11 - Musica

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Una ragazza allegra gli sorrideva, apparentemente felice e spensierata, dallo schermo del computer. Aveva grandi occhi marroni luminosi, bocca a cuore, piccoli denti bianchi regolari, capelli al vento, carnagione delicata. E un piccolissimo neo sopra il labbro destro, che rendeva più interessante il suo bel viso. Una gran bella ragazza. Non solo secondo lui. Diversi suoi amici gli avevano chiesto notizie, se era fidanzata, che tipo era. Lui era sempre rimasto sul vago, eludendo tutte le domande.
La sua stanza era in penombra, il sole era appena tramontato e l'unica luce che rischiarava l'ambiente proveniva dai lampioni della strada. La camera era al primo piano di una villetta in pietra grigia, con il tetto in ardesia scura, facente parte di una lunga serie di edifici uguali a Pelham Gardes. Era una zona del Bronx una volta abbastanza degradata ma che negli ultimi venti anni aveva avuto una interessante riqualificazione, soprattutto perché si staccava urbanisticamente dal resto del Bronx. Le case erano per lo più basse, e circondate dai classici giardinetti ben curati.
La via, a quell'ora, era silenziosa. Si sentiva soprattutto l'abbaiare di qualche cane provenire dalle abitazioni vicine.
Kevin aveva scaricato dalla memory card della Nikon le foto scattate la mattina a Washington Square Park e le aveva salvate sulla cartella del desktop chiamata "lezioni".
Si era però accorto di aver trasferito nella cartella anche le foto scattate a Megan, ed ora era lì seduto sul letto, con il pc in equilibrio precario sulle gambe incrociate, che la guardava in viso. Abbastanza preso da quello che vedeva sullo schermo, a dirla tutta.
Dal punto di vista tecnico la foto non era granché, aveva scattato velocemente senza potersi interessare degli aspetti tecnici dell'inquadratura.
Sullo sfondo si intravedevano facciate rosse, persone, cielo azzurro.
Ma la scena era dominata da lei, da Megan. Sembrava che la luce venisse catturata da quel viso, e da quel viso si spandesse intorno. Sembrava quasi che illuminasse anche la sua camera.
Non era sicuro di quale uso fare di quegli scatti; intanto, spostò le foto in un'altra cartella del suo archivio. Pensò che sarebbe stato bello passare dell'altro tempo con Megan, magari a Central Park o sull'Hudson, e scattarle un altro centinaio di fotografie.. magari sarebbero potuti andare sul battello che partiva dal Pier 36, vicino al ponte di Brooklyn, e che portava verso South Street Seaport, Battery Park e terminava la sua corsa alla Statua della Libertà. Si sarebbero potuti mischiare ai gruppi di turisti che affollavano sempre il traghetto a tutte le ore del giorno. A bordo l'atmosfera era sempre allegra e spensierata e scegliendo la giornata giusta, con il bel tempo e il sole caldo, ne sarebbe potuto uscire un bel reportage fotografico e una giornata divertente. E magari qualcosa in più. Chissà se a lei sarebbe piaciuto.
Doveva sistemare le foto per la lezione in classe del giorno dopo e corredarle di un suo commento che spiegasse le intenzioni tecniche e artistiche degli scatti effettuati. Il tutto doveva essere pronto già per l'indomani, ma al momento non si decideva a mettersi all'opera. Ripensava invece alla mattinata e alla chiacchierata con Megan. Le aveva confidato più di quanto avesse intenzione di dire; in effetti pochissime persone sapevano la sua storia, che fosse stato adottato e tutto il resto. Ma gli era venuto naturale parlarne con lei. Non che avesse mai intenzionalmente nascosto la sua storia, ma a quante persone sarebbe veramente importato sentirla? Quanti lo avrebbero compatito, o preso in giro? Le cose andavano bene così e lui di solito non aveva motivo di parlarne.
Con Megan era diverso, soprattutto in quel periodo. Con lei non aveva mai tentato un approccio diretto e i loro rapporti si erano sempre mantenuti su un livello di semplice amicizia, ma cominciava a pensarla un po' troppo spesso e si era interrogato su quello che avrebbe dovuto fare. Pensare meno e agire di più, questi erano i consigli che gli avevano dato i suoi amici. Ma lui era veramente impacciato nell'approccio con l'altra metà del cielo. L'universo femminile soggiaceva e rispondeva a regole e rituali a lui del tutto oscuri. Di solito trovava particolarmente noiose le ragazze della sua età, con cui raramente condivideva qualche interesse. C'erano le ragazze della squadra di pallavolo con cui interagire, e c'erano quelle della scuola. Escludendo totalmente la parte femminile della sua classe, a cui non era interessato minimamente , rimaneva Megan che brillava nel suo immaginario. Bella, intelligente, solare e con cui condivideva alcune passioni; la fotografia in primis ma anche i generi musicali e il cinema. Poche ragazze della sua età avrebbero conosciuto Philadelphia, e men che meno avrebbero saputo citare Streets of Philadelphia di Bruce Springsteen. Ora, dato che si trattava del suo cantante preferito, questa cosa faceva guadagnare a Megan un bel po' di punti.
Il Boss gli faceva compagnia dalla parete della sua camera, sopra la scrivania aveva attaccato due poster che lo ritraevano a distanza di oltre quarant'anni l'uno dall'altro. Il primo raffigurava un Boss giovane ed arrabbiato, chitarra a tracolla e sguardo sprezzante, del 1980. Cavolo, quarant'anni prima! Lui non era nemmeno nato. Era il periodo dell'uscita di The River, venti canzoni per celebrare l'America che doveva sudarsi le sue conquiste e per cantare i sogni di una gioventù proletaria.
E poi c'era l'ultimo Boss del 2019, quello di Western Stars melodico e romantico. A settant'anni si vedeva la vita da un'altra prospettiva.
Aveva trovato l'immagine del disco, quel cavallo al galoppo sullo sfondo di un cielo ammantato di nuvole grasse, molto suggestivo. Il suo sogno sarebbe stato quello di realizzare un reportage fotografico di un suo concerto, sarebbe stato un evento incredibile. Ma sarebbe rimasto un sogno. Piuttosto, si riprometteva di rubargli qualche scatto durante il suo prossimo concerto al Prudential Center di Newark il 31 gennaio. Era riuscito a trovare due biglietti, per lui ed il padre, appena messi in vendita online, e non vedeva l'ora. Hype a mille!
Si decise ad aprire il browser e lanciare Gmail. Doveva inviare a Megan le foto che aveva scattato lei. Effettivamente qualche scatto era ben realizzato, denotava una buona tecnica e interessante creatività. La foto del gabbiano era più un colpo di fortuna che altro, ma faceva una bella impressione e Dalton l'avrebbe apprezzata. Soprattutto il gioco della luce sullo schizzo dell'acqua della fontana.
Apri anche whatsapp e avvertì Megan che le stava mandando i suoi scatti. Molto belli, aggiunse.
Megan rispose nel giro di un minuto, a quell'ora doveva essere ritornata a casa dalla palestra.
Allegò le foto all'e-mail e spinse invio. Con una certa difficoltà, il messaggio partì.
Aveva omesso volontariamente di allegare anche gli scatti che le aveva fatto mentre rideva.
Riaprì le immagini di Megan e ne corresse leggermente l'esposizione e la luminosità. Un vero splendore. Continuò a guardarla per parecchio tempo senza pensare ad altro.
Fu riportato alla realtà da una notifica del cellulare. Megan gli aveva scritto poche parole: "tutto qui? Non manca qualcosa?"
Evidentemente reclamava i suoi scatti rubati.
Kevin era indeciso, avrebbe voluto cogliere l'occasione per osare qualcosa in più con Megan, la mattina gli era venuta naturale quella battuta, ed era sicuro che a lei avesse fatto piacere. Come poteva sfruttare l'occasione che gli si presentava?
Altro messaggio di Megan: "fammi vedere come sono venuta! Sono curiosa come una scimmia! Non puoi farne uso senza il mio consenso, magari sono venuta orribile!"
Ecco l'occasione, si disse. Adesso o mai più mio caro.
"Sei venuta benissimo. Sei bellissima."
Ecco, l'aveva detto. Adesso, attendere le reazioni di Megan. Chissà cosa avrebbe scritto.
Dopo un minuto il cellulare squillò, era Megan! Per la sorpresa Kevin lo fece cadere in terra mentre rispondeva, e osservò con dispiacere che cadendo si era staccata la batteria. Stop, nessuna speranza di rispondere, occasione sfumata, figura di m.....
Si affrettò a recuperare i pezzi, sperando che il telefono non si fosse rotto. Inserì di nuovo la batteria e il cellulare riprese vita, sembrava essere ancora funzionante.
Richiamò Megan.
"Ciao Kevin, cosa è successo? Ho sentito un rumore e poi è caduta la linea."
"Niente... mi è caduto il cellulare e si è staccata la batteria. Tutto a posto, sono qua. Che mi dici? Fatto ginnastica?"
"Si, sono tornata da poco, il tempo di fare una doccia e mi stavo mettendo sui libri. Tu che hai fatto?"
Io ho pensato a te, ho fantasticato di portarti in gita sul battello, sono stato a guardarti in queste foto per mezz'ora , ti ho trovato bellissima mentre ridevi... ma anche quando non ridi... sei sempre bella ..
"Kevin, ci sei? Hai sentito?"
"Si Megan, stavo dicendo ... sono stato qui in camera mia, ho messo su un po' di musica e ho iniziato a lavorare sulla relazione per il professor Dalton. Poi stasera mi metto a fare il resto."
"Che musica ascolti di solito? Non mi sembri il tipo da rap o cose simili."
"I miei gusti musicali non sono proprio quelli tipici della nostra età... ho una passione per Springsteen e mi piacciono i Coldplay e gli Oasis. Di più attuale Billie Eilish, Ed Sheeran .. cose così."
"Ed Sheeran è il mio cantante preferito! " esclamò entusiasta Megan.
"Hai visto? Un'altra cosa che ci accomuna, oltre alla fotografia... chissà quante altre cose piacciono ad entrambi.."
Pausa imbarazzata...
"Hai visto le foto? Che ne pensi?"
"Le tue saranno senza dubbio migliori, a te viene praticamente naturale scattare delle belle foto. Io ci devo ragionare sopra di più. Comunque sono abbastanza soddisfatta. Jonathan è venuto proprio bene."
"Jonathan? Chi è Jonathan?"
"Era una battuta! Il gabbiano Jonathan Livingston... hai presente il libro?"
"Ah certo... in realtà non l'ho letto ma conosco la trama." (ricordarsi di andare il più presto possibile a leggere il libro!!!).
"Tom Walker ti piace?" chiese lei.
"Just you and I non è male. E ovviamente Leave a light on. Non è esattamente il mio genere ma mi piace."
"E così, le mie foto sono venute bene? Non sono orribile, presa in qualche posa ridicola o cose del genere?"
"Adesso te le mando, stai lì un attimo...."
Armeggiò sul pc tenendo il cellulare con l'altra mano e le inviò i quattro scatti.
"Il terzo, per me è il migliore. Sembri così felice. Ha un'ottima luce, e tu brilli. Veramente bella. Bella la foto, ma bellissimo il soggetto."
"Sicuramente merito del fotografo!" rispose prudente lei.
Kevin aveva il battito accelerato, la discussione stava procedendo su dei binari interessanti, avrebbe potuto essere ancora più audace?
Megan aprì gli allegati e le apparve il suo viso; era strano guardarsi in foto, non era come specchiarsi la mattina in bagno, una foto era il risultato di più fattori, dell'opera di qualcuno che aveva avuto la voglia e la capacità di tirare fuori qualcosa di buono dal semplice gesto di spingere un tasto. Ogni scatto, pensò, è la manifestazione di un qualche sentimento del fotografo;curiosità magari, o amore. C'era amore, in quello scatto? Qualcosa oltre la semplice tecnica? Kevin si stava sbilanciando e le aveva sicuramente lanciato dei messaggi, ma lei voleva coglierli o no?
Tutti questi pensieri le attraversarono la mente in un attimo, appena comparsa la foto.
"Devo dire, caro signor fotografo, che non è niente male, niente male davvero. È strano vedermi attraverso i tuoi occhi, è strano vedermi ridere. Non ho riso granché negli ultimi mesi.
Tu mi vedi così?"
"Oggi ti ho visto così. Finalmente. Dopo tanto tempo. E quello che vedo mi piace molto, Megan. Capisci?"
"Si, penso di sì Kevin, sei molto carino in quello che dici, molto dolce. Penso che mi piacerebbe parlare con te di tante cose, ma in realtà non so esattamente cosa penso...ho mille pensieri per la testa sai...tutte le cose che devo ricostruire... forse è un po' presto per me."
Nonostante la delusione, Kevin non ci rimase troppo male. In quella situazione intravedeva comunque qualche spunto interessante, passioni comuni, non era una sconfitta totale. Avrebbe avuto altre occasioni per provarci, e comunque non intendeva perdere la sua amicizia con Megan.
"Capisco, non ti preoccupare, hai ancora tante cose da rimettere in sesto, tanti problemi pratici da affrontare ... certamente non starò qui a stressarti. Saprai tu quando sarà il momento, se vorrai. Manteniamo le cose così come stanno ora, non dobbiamo cambiare atteggiamento per quello che ti ho detto. Spero comunque che le mie parole ti abbiano fatto piacere."
"Kevin, sei l'unico ragazzo con cui voglio avere a che fare, in questo momento. E... si, le tue parole mi hanno fatto piacere. Diciamo che è un progetto in evoluzione, non sappiamo cosa ci porterà il futuro... ma sei l'unico giocatore, capisci che intendo? Non hai concorrenza, se questo ti preoccupa. E sinceramente non ne vedo all'orizzonte. Grazie per essere così dolce. E grazie per le foto... magari uno di questi giorni ce ne scattiamo altre, dobbiamo pensare a qualcosa."
"Certo, in realtà una mezza idea ce l'avevo già... ma poi te ne parlo. Non adesso. È una sorpresa."
"Una sorpresa! Mi fai stare sulle spine ma me lo merito eh? Non mi vuoi dire proprio nulla?"
"Per niente... lasciami lavorare. Quando sono pronto, ti dico tutto."
"Va bene, allora a domani. Grazie. Per tutto, per esserti confidato con me...non deve essere facile raccontare agli altri certe cose."
"È proprio così, infatti. Ma con te è diverso. A domani, Megan." 
Era tardi ormai, era a letto ma non sapeva decidere se mettersi a dormire o continuare a perdere tempo su Instagram. Si girò di lato ma poi riprese il cellulare, e si accorse che Megan aveva cambiato l'immagine del suo profilo con la foto scattata da lui.
Si sentì felice, e decise che era proprio arrivato il momento di dormire.

Tutto il futuro davanti Where stories live. Discover now