15. Fidarmi di te

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Restò sulla soglia della porta, sorpreso dall'intera scena. Era evidente che non sapeva come comportarsi, la "vittima" della situazione era ancora Ignazio e non aveva nemmeno il diritto di arrabbiarsi. Sorrisi lievemente come a rassicurarlo ma non sembrò funzionare. Non accennava una parola e Ignazio non mi aiutava restando là. Lo guardai ma si divertiva a farmi del male evidentemente. Fortunatamente si arrese dopo qualche minuto.
I:"Penso sia ora di andare" - certo, ormai aveva fatto ciò che doveva fare, poteva svignarsela. Si recò verso la porta e Lorenzo fece un enorme passo a destra come a non volerlo sfiorare. Ignazio si chiuse la porta alle spalle.
A:"Credevo non venissi"
L:"Te lo avevo detto" - disse senza guardarmi. Mi feriva questa sua indifferenza nei miei confronti. Come facevo ad arrivare sempre a questo punto?
A:"Sei arrabbiato?" - smise di girare per casa e si fermò dal lato del divano opposto al mio.
L:"No. Solo... confuso"
A:"Guarda che non è successo niente"
L:"Lo so. Ma tu lo ami ancora" - disse convinto.
Anche se fosse stato così, non sarebbe cambiato nulla. Lui era Ignazio, io ero Aurora: non saremo mai stati bene insieme. E poi Lorenzo, nonostante tutti i suoi strani atteggiamenti, mi piaceva sul serio. Mi finsi offesa da quella dichiarazione e me ne andai in cucina. Dopo qualche minuto mi seguí ma non aprì bocca.
A:"Non ti fidi di me?" - ero amareggiata.
L:"Certo che mi fido. E tu ti fidi di me?" - per qualche strano motivo esitai prima di rispondere e lui se ne accorse. Poi risposi ancora titubante.
L:"Se le cose stanno così perché sono ancora qui?" - si innervosì e andò via. Sospirai e esausta mi trascinai in camera. Perché non potevo passare una giornata in modo tranquillo? Possibile che non riuscissi ad avere un rapporto normale con una persona che non fossi io? Tutti si aspettavano qualcosa da me ma io non avevo ancora capito di cosa si trattasse. Forse si aspettavano che io fossi diversa, che diventassi qualcuno che non sono. Ma forse dovevano sapere che se io ero diventata questo, era solo colpa loro. Che se ogni volta che legavo con qualcuno, sentivo sempre il desiderio di riavere i miei spazi per non soffocare, era a causa del mio passato. Perché nonostante la gente dica che il passato bisogna buttarselo alle spalle, ti resta dentro comunque, è un taglio netto al cervello che non vuole cicatrizzare, ti ricorda che anche se provi sempre a ricominciare, non cancellerai mai gli errori commessi, le persone che ci sono state e che ora non ci sono più. È qualcosa che ti segna per sempre. E se vuoi sopravvivere, o lo nascondi in un angolo remoto della tua mente, o ti distrugge.

Controllai Julio prima di andare a dormire, mi sentivo così in colpa per ciò che aveva visto. Cercava solo una famiglia dove vivere bene e per colpa mia quell'idea era sfumata.

GIANLUCA'S POV:
La mattina dopo presi la mia auto per andare a cercare lavoro, dovevo ricominciare, avevo bisogno di dare una svolta alla mia vita. Era così monotona negli ultimi tempi che delle volte mi passava persino la voglia di alzarmi dal letto. Ero assorto nei miei pensieri quando un tonfo improvviso sulla mia auto mi fece tornare alla realtà. Scesi dall'auto e mi accorsi che una donna mi era venuta addosso con la sua bicicletta.
G:"Oh santo cielo, signora sta bene?" - mi allarmai avvicinandomi.
B:"Signorina!" - mi corresse nonostante fosse dolorante per terra. Le porsi la mano per aiutarla e quando mi guardò sorrisi.
G:"Ehi, ma io ti conosco. Sei la sorella di Lorenzo, non è così?" - restò confusa e ancora un po' sospettosa.
G:"Sono il fratello di Aurora, Gianluca". Provò ad alzarsi ma ricadde per terra.
B:"Ah, bene! Non le hanno mai detto dove si trovano i freni della sua auto!?"
G:"E a lei non le hanno mai detto che bisogna guardare prima di attraversare?" - mi fulminò continuando a scalciare la sua bici.
G:"Se si lascia aiutare posso portarla al pronto soccorso" - sospirò e arrendendosi mi porse la mano e si appoggiò a me. La accompagnai alla macchina e dopo qualche minuto giungemmo all'ospedale. Con la stessa rassegnazione si fece accompagnare dentro e aspettammo quasi un'ora in sala d'attesa. Quando finalmente entrò, cominciò a dire di voler essere spostata in pediatria per vedere suo fratello mentre io provavo a chiamare Aurora.
B:"È incredibile, non capisco perché non vogliano portarmi da mio fratello" - continuava a lamentarsi.
G:"Forse perché, nonostante i tuoi atteggiamenti, non sembri tanto una bambina dall'esterno"
B:"Non hai altro da fare?" - domandò infastidita.
G:"A quest'ora avrei un lavoro se tu non mi fossi saltata addosso col tuo aggeggio" - diventò rossa per la rabbia ma si girò dall'altro lato. In realtà ero sorpreso anch'io di me stesso, non avevo mai risposto così a nessuno ma mi divertivo a farla arrabbiare e per un attimo mi vergognai. Aurora mi venne incontro visibilmente scocciata.
A:"Scusa per il ritardo, ho dovuto lasciare i gemelli da Piero. Cosa è successo?"
G:"È stato un incidente" - mi giustificai indicando Beatrice nella camera. Spalancò gli occhi portandosi le mani sul viso.
A:"Oh Gianluca, fra così tante persone proprio lei dovevi tamponare!"
G:"Mi è venuta addosso!" - insistetti. Continuava a camminare avanti e indietro.
A:"Oh cielo, spero solo di andare via prima che arrivi.."
L:"Buongiorno. Che è successo?" - Lorenzo si avvicinò a me. Guardai Aurora, la sfortuna l'accompagnava sempre.
Gli spiegai la situazione e ignorando tutti entró nella stanza.
G:"Bene, è arrivato il suo adorato fratello, ora posso andare. Vuoi un passaggio?" - mi voltai verso Aurora e notai che era rimasta ferita dalla reazione del dottore. Le misi una mano sulla spalla e si ricompose.

AURORA'S POV:
Vedere il suo atteggiamento mi aveva spezzato. Nessuno sguardo, nessuna occhiata, neanche per sbaglio. Si, avevo sbagliato, ma non poteva pretendere che mi fidassi ciecamente di lui dopo tutto quello che avevo passato. E aveva ragione anche lui, perché non c'entrava nulla se io ero diventata così e ora doveva scontrarsi il risultato.
Mi resi conto che ero ancora di fronte a quella camera e mi spostai nel corridoio accanto, era silenzioso ed era ciò che mi serviva. Non capii se mi aveva visto o in qualche modo aveva capito che io ero lì, ma me lo trovai alle spalle.
L:"Volevi parlarmi?" - chiese con le mani nelle tasche del suo camice. Ignazio non si era mai fatto avanti volontariamente e se ero io a chiederlo, fuggiva.
Annuii e dopo aver controllato se ci fosse qualcuno mi fece entrare in un vecchio stanzino pieno di cianfrusaglie, nascosto dal resto dell'ospedale.
A:"Volevo dirti che mi dispiace per ieri sera" - sussurrai con lo sguardo basso. Mi guardava sempre con uno sguardo tranquillo e affettuoso mettendomi a disagio. Non lo meritavo io un uomo così. Non solo il suo lavoro lo sfiancava, io lo distruggevo di più.
L:"Non importa" - alzò le spalle sospirando. Lo guardai scioccata, Ignazio mi avrebbe sbraitato in faccia quanto fossi sbagliata, non mi avrebbe guardato per giorni ma Lorenzo no, era disposto a perdonare qualsiasi cosa, per me.
L:"Credi nel destino?" - mi chiese di punto in bianco. Ero confusa, non sapevo dove volesse arrivare.
A:"Non lo so" - risposi titubante.
L:"Credi sia stato un caso l'incidente di tuo fratello? Fra tante persone proprio mia sorella?"
A:"Forse ancora una volta è la dimostrazione che io posso solo rovinarti". Per la prima volta vidi un segno di rabbia sul suo volto ma scomparve subito.
L:"La finisci di punirti sempre? Tu mi piaci Aurora, come te lo devo dire? Se in passato hai sbagliato, se c'è qualcosa di davvero così terribile, a me non interessa, perché io sto con te ora. Il passato non lo voglio sapere. Quel che voglio con te è solo un futuro".

Tremavo solo a ripensarci. Ma dov'era stato per tutto quel tempo? Se fosse arrivato prima avrei evitato molti sbagli. Avrei persino evitato Ignazio. Sarei stata felice davvero.
A:"Io mi fido di te, sul serio. So che non sembra ma dammi tempo. Ho solo bisogno di questo. Mi perdoni?" - sorrise lievemente e mi accarezzò la guancia.
L:"Non c'è niente da perdonare. Ora va a casa e sta tranquilla. Ti chiamo stasera" - mi lasciò un bacio sulla fronte e tornò dai suoi pazienti.

Nella mia testa era ritornato l'ordine. Era il cuore a vivere tormentato da una tempesta continua.

***

||L'AMORE PORTA GUAI 3||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora