«Vuoi entrare?»

Se dentro di lui una voce gridava che tutta quella situazione era un disastro annunciato e la fine di tutto ciò per cui aveva lavorato per quattro anni, un'altra – molto meno razionale – si consolava dicendo che almeno, prima di andarsene con la coda tra le gambe, si sarebbe tolto lo sfizio di Ackerman.

L'intero corpo dell'uomo prese sensibilmente a tremare, preda di un istinto animale che faticava a tenere a bada. Tentò di focalizzare la propria attenzione su qualunque cosa non fossero gli occhi lucidi di Eren, le sue labbra turgide e i rivoli di sudore che scorrevano lungo il suo collo fino al pomo d'Adamo, scivolando in una danza umida che avrebbe solo voluto assecondare con la propria lingua. Percepiva distintamente la nota bisognosa in quel tripudio olfattivo che urlava lussuria in ogni modo, ormai ingabbiato nelle narici ed incollato alla gola.

Quella col proprio Alpha non fu affatto una lotta, bensì una sconfitta clamorosa dalle proporzioni bibliche e gli esiti disastrosi.

Non si accorse nemmeno di essersi chiuso la porta alle spalle, tantomeno di essersi praticamente lanciato in avanti verso il ragazzo che, barcollante, tentava di andargli incontro aggirando la scrivania ed accorciare una distanza esigua, ma per loro oramai insostenibile.

Levi era però paurosamente consapevole di cosa stesse per fare, di dove avrebbe posto le sue mani e la foga con cui si sarebbe impossessato della bocca di Jaeger. Lo sapeva eppure non aveva alcun controllo, perfettamente lucido, ma prigioniero del suo istinto che reclamava quel corpo bollente contro il proprio, desiderando solo di affondare in quel paradiso di carne e sensi.

Il modo in cui le loro bocche si scontrarono fu rude, violento, ma nessuno dei due fece caso alla cosa. Quel primo bacio non fu niente di speciale. Non sembrava neanche bacio, più un atto di cannibalismo che durò solo il tempo necessario a passare a qualcosa di più intenso. Le mani di Levi trovarono i capelli di Eren, strattonandoli per farlo aderire meglio a sé mentre lo schiacciava contro la scrivania. Poi passò alla sua camicia. Non si curò di aprirla, e strappò direttamente i primi bottoni per giungere più facilmente al punto che anelava annusare, sfiorare, persino mordere.

Maledettissimo moccioso...!

«Dove...? Come...!» prese a ringhiare sulle labbra di Eren, supplicando una qualche indicazione nella frenesia del momento. Voleva solo sapere dove sbatterlo e quanto intensamente, perché di fermarsi non se ne parlava proprio.

Quando leccò con cupidigia la ghiandola posta sul suo collo, lucida di umori densi come il miele, dalla gola di Eren uscì un suono che non aveva nulla di umano e che per Levi era davvero difficile associare all'immagine del giovane in carriera che conosceva. Versi di piacere e immenso sollievo riempirono l'aria già satura di una necessità crescente.

Bisogno. Desiderio. Lussuria.

Eren lo voleva almeno quanto Levi, forse di più. In quel momento per l'Omega il corpo di quell'Alpha e ciò che poteva dargli erano indispensabili quanto il cibo e l'acqua.

«Ovunque. Datti una mossa» balbettò come unico ordine, stracciando la camicia del corvino con la medesima foga. «Ah... Svelto...»

Al corvino non occorrevano certo suppliche. Si sarebbe preso comunque ciò che l'Omega aveva da offrirgli, le condizioni ormai non contavano più.

Si affrettò quindi a rimuovere l'intralcio dei pantaloni per arrivare ad annusare, toccare, assaggiare quel punto che sapeva per certo stesse grondando, nel disperato tentativo di richiamare un Alpha ben disposto a insinuarsi dentro di lui e placare quella smania che lo consumava. Levi lo fece voltare con un gesto brusco, petto sulla scrivania e natiche all'aria, le cosce che colavano il frutto del calore che si stava cibando di ogni fibra del suo – del loro – essere.

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