Capitolo LXXIII

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«Ade, sta' fermo.» Dico al micio, che si agita sulle mie gambe e miagola.
Io e Kyle lo stiamo portando dal veterinario, anche se sembra stare fin troppo bene: non sta fermo neanche per un secondo e mi ha già graffiato tre volte. La mia mano è piena di graffi e sangue.

Kyle ridacchia al mio ennesimo tentativo di comunicare con il gatto. «Tieni duro, mia cara Morgan, siamo quasi arrivati.»

Annuisco e sbadiglio. Ieri i nostri genitori ci hanno fatto rimanere alzati fino alle tre del mattino. Quando mio padre è tornato a casa da lavoro, alle nove, mia madre gli ha riferito subito che io e Kyle siamo insieme -cosa né vera né errata- e sono andati tutti nel panico.

Mamma ha chiamato i gemelli e, alla notizia, Luis è caduto dal letto e Nate ha fatto cadere il cellulare dalle sue mani. Catherine ci ha fatto un interrogatorio e si è messa a chiamare Sebastian per avere conferma. Mio padre è andato in farmacia a prendere un oggetto che misura la pressione, perché secondo lui avevamo un calo e stavamo impazzendo. Micheal ci fissava e basta, un po' inquietante, dal momento che non sbatteva neanche le palpebre.

Abbiamo mangiato all'una di notte, per tutto questo trambusto, e quando volevamo andare a dormire hanno continuato con le domande. Kyle ha poi zittito tutti baciandomi, il che ha reso le cose abbastanza imbarazzanti.
Catherine stamattina non riusciva a guardarmi negli occhi.

Arriviamo giusto in tempo dal veterinario. Avevamo appuntamento alle cinque e sono le quattro e cinquantotto.

Prendo il trasportino e ci metto Ade con delicatezza, perché oramai fa di testa sua. Sta in braccio se vuole, altrimenti scende. E non sia mai lo faccia mentre stiamo per strada.

Mr. Arroganza arriccia le labbra. «Devi proprio metterlo lì dentro?»

Alzo gli occhi al cielo. Continuiamo a bisticciare come al solito, con l'unica differenza che dopo un po' uno dei due bacia l'altro. «A meno che non vuoi che scappi per strada e lo investi un'altra macchina, allora sì, devo metterlo per forza.»

Kyle sorride e si sporge per lasciarmi un bacio a fior di labbra. «Che padrona con i fiocchi, che sei.»

Gli dò una piccola spinta che lo fa ridere ed esco dalla macchina con un sorriso, portando il trasportino, e quindi Ade, con me.

Quando entriamo nella clinica veterinaria, mi mordo il labbro. Ci sono tre persone prima di noi, con ognuna un animale. C'è persino una tartaruga.

Kyle mi fa segno di sedermi all'ultima sedia libera e, dato che ho il trasportino di Ade, decido di metterci sulla sedia esso e di non sedermi. Poi apro la gabbietta e prendo il piccolo micio in braccio. Miagola e si accoccola tra le mie braccia. Anderson sorride.

La veterinaria apre la porta dopo qualche minuto, che fino ad ora era stata chiusa. Dietro di lei esce una signora con un cane così piccolo che potrebbe stare nel solo palmo della mia mano.

«C'é qualcuno di urgente?» Chiede la veterinaria a tutti, tranne a noi. Tutti scuotono la testa e dicono i problemi dei loro animali, ma per fortuna nessuno è in fin di vita. Anche perché mi sarei messa a piangere.

La veterinaria punta gli occhi su Ade, poi su Kyle, e non considera me neanche con lo sguardo, nonostante abbia il micio in braccio. «Signor Anderson, dato che avevamo un appuntamento preciso venga prima lei.»

Annuisce e mi mette una mano dietro la schiena per invitarmi a seguire la veterinaria. Vengo trapassata da un brivido e, dal sorriso che fa Mr. Arroganza, se ne è accorto.

La veterinaria chiude la porta una volta che siamo entrati. Mi fa mettere il gatto su un tavolo in metallo e guarda prima me e poi Kyle. Finalmente si è accorta della mia esistenza.

«Questo è il micio che avete investito, giusto?» Chiede e noi annuiamo. Non so se perché sta facendo la radiografia a Kyle invece che al gatto o perché parla con tono saccente, ma questa signora non mi piace neanche un po'. Che poi signora è un insulto per lei: avrà al massimo trent'anni.

Mi trattengo dal dire che io l'ho salvato e che Anderson l'ha investito. Anche perché mentre la veterinaria guarda come sta Ade, lui mi prende la mano ed il cervello va letteralmente a fumo.

Non ho idea del perché nei miei diciotto anni di vita non gli ho mai preso la mano. Né mai baciato. Ho sempre pensato che l'avrei fatto solo sotto effetto di alcol o droga, quando non avrei ragionato, ma adesso mi accorgo che abbiamo sprecato così tanto tempo a farci la guerra, quando avremmo potuto amarci molto prima.

«Il raffreddore, così come i lividi per l'incidente, sono scomparsi.» Sta dicendo la tizia, che leggendo il cartellino che ha sul petto scopro chiamarsi Katie. Fantastico: ha anche un bel nome. «Probabilmente ogni tanto il raffreddore gli ritornerà, ma non così violento come prima. Se succede portatemelo lo stesso e vi ridarò le cure.» Sorride, più a Kyle che a me. «Sei un bravissimo padrone. Dimmi, avete già fatto il libretto sanitario?»

«No.» Intervengo, stringendo di più la mano di Kyle. Ma perché ogni ragazza che lo vede deve essere interessata a lui? Ecco cosa succede quando il ragazzo che ami è bello. Succedeva anche con Omar, ogni tanto, ma non mi innervosivo mai così. «Non ci ha mai detto di farlo.»

Katie fa un sorriso finto. «Vado subito a prenderne uno.»

Nel momento esatto in cui esce, il cellulare di Kyle suona. So che è il suo perché abbiamo due suonerie completamente differenti. Risponde senza esitazione appena vede chi è, con sguardo preoccupato, e lascia la mia mano.

Ho una brutta sensazione, che si conferma quando Kyle chiama per nome la persona dall'altro lato del telefono. «Charlie... hey, tranquilla... okay... Sì, sto arrivando... Tranquilla, piccola.»

Spalanco di poco gli occhi. L'ha sul serio chiamata piccola? Aveva detto, ieri, che voleva parlarle del fatto che ama me, allora perché la chiama con nomignoli dolci?

«Morgan, io devo andare.» Kyle si schiarisce la voce e mi giro a guardarlo. Inarco un sopracciglio. Che cosa?

«Che significa che devi andare?» Sbotto. «Siamo venuti insieme, qui la cosa è ancora lunga.» Mi riferisco al fatto che, comunque, dobbiamo fare un libretto sanitario ad Ade. È un documento ufficiale e ci vorrà del tempo per compilarlo.

Anderson si morde il labbro. «Lo so, mi dispiace. Ma Charli... volevo dire Charlotte, ha bisogno di me.»

Non ci posso credere. Guarda come corre da lei, sussurra la coscienza, stava solo giocando con te, mia cara Morgan.

«Ha bisogno di te?» Domando, nervosa. «Kyle, mi stai sul serio lasciando ad una clinica veterinaria, con un gatto, a piedi, lontano da casa mia? Come faccio a farmi mezz'ora di camminata con Ade?»

«Mi dispiace.» Ripete, portandosi una mano tra i capelli. «Farò venire Sebastian a prenderti tra una decina di minuti.»

Si gira e si incammina e, prima che possa aprire la porta, lo sblocco con le mie parole. «Se adesso te ne vai, tu sei morto per me.»

Kyle si gira a guardarmi per qualche secondo, poi le sue labbra si alzano in un sorriso triste. «Scusa, Ms. Ironia.» Apre la porta e va via.

Trattengo un singhiozzo e la veterinaria entra nella stanza. Sorride, ma, appena vede che Kyle non c'è, fa una faccia triste.
«Il modello se ne è andato?»

Alzo gli occhi al cielo. Lei non lo sa, ma ogni volta che sento di essere felice con lui, Mr. Arroganza se ne va sempre.

Angolo autrice
Non mi uccidete, per favore. ❤️
Grazie come sempre a tutti per essere arrivati fin qui a leggere, vi voglio bene 💕

Mr. ArroganzaWhere stories live. Discover now