9. Punto e a capo

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Lo guardai a lungo incredula. Piero non lo aveva ancora riconosciuto, mi fissava in cerca di spiegazioni.
A:"Ciao Edoardo" - sorrise, era cambiato totalmente.
Sul suo viso non c'era più quel sorriso impacciato e titubante di qualche tempo fa, ma una felicità vera, un ragazzo cresciuto e maturo. Il mio amico spalancò gli occhi ma non riuscì a dire nulla.
E:"Sai già perché sono qui?" - domandò abbassando gli occhi.
A:"Credo di poterlo immaginare"
P:"Okay, sono molto felice per questo ritrovamento, ma adesso devo proprio andare, ho uno shooting tra venti minuti" - disse guardando il suo enorme orologio al polso, e dopo avermi baciato sulla guancia scappò via. Ci sedemmo su una panchina in legno nel giardino e dopo qualche attimo di silenzio riprese a parlare.
E:"Ci siamo ritrovati. E lo so, potrebbe sembrare una follia ma io la amo e lei sembra che provi ancora qualcosa per me. Ma c'è un problema"
A:"Penso di sapere qual è" - affermai pensando a mio fratello.
E:"Cosa dovrei fare?"
A:"Non è cosa dovresti fare tu, ma cosa dovrebbe fare lei. Ovvero dire la verità a Gianluca. Dopo sarà tutto più semplice" - sentivo di star parlando anche per me. Non avevo ancora chiamato Ignazio.
E:"Gliel'ho già detto. Ma ancora non l'ha fatto" - sembrava davvero distrutto.
A:"E adesso vuoi che ci parli io vero?" - sorrise ammettendolo. Ci alzammo, dovevo vedere come andava l'operazione di Julio. Mi abbracciò e rimasi sorpreso da quel gesto. Era un abbraccio incerto, la dimostrazione che in vita sua non ne aveva avuti abbastanza e che ora cercava tutto l'amore che non aveva mai ricevuto in questi anni.
L'avevo sempre trovato un ragazzo meraviglioso, con un cuore immenso e quel tocco di dolcezza e vivacità che i suoi occhi non perdevano mai. Sciolse l'abbraccio e dopo avermi ringraziata, andò via. Tornai dentro, Julio non era ancora tornato dalla sua operazione. Mi sedetti sul letto in attesa. La bambina di Melissa non faceva altro che piangere tutto il giorno. Non la sopportavo più. Guardai seccata sua madre che mi ignoró volontariamente. Quanto tempo dovevo starci ancora qui dentro? La sua presenza mi soffocava. Non faceva altro che giudicarmi con lo sguardo, come se lei fosse migliore. Ero già consapevole di quanti errori avessi già fatto in vita mia e di quanti ancora ne stessi facendo.
Riportarono Julio nella sua stanza, aveva due tubicini infilati nelle narici. L'infermiera che lo aveva accompagnato venne subito da me, Lorenzo era già scomparso.
Inf:"É stato solo un'improvvisa mancanza d'aria. Ha le vie respiratorie intasate e questo non le permette di respirare in modo naturale. I tubicini le servono appunto per far entrare aria pulita nel suo corpo e a purificarli le vie respiratorie"
A:"Ah.. dovrà stare così per molto?"
Inf :"Un paio di giorni e potrà tornare come prima. E forse anche andare via da qui" - le sorrisi. Finalmente saremmo potuti tornare a casa, dai miei bambini, da Isabél, alla mia casa. E mente la mia testa vagava nel mondo delle nuvole, alle mie spalle apparve quel sorriso che non vedevo da settimane. Ignazio si fiondò sulle mie labbra e mi strinse.
A:"Che ci fai qui?" - chiesi subito dopo esserci staccati.
I:"Sono tornato qualche ora fa. Non sei contenta?"
A:"Certo" - gli accarezzai la guancia.
Lo aggiornai sulla situazione di Julio e si mise a giocare un po' con lui, che da quando aveva visto Ignazio aveva ripreso il suo colorito naturale. Non sentivo il bambino ridere in quel modo da giorni. Era una sensazione indescrivibile rivedere la sua vivacità. Ignazio adorava quel bambino, forse più di tutti. E pensare che inizialmente era titubante.
Sarebbe guarito presto, saremmo tornati alla vecchia vita, lontani da questo ospedale maledetto, lontano da Melissa, dalle malattie, da Lorenzo. Lontana da Lorenzo. Quel medico dai meravigliosi occhi azzurri. Sarebbe diventato solo un ricordo, una distrazione passeggera.
I:"Sembra stia meglio" - disse risvegliandomi dai miei pensieri.
A:"Si decisamente"
I:"Vuoi che resti io con lui, così vai un po' a casa?" - lo guardai sorpresa dalla sua proposta.
A:"Che ti hanno detto durante il viaggio?" - fece il finto offeso e risi.
A:"Comunque no, preferisco restare qui. Ma se vuoi farmi compagnia, volentieri" - sorrise. Riprese a giocare con Julio e squillò il telefono di Melissa. Quando lesse il nome sul display, ci guardò di sottecchi e andò in bagno per rispondere. Uscì qualche minuto dopo con l'aria misteriosa e dopo averci rivolto un sorriso, fuggì via da quella stanza.
A:"Dove pensi che vada?" - Ignazio mi guardò sorpreso e alzò le spalle.
I:"Cosa ne posso sapere io? E poi che ti importa?"
A:"Beh, la bambina è rimasta sola.." - mentii.
I:"Ci siamo noi" - lo guardai male. Non mi sarei occupata di quella bambina, un tempo credevo fosse figlia di Ignazio. Mi guardava sempre, seduta sul letto col suo sorrisetto innocente.
A:"Pensaci tu, sto io con Julio" - mi guardó divertito e accennò a muoversi.
I:"Aurora è solo una bambina. Come tua figlia"
A:"Non paragonarla a mia figlia. Diventerà come sua madre" - dissi riferendomi a Melissa.
I:"Come Isabél è uguale a te. E lo sarà anche Mia molto probabilmente" - lo guardai un'ultima volta, era convintissimo di ciò che diceva. Mi avvicinai lentamente al letto della bimba.
S:"Ciao" - disse lievemente. Esitai e gli risposi abbastanza acidamente.
A:"Ciao"
S:"Dov'è la mamma?"
A:"Vorrei saperlo anch'io. Ma quando torna la uccido" - Ignazio mi guardò esasperato mentre Sofia passò da un'espressione perplessa ad un sorriso splendido. E comunque, avevo ragione. Era tutta sua madre. Il che era una fortuna in questo caso dato che il padre era peggio di lei.
Melissa tornò scusandosi con uno strano sorriso sulle labbra e mi affrettai a raggiungere la mia postazione.

||L'AMORE PORTA GUAI 3||Where stories live. Discover now