16. Nuove realtà

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A volte bisogna prendere le cose così come sono. Non bisogna cambiarle, non bisogna sperare che avvengano diversamente, ma soprattutto, non bisogna desiderare mai niente.
Io non avrei mai pensato di sposarmi, non avevo sperato di avere dei figli e non avevo mai desiderato di incontrare Lorenzo. E non pensavo di averne bisogno.
Quel giorno qualcosa cambió. Una notizia che mi sorprese abbastanza ma che in fondo, una parte di me stessa già sapeva. Piero giunse al solito orario con la colazione. Sembrava quasi a disagio perciò decisi di non portarla per le lunghe.
A:"Tutto bene?" - domandai porgendoli il caffè.
P:"Si.. devo dirti una cosa" - sorrisi, lo conoscevo troppo bene. Mi sedetti di fronte a lui.
P:"La sera della festa dei gemelli, quando sono tornato a casa, Melissa è venuta da me"
A:"Vi siete baciati?" dissi subito. Ero amareggiata, ma non delusa. Sapevo che prima o poi sarebbe successo, conoscevo Melissa come le mie tasche, otteneva sempre ciò che voleva alla fine. In questo eravamo uguali.
P:"Stiamo insieme, credo" - restai in silenzio per un attimo, poi mi alzai e lo abbracciai, senza dire niente. Non aveva bisogno di rimproveri, non aveva bisogno di critiche, aveva solo bisogno del mio appoggio e questa voglia glielo avrei dato. Non lo avrei attaccato, no. Ero felice per lui.
A:"Sono felice per te. Te lo meriti tanto, davvero" - sorrise e finalmente si rilassò.

GIANLUCA'S POV:
Nonostante l'incidente della volta precedente alla fine il lavoro riuscii a trovarlo. Non era chissà cosa ma mi piaceva, era divertente. Ero un pianista, in un locale notturno. Suonavo, una cosa tranquilla. Mi piaceva davvero tanto dover suonare per gli altri e regalare loro un istante di leggerezza e svago. Era più il tempo che passavo qui che a casa.
Ma:"Sei già qui?" - il figlio del proprietario, Mark, uscì dal magazzino con due casse piene di birra fra le mani. Mark era un ragazzo italo - americano che, però, era cresciuto a Portland e venuto in Italia solo due anni fa. Molto simpatico, uno di quei tipi constantemente positivi anche quando il mondo gli crolla addosso. E poi era uno spasso sentirlo parlare, formulava discorsi metà in inglese e metà in italiano.
G:"Dove dovrei essere?" - scherzai. Alzò gli occhi al cielo.
A:"Sei già qui?!" - urlò mia sorella entrando nel locale.
G:"Hai bisogno di qualcosa?"
A:"Se ogni tanto mi rispondessi al telefono lo sapresti. Comunque volevo solo sentirti. Ormai non ti vedo più" - non era d'accordo sul fatto che lavorassi così tanto. Credeva che lo facessi per non dover affrontare i miei problemi. Magari aveva ragione, ma suonare mi faceva sentire libero e mi portava in un altro mondo.
Ma:" Finalmente una gioia per la mia vista stamattina. Tuo fratello ormai è diventato parte del piano" - scherzò Mark col suo accento particolare. Ah, dimenticavo. Ovviamente, aveva preso una sbandata per Aurora.
A:"Ciao Mark" - rispose lei ricambiando il suo sorriso. Si adoravano a vicenda e a volte scherzavano in un modo che riuscivano a capirsi solo loro, che spesso mi sono chiesto se fossi sempre stato io quello diverso, o era solo una caratteristica delle persone esuberanti. O magari ero io che non riuscivo a lasciarmi andare per paura di sbagliare. Ma volevo cambiare questo aspetto. Restavo sempre fermo, nel mio angolo, protetto dalla mia aura paziente per non cadere nell'errore. Ma era il momento di essere così, come loro. L'esuberanza era una cosa buona, se veniva utilizzata senza esagerazione. Dovevo permettermi di fare qualche cazzata, ogni tanto. E magari anche io avrei assaggiato quella spensieratezza che per i miei due compagni qui presenti era una cosa così naturale.

Mi alzai dal piano e presi un the freddo da dietro al bancone e ne passai uno a lei.
G:"Come vanno le cose?" - pensandoci bene, era troppo tempo che non scambiavamo qualche parola.
A:"Bene, tutto sommato. E sembra così anche per Piero. Si è fidanzato" - spalancai gli occhi incredulo. E ancora di più quando mi svelò chi fosse la povera sciagurata. Ci mise un pò per convincermi che non era uno scherzo. Restammo a parlare ancora un pò dopodiché si pulì la bocca e dopo aver salutato Mark e me, andò via a prendere i bambini da scuola.

ISABEL'S POV :
Is:"Se mamma sapesse la tua idea ci ucciderebbe" - esclamai prima di prendere la mano di Edoardo.
E:"Oh andiamo, tua madre mi adora, non se la prenderà se per un giorno salti la scuola"
Is:"Non la conosci ancora bene, credimi" - accennai con un risolino. Chiuse la sua auto e giungemmo davanti a una tenuta.
Is:"Cos'è questo posto?"
E:"È la tenuta dei miei nonni, ci venivo sempre da piccolo. Dopo la loro morte, l'hanno lasciata a me. Ci vengo spesso qui, mi aiuta a liberare la mente, specialmente quando ero escluso dalla realtà degli altri. È il mio posto preferito. Mi correggo, è il mio posto preferito dopo te, ora".

Alzai gli occhi al cielo, non perdeva mai l'occasione per dedicarmi un suo pensiero. Era così imbranato ma così sicuro di sé quando eravamo soli. Entrammo dentro, era un posto rustico, molto intimo, assomigliava alla campagna dei racconti della mamma quando ero piccola. Sempre tenendomi per mano, arrivammo dall'altro lato della caso dove c'era una piccola stalla.
E:"Benvenuta nel mio paradiso" - disse facendo un giro su se stesso e indicando i cavalli nella stalla.
Entrai sbalordita, erano bellissimi, ne avevo sempre sognato uno.
E:"Vuoi fare un giro?" - domandò all'improvviso.
Is:"Non ne sono capace, non ci sono mai andata!" - indietreggiai impaurita e imbarazzata.
E:"Per questo ci sono io. Ti presento Lighting. È una scheggia, ma il più docile fra tutti. Ottimo per una prima volta" - indicó un meraviglioso cavallo dal manto nero e con una macchia bianca sul muso. Ero già innamorata. Incrociai i suoi occhi e mi calmai subito.
Is:"D'accordo, andiamo a fare un giro".

Mi aiutò a salirci sopra e disse di seguirlo. Lightning cavalcava lentamente ma da grande professionista come se sapesse quello che provavo. Era tutto così magico.

AURORA'S POV:
Presi i bambini da scuola e li portai a casa di Ignazio, quel giorno aveva promesso loro una giornata piena di sorprese per farsi perdonare la mancanza del compleanno. Julio decise di andare con loro, non parlavamo ancora molto. Non volevo costringerlo a fare nulla e se in quel momento preferiva stare con Ignazio, lo avrei accettato. Non lo avrei mai costretto ma avrei fatto qualsiasi cosa per non perderlo.
Andai in ospedale, data l'assenza dei piccoli Lorenzo aveva consigliato di andare a pranzo insieme e avevo accettato. Non mi fece aspettare molto, e dopo avermi dato un bacio mi fece entrare nella sua auto. Mi portò in una piccola trattoria ai confini del paese, dove all'interno c'erano solo un paio di anziani e potevamo sederci dove ci pareva, senza occhi indiscreti addosso. Ormai mi conosceva. Cominciò a raccontare della sua giornata lavorativa e io lo ascoltavo incantata, adoravo il modo in cui parlava dei suoi pazienti, ci teneva davvero, per lui erano come familiari, prendeva a cuore sul serio le loro situazioni.
Dopodiché chiese a me della mia mattinata e gli confessai la nuova storia di Piero con la sua ragazza. Sembrava contento, anche eccessivamente, e non capivo se fosse sincero o se semplicemente fosse contento di essersi liberato del mio amico.
L:"Dovremmo fare un'uscita di coppia una di queste sere allora" - propose all'improvviso e lo osservai con un mezzo sorriso sul viso per capire se dicesse sul serio. Non sembrava affatto scherzasse. La mia ultima uscita di coppia non finì come sperato.
A:"Perché?" - domandai stropicciando il tovagliolo per nascondere il disagio.
L:"Perché no?" - poverino, non sapeva niente di me. Mi guardava con i suoi dolci occhi cristallini e col solito sorriso sulle labbra come se fosse tutto normale. Come se fosse normale essere in quella trattoria, proprio con me. Con me che non ero affatto normale. Voleva vivere una relazione normale, come tutti. Ma la normalità io non l'avevo mai avuta.
Gli sorrisi e presi le sue mani.
A:"Beh, io e la sua ragazza non abbiamo mai avuto un vero rapporto. Viviamo di alti e bassi dai tempi del liceo"
L:"Andiamo, sono passati anni, è storia vecchia ormai"
A:"Non così vecchia, credimi" - era ancora più confuso ma promisi che più avanti forse gli avrei raccontato qualcosa ma in quel momento no, era ancora troppo presto e dovevo ancora capire alcuni suoi atteggiamenti poco chiari.
L:"Dai, magari sarà la volta buona che chiuderai questo capitolo no?" - sembrava davvero entusiasta e non me la sentivo di rifiutare. Mio malgrado, avrei dovuto affrontare un'altra cenetta a quattro, sperando che sarebbe andata diversamente. Ero di nuovo stata capace di cacciarmi nei guai.

***

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⏰ Last updated: May 12, 2020 ⏰

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