8. Qualcosa di strano

47 7 4
                                    

Julio continuava a restare stabile, non c'erano né miglioramenti né peggioramenti. I medici non sapevano dirmi nulla e questo mi metteva ancora più agitazione. Ignazio era in viaggio da due settimane e non lo sentivo da ieri. Ormai da un mese non vedevo altro che queste quattro mura bianche e neanche Julio ce la faceva più.
Quella settimana Piero era accompagnato da Isabél. Lui veniva sempre, almeno questo non era cambiato. Era la mia unica ancora in questo buio infinito. Scese al bar per prenderci la colazione e Isabél si sedette sul letto accanto al fratellino.
A:"Che ti prende?" - le chiesi dopo averla osservata ancora un po'.
Is:"Niente" - sorrise leggermente. Bugiarda. Continuai a fissarla fino a che non si stufò di ignorarmi e sospirò.
Is:"Le cose con Gianluca non vanno molto bene" - disse tutto d'un fiato.
A:"Come mai?"
Is:"Non so. Abbiamo cominciato a litigare da un giorno all'altro". Non dissi nulla. Tutti sapevano che questa storia non sarebbe durata a lungo ma non potevo di certo essere io a dirglielo.
A:"Non ci sono altri motivi?" - mi guardò scioccata.
Is:"È già venuto?"
A:"Chi?" - domandai confusa.
Is:"Nessuno". Riprese a giocare con Julio ma io non volevo accontentarmi. Qualcosa non andava in lei ed era mio dovere aiutarla. Piero tornò e mi porse il mio caffè.
P:"Tutto bene?" - chiese sentendo la tensione nell'aria. Annuii e lo abbracciai.
Chi sarebbe dovuto venire da me? A chi si riferiva Isabél?

ISABÉL POV'S:
Ero appena tornata a casa, in ospedale la mamma continuava a fissarmi con la coda dell'occhio. Gianluca era seduto sul divano a guardare la TV.
G:"Dove sei stata?"
Is:"In ospedale dalla mamma"
G:"E basta?" - lo guardai male.
Is:"Si"
G:"E lui?"
Is:"Non so e non mi interessa" - fece un leggero risolino e salí su in camera. Stava diventando tremendamente insopportabile. Volevo solo scappare via.

AURORA POV'S:
P:"I medici non dicono ancora niente?" - domandò Piero.
A:"No, nulla". Melissa entró nella stanza con la piccola Sofia e il mio amico restò in silenzio per il resto del tempo.
A:"Come stanno i bambini?" - Mia e il piccolo Piero mi mancavano davvero molto. Erano a casa da Isabél e Gianluca, ma ora che sapevo come stavano le cose, non ero più tanto tranquilla. Il mio unico desiderio era quello di tornare a casa con tutta la mia famiglia. E che Ignazio tornasse presto per stare con noi.
P:"Stanno bene. Crescono ogni giorno di più" - spiegò lui. Sorrisi.
A:"Mi mancano così tanto"
P:"Lo so". Julio cominciò a tossire ininterrottamente e Piero andò a chiamare un'infermiera. Due giovani donne corsero subito per controllarlo chiesero a noi di uscire. Melissa mi guardò con la cosa dell'occhio. Non capivo cosa volesse dire ma ultimamente me li faceva spesso. Sembrava sapesse sempre qualcosa più di me. Dopo circa venti minuti la prima uscì e mi fece segno con la mano di raggiungerla.
Dott:"Abbiamo un piccolo problema" - aggrottai la fronte e la seguí nella stanza.
A:"Di che si tratta?"
Dott:"Le cose sembrano leggermente peggiorate da ieri a oggi"
A:"Cosa?" - ero sbalordita, l'unica frase che avevo sentito nelle ultime settimane era 'condizione stabile'.
Dott:"Si, a quanto pare sembra ci sia qualcosa che non va"
A:"Del tipo?" - chiesi acida.
Dott:"Non lo so, dovrei chiamare il medico che segue suo figlio e informarmi sulle sue condizioni". Credeva che Julio stesse peggiorando e non sapeva nemmeno in che condizioni fosse?
Improvvisamente la guardai e un pensiero mi passò per la testa.
A:"Dov'è il dottor Lussi?"
Dott:"È stato spostato in un altro reparto, adesso c'è un altro al suo posto" - spostato? Per questo non si vedeva da settimane.
A:"Ma io voglio lui" - subito dopo aver pronunciato quelle parole mi resi conto di quanto fossero ridicole. Dovevo chiamare Ignazio.
A:"Sa dove posso trovarlo?"
Dott:"È nel reparto ortopedia, al piano qui sotto".

Aspettai che tornasse Piero per non lasciare solo il bambino. Ero agitatissima e non sapevo nemmeno il motivo. Piero mi guardò preoccupato quando uscii in fretta dalla stanza e mi diressi all'ascensore in fondo al corridoio. Premetto più volte il pulsante finché le porte si aprirono rivelando una coppietta di anziani che mi sorrise dolcemente. Quando arrivai a destinazione, mi feci strada tra i corridoi fino a quando notai una porta con la targhetta dove era inciso il suo nome. Esitai prima di bussare, il cuore stava esplodendo nel petto e non sapevo se era solo affannato per la corsa precedente. Picchiettai due volte sulla porta e una voce un po' distratta rispose 'avanti'.
Aprii lentamente la porta e lo vidi concentrato sul suo portatile. Mi schiarii la voce e quando mi vide mise da parte tutto.
L:"Ah" - fu l'unica cosa che disse. Non sapevo cosa dirgli, se sedermi o no, non sapevo neanche che cosa facessi lì in quel momento.
A:"Io.. un'infermiera ha detto che mio figlio sta peggiorando.. e io so che lo hai in cura tu perciò..."
L:"C'è un altro adesso. Non te l'hanno detto?"
A:"No" - mentii. Mi fisso a lungo.
A:"Forse, non ricordo". Fece un mezzo sorriso e si alzó.
L:"Sono sicuro che il nuovo medico sarà in grado di guarire Julio"
A:"Si ma.. perché? Perché non tu?" - restò sorpreso da quelle parole, ultimamente neanch'io sapevo cosa mi prendesse.
L:"È stata una mia decisione, era meglio così" - non dissi altro e uscii lentamente dal suo studio. I suoi occhi avevano detto tutto. Lo aveva deciso lui. E in qualche modo e per qualche strano motivo c'entravo io. Dovevo chiamare Ignazio, continuavo a ripetermi. Quando tornai alla mia postazione, Piero era fuori dalla stanza.
A:"Che succede?" - chiesi preoccupata.
P:"Non lo so, non riusciva a respirare". All'improvviso vidi correre nella nostra direzione Lorenzo, e senza dire nulla entró dentro.
Passarono esattamente ventisette minuti da quando erano là dentro. Lorenzo uscì e venne da noi.
L:"Dobbiamo operarlo urgentemente"
A:"Perché? Cos'ha?" - chiesi allarmata e Piero con me.
L:"Non lo sappiamo, noi.. non lo so"
A:"Cosa significa? Che razza di ospedale è? Non sapete niente!" - urlai e le persone presenti nel corridoio si voltarono a guardarci.
L:"Aurora, ti prego" - mi prese le mani, sotto lo sguardo sospettoso di Piero.
L:"Lo salverò. Te lo prometto".
Dovevo chiamare Ignazio, mi ripetetti. Le mie mani divennero improvvisamente calde e l'agitazione scomparve del tutto. Era una sensazione piacevole.

Lo portarono subito in sala operatoria e io e Piero uscimmo nel giardino dell'ospedale, avevo bisogno di fumare ma appena la accesi il mio amico come suo solito, la fece cadere a terra.
P:"Hai litigato con Ignazio?"
A:"No" - ero sorpresa.
P:"E allora che stai facendo?" - chiese severo.
A:"Niente"
P:"Aurora, io ho capito, ho già accettato il mio destino. Ma tu sembri non aver capito qual è il tuo."
A:"Non so di cosa tu stia parlando" - ma sapevo che aveva ragione.
Presi un'altra sigaretta e questa volta non mi fermò.
X:"Aurora" - io e Piero ci voltammo e trovammo davanti a noi un giovane ragazzo abbastanza alto e muscoloso con un folto ciuffo nero sistemato sull'occhio sinistro. Quello sguardo sembrava familiare.
X:"Non mi riconosci vero?" - sorrise imbarazzato e allora ci arrivai. Forse non sapevo cosa stavo facendo io, ma capii in che situazione si era cacciata Isabél. "È già venuto?"
Era tale e quale a me.

***

||L'AMORE PORTA GUAI 3||Where stories live. Discover now