6. Il mare

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Se n'era andato. Se n'era andato così, durante la notte, mentre dormivo lasciandomi sola in quel letto troppo grande per me, così freddo e duro. Lo aveva fatto davvero stavolta. Molte volte vedevo che prendeva le sue cose dicendo che andava a lavorare, ma io sapevo che voleva scappare. Solo che poi tornava sempre. Perché fra noi era sempre stato così, avevamo sempre bisogno di allontanarci per poi tornare ad amarci come prima. E non sapevo nemmeno dov'era. E io lo amavo, lo amavo ancora, per me non era tutto finito, gli avevo detto che poteva scegliere, che a me non importava. E lui ci era cascato, aveva preso tutto sul serio.
Mia lanciò il primo gridolino svegliando anche Piero e Julio. Andai a raccoglierli dalle loro stanzette e preparai la colazione. Campanello, rumori alla porta, le nove in punto. Piero. Come tutte le mattine, pronto dietro la porta con il suo sacchetto di croissant.
P:"Ti vedo un pò giù oggi" - lo guardai sorridendo lievemente.
A:"Ignazio è andato via. Ha detto che insieme non stiamo più bene" - rimase sorpreso da questa mia affermazione ma quando si accorse che lo fissavo tornò a bere il suo caffè.
P:"Mi dispiace"
A:"Già". Sapevo che fingeva. Julio si sedette a tavola ma cominciò a tossire forte.
A:"Tesoro stai bene?" - mi abbassai alla sua altezza preoccupata.
J:"Mi fa male la gola da stanotte"
A:"Avrai preso freddo. Tra poco andiamo dal dottore va bene?" - annuì e continuò a bere il suo latte. Aveva gli occhi contornati lievemente di nero, non l'avevo mai visto così. Piero si offrì di accompagnarci e quando entrai nello studio, lui restò ad aspettare con i bambini. Lo fece sdraiare sul lettino e cominciò a esaminarlo attentamente con la fronte corrucciata.
A:"Qualcosa non va?" - ero un pò agitata.
Dott:"Non riesco a capire". - Continuò a osservarlo per bene.
Dott:"No, non riesco proprio a capire. Deve fare degli esami più approfonditi, vada all'ospedale, io non posso fare molto"
A:"Ma è qualcosa di serio?" - alzò le spalle e mi accompagnò alla porta. Lo ringraziai e raggiunsi Piero. Doveva essere un semplice raffreddore, ne ero sicura. Quando tornammo a casa, lo portai a letto e i bambini andarono a giocare in camera.
P:"Aurora che c'è?" - mi abbracciò.
A:"Sono preoccupata. Tu cosa pensi che abbia? Il dottore era strano"
P:"Vedrai che non sarà niente. Mangiamo?" - si mise ai fornelli e io andai a controllare Julio. Dormiva già. Andai accanto a lui e gli accarezzai i capelli. Era cambiato molto dalla prima volta che l'avevo visto. Stava diventando un ometto. Il mio ometto. Era un bimbo forte e qualsiasi cosa avesse ce l'avrebbe fatta. Ce l'avremmo fatta. Avevo promesso di proteggerlo sempre da tutto quel giorno in Brasile, e così sarebbe stato.
Gli lasciai un bacio sulla fronte e tornai da Piero. Dopo aver mangiato ci mettemmo sul divano a guardare un vecchio film in TV come i vecchi tempi.

PIERO POV'S:
Il film era cominciato ormai da quasi un'ora. Lei guardava il film, io guardavo lei. Era così attenta. Caspita quant'era bella quando si concentrava. I muscoli del suo viso si contraevano formando un espressione seria. Ero tentato dal toccarle i capelli, così soffici. Volevo prenderle la mano e stringerla nella mia. E quegli occhi scuri, quanto gli adoravo.
P:"Aurora.." - mi guardò ma io non dissi niente, non sapevo neanche perché l'avevo chiamata, il suo nome era uscito fluido dalla mia bocca senza un motivo preciso. Sorrise e riprese a guardare il film. Cosa stavo facendo? Adesso dovevo pensare anche alla mia vita, alla stampa, a tutto. Se fosse successo qualcosa tra noi sarebbe stata dura con il mio lavoro, i continui viaggi. Non avrei potuto vederla mai. Dai, ma chi se ne frega.
P:"Aurora.."
A:"Dimmi Piero" - la guardai, pronto per farlo. Dai Piero, coraggio.
P:"Io...devo andare, ho un paio di interviste oggi" - annuì e andai via. Sei un fifone Piero.

AURORA POV'S:
La mattina dopo portai Julio in ospedale per fare gli esami consigliati dal dottore. Aspettai qualche minuto in sala d'attesa e quando entrai il medico si comportò come quell'altro, solo che alla fine riuscì a trovare qualcosa. Aiutai il bambino a rivestirsi e mi sedetti.
Dott:"Signora suo figlio ha i sintomi del morbillo. Tosse insistente, qualche accenno di febbre. Possiamo fare qualcosa per curarlo perché è ancora lieve. Questo però significherebbe tenerlo in ricovero qui per avere la faccenda sempre sotto controllo. Sarebbe la cosa migliore, si fidi" - ecco, non poteva essere una semplice infezione, doveva per forza essere qualcosa di serio. Ci mostrarono la stanza e chiesi a Gianluca di tenere i bimbi per qualche giorno. Julio si sistemò sul lettino e gli fecero i vari controlli. C'era già qualcun altro nella stanza.
M:"Anche tu qui?" - mi voltai. No, ti prego.
A:"Melissa? Caspita, ci troviamo sempre qui noi" - sorrise imbarazzata, c'era un baratro enorme tra di noi.
M:"Che ci fai qui?"
A:"Julio..Non si sente tanto bene" - non riuscivo a fidarmi più di lei, ogni volta andava sempre qualcosa storto. Ma d'altronde, se qualcosa sarebbe andato liscio, non sarei io.
M:"Sofia ha la febbre" - disse senza che io le chiedessi niente. Annuii soltanto e restammo in silenzio per il resto del tempo. Era strano rivederla dopo quel che era successo. Non sapevo come comportarmi, l'ultima volta non avevamo litigato sul serio. Provava ancora dei sentimenti per Piero? Pensava ancora a lui? Era sposata? Fidanzata? Avevo un mucchio di domande da farle. Ma poi perché continuavo a ponermi questi dubbi? Ignazio non aveva ancora chiamato per spiegare la sua decisione. Appena cominciai a pensare a lui apparve sulla porta della stanza.
I:"Ciao, ho saputo di Julio" - non sapevo cosa dire, ero più imbarazzata di quanto lo fossi con Melissa. Quando si accorse di lei, le sorrise  e la salutò con la mano. Lei ricambiò. Ovvio.
I:"Quanto starà qui?"
A:"Non lo so" - disse che sarebbe venuto tutti i giorni per stare con Julio ma non mi guardò una volta. Stava andando via e lo raggiunsi in corridoio.
A:"Non hai niente da dirmi?" - mi guardò e fece un passo verso di me.
I:"Non mi sembrava il caso davanti agli altri"
A:"Ora siamo soli" - si sedette e fece spazio anche a me.
I:"Aurora io ti amo, davvero. Però non voglio sposarmi...Mi dispiace" - quelle parole erano come una lama che finiva dritta nel petto. Ma era Ignazio, dovevo aspettarmele certe cose. Lui non sarebbe cambiato mai. Dovevo smetterla di sperare, di provare a cambiarlo, lui voleva essere libero. Voleva la sua libertà, i suoi spazi. Ma se voleva questo, avrebbe già dovuto lasciarmi perdere vent'anni fa, quando lui era come tutti gli altri, un semplice ragazzo crudele e arrogante da evitare. Adesso era troppo tardi. Ero drogata di lui.
A:"Io volevo solo.." - lasciai la frase a metà. Stavo per rientrare in camera ma mi prese per la mano.
I:"Cosa? Aurora noi non abbiamo bisogno del matrimonio. È solo uno stupido contratto in più, ma stiamo bene così. Perché vuoi cambiare le cose?"
A:"Io..non lo so, è che da quando abbiamo divorziato mi sento vulnerabile, come se potessi perderti da un momento all'altro e io non voglio, non voglio assolutamente perderti" - mi prese il viso tra le mani per calmarmi.
I:"Ehi, ehi! Tu non mi perderai Aurora, come te lo devo dire?" - annuii e mi baciò sulla fronte. Entrai nella stanza più tranquilla di prima ma non durò a lungo. Melissa uscì per fare il bagnetto alla piccola e sentì un'altra voce alle mie spalle.
X:"Oh un nuovo arrivato eh!" - mi voltai e vidi un lungo camice bianco. Poi andando più su vidi una barbetta increspata sul mento e un sorriso cordiale. Poi due occhi. Azzurri come il mare.

***

||L'AMORE PORTA GUAI 3||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora