera e le era andato incontro.
Megan si era stupita e si era subito messa in allarme. Lo aveva guardato con occhi preoccupati e gli aveva chiesto di dirle la verità. Perché Megan era una ragazza intelligente e aveva capito che c'era qualcosa che non era stato ancora detto.
Brad allora l'aveva presa per mano e l'aveva guidata sul divano, sedendosi accanto a lei. Consuelo si era eclissata, discretamente. Probabilmente era uscita di casa. Con tutta la delicatezza possibile, scegliendo con cura le parole meno dolorose, le aveva spiegato la situazione. Aveva cercato di guardarla negli occhi, di infonderle un po' di quel coraggio che lui sentiva di non avere dentro di se. Le aveva spiegato, con il tono calmo che abitualmente utilizzava per tenere le sue lezioni, tutto quello che era stato fatto fino a quel momento, e poi quello che la mamma avrebbe dovuto affrontare da li in avanti. L'intervento chirurgico, alla fine della radio, e poi magari chissà, sarebbe stata bene. Aveva cercato di tranquillizzarla, aveva mentito spudoratamente sulle possibilità di guarigione e sulle tempistiche. Un padre cerca sempre di proteggere i propri figli dalle cattiverie del mondo. Megan si era messa a piangere e aveva voluto vedere Sophia. Aveva bussato e si era affacciata alla camera. Dopo era entrata, e si era trattenuta per parecchi minuti. Brad non aveva idea di cosa si fossero detti, lei e Sophia, ma quando era uscita dalla camera era tornata da lui e lo aveva abbracciato senza più piangere. Si erano promessi aiuto reciproco per i giorni a venire e lei gli aveva chiesto di non mentirle più.
Nei mesi successivi avevano cercato di andare avanti il più normalmente possibile. Megan aveva concluso l'anno scolastico con ottimi risultati, nonostante i problemi. Si era messa in testa di fare contenta la mamma con una pagella brillante, e così era stato. L'aveva fatto per lei, forse già pensando dentro di se che sarebbe stata l'ultima pagella vista dalla mamma. Sophia era sembrata così felice, quel giorno. Aveva insistito per rimanere seduta sul divano anziché sdraiata a letto, e nonostante fosse già dimagrita notevolmente, quel giorno sembrava stesse meglio. Si era anche leggermente truccata e aveva indossato un bel vestito comodo. Avevano passato il pomeriggio a fare progetti per il futuro; era stato in quell'occasione che Megan le aveva parlato dell'idea di studiare giornalismo. Sophia l'aveva ascoltata con attenzione e alla fine le aveva detto che era proprio un'ottima idea. Avevano festeggiato la fine della scuola sapendo che l'anno successivo sarebbe stato tutto diverso.
Tre giorni dopo, Brad aveva chiesto alla moglie se avesse le forze per uscire un po' la sera. Era una richiesta assurda e lui lo sapeva bene, ma contro ogni logica aveva così insistito che Sophia si era dovuta piegare alle sue richieste. Non le aveva dato grandi spiegazioni, solo che aveva voglia di uscire e di portarla in un posto. Sophia lo amava così tanto, e lui la guardava con quelli occhi così pieni di affetto, che non se la sentì di opporsi. Gli aveva solamente chiesto di non farla stancare troppo, e lui le aveva risposto di non preoccuparsi.
Poi Brad aveva parlato con Megan, e le aveva spiegato le sue intenzioni. Megan l'aveva baciato sulla guancia, l'idea le era sembrata meravigliosa anche se le aveva fatto stringere il cuore.
Quella sera si erano vestiti bene, non troppo eleganti ma con una certa ricercatezza. Brad aveva fatto accomodare Sophia in macchina, le aveva allacciato la cintura di sicurezza, aveva acceso la radio e l'aveva sintonizzata su una stazione che trasmetteva solo musica un po' datata. Aveva acceso la macchina e si era piegato per baciarla delicatamente. Era ancora pazzamente innamorato di lei.
"Ti decidi a dirmi dove andiamo?" aveva chiesto. "Non ci penso minimamente. È una sorpresa." le aveva risposto.
Era uscito dal garage e aveva guidato lentamente nel traffico della sera, il clima era dolce, il cielo solcato da poche nubi. La luna si stava alzando rischiarando i profili dei palazzi all'orizzonte.
Sophia si era abbandonata alla tranquillità del momento, non sentiva il traffico all'esterno ma solo la musica che proveniva dall'impianto stereo della BMW X3 e il respiro regolare di Brad. Lui guidava in maniera prudente, regolare, evitando scossoni e frenate brusche. Anche lui si godeva la tranquillità della serata.
Dopo mezz'ora circa, Brad aveva fermato la macchina e chiamato delicatamente la moglie. Sophia aveva gli occhi chiusi, ma li aveva aperti e con stupore aveva capito che si
trovavano a Rockaways. La spiaggia si estendeva in lontananza davanti a loro, il mare era quasi immobile e la luna disegnava una strada d'argento verso l'orizzonte. La vecchia casa di Sophia era poco distante.
Appena abbassato il finestrino odorarono l'aria di mare e il rumore smorzato delle onde li raggiunse all'interno della macchina. Era una serata incantevole, di una dolcezza struggente. I problemi e la bruttezza del mondo erano lontani migliaia di chilometri.
"Ti ricordi quella prima sera?" le aveva chiesto Brad. E in quel momento Sophia aveva capito. Erano passati esattamente ventidue anni da quel giorno.
"Ti amo esattamente come ti amavo quella sera. Anzi, di più. E ti ringrazio per ogni singolo istante che abbiamo passato insieme".
Si baciarono li in macchina, come adolescenti.
"Te la senti di scendere?" le aveva chiesto . Sophie aveva sorriso, e aperto la portiera. "Vuoi fare una gara e vedere chi arriva per primo a riva? Se mi dai un paio di minuti di vantaggio, forse vinco io."
Scesa dalla macchina, aveva iniziato lentamente ad incamminarsi verso la spiaggia. Lui l'aveva seguita, abbracciandola e prendendole la mano. Molto lentamente si erano spinti verso l'acqua, la luna illuminava perfettamente la spiaggia lasciando in penombra la fila delle case sul lungomare. Ad un certo punto avevano deciso di togliersi le scarpe, e quindi avevano continuato a camminare lentamente tenendo le scarpe in mano. Erano arrivati fino al bagnasciuga, e le onde avevano lambito i loro piedi.
"Grazie" gli aveva detto Sophia. E in quel momento Brad non aveva capito completamente. Solo dopo, mentre tornavano a casa, aveva compreso. Sophia non lo aveva ringraziato per quella serata, o almeno non solo. In quella parola aveva racchiuso ventidue anni di vita insieme, tutte le cose belle che avevano fatto insieme, e quello che sarebbe sopravvissuto ad entrambi. La loro figlia Megan.

Tutto il futuro davanti Where stories live. Discover now