XV

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How can it be that we can

Say so much without words?


«Non è che te lo sei appena inventato, Emma, solo per avere un bacio da me?» domandò Regina alla signorina Swan.

Emma sorrise, fece un passo verso Regina. Intrecciò le dita con quelle del sindaco, mentre con l'altra mano accarezzò la guancia di Regina.

«Non l'ho inventato» bisbigliò Emma. «Ma ci sono ben poche cose che non farei solo per un tuo bacio» aggiunse.

Regina sorrise, fece un passo verso Emma. La mano libera di Regina accarezzò il fianco della signorina Swan, poi risalì, leggera, fino a posarsi alla base del collo di Emma.

Le fronti una contro l'altra, entrambe le donne chiusero gli occhi, le punte dei loro nasi che si sfioravano.

A Regina sembrava di trovarsi sulla soglia. Di cosa, non l'avrebbe saputo dire nemmeno lei. Ma era qualcosa di grande, qualcosa di magnifico, qualcosa che centinaia e centinaia di poeti e pittori e scultori e danzatori e artisti avevano provato a raccontare e rappresentare e scolpire e mostrare e raggiungere senza mai riuscirci, per quanti tanti e diversi tentativi avessero fatto, per quanti continuassero a farne. Vi era l'ignoto, in esso. Per quanto riconoscerlo fosse facile – e mai sarebbe stato possibile sbagliarsi, l'unica possibilità di farne esperienza era viverlo. E per quanto universale fosse, aveva infinite forme, ciascuna declinata secondo le inclinazioni dell'anima di ognuno, con il risultato di avere infiniti nomi.

Per Regina, aveva il nome di Emma.

Per Emma, aveva il nome di Regina.

Ed era la scelta giusta, su questo Emma non ebbe il minimo dubbio. Su Regina non aveva il minimo dubbio. Credeva di aver imparato, Emma, nel corso della vita, che giusto e sbagliato non esistono, non in modo assoluto. Perché il mondo non è in bianco e nero e di certo non lo sono le persone. Perciò, tra due colori potevi sempre trovarne un terzo, un po' più scuro dell'uno, un po' più chiaro dell'altro. E di un intero potevi trovare due metà e di ciascuna di queste metà, potevi farne altre metà e così via, fino all'infinito. A riguardo, filosofi, matematici, giuristi e scienziati si erano torturati per millenni. Per Emma, invece, giusto e sbagliato erano la stessa cosa, una gamma di colori infinita, una giustizia che sta sempre nel mezzo senza un mezzo definito. Ma non Regina. Regina era giusta. Perché Regina era la chiave di volta in grado di sostenere l'intera cattedrale dell'essere di Emma.

Perciò, nessuna delle due ebbe bisogno di aggiungere altre parole – e ne avevano dette tante, ormai, in tutti quegli anni e ancor di più ne avevano taciute, prima che le labbra di Emma sfiorassero quelle di Regina.

Si baciarono sotto un ramo di vischio dalle bacche lucenti, in una notte di Natale, quando il resto del mondo era addormentato, i battiti dei loro cuori finalmente all'unisono.

***

Quando Emma entrò in cucina, la mattina di Natale, vi trovò molte più persone di quante si fosse aspettata, al punto che riuscì a malapena ad oltrepassare la porta. Aveva dormito sul divano, dopo avervi trascorso qualche ora con Regina tra le braccia, a sussurrarsi speranze per il futuro e a ridere di tutto il tempo perso. Ma lo avevano fatto senza parole, perché entrambe sembravano intenzionate a recuperare in quella notte soltanto tutti quei baci andati mancati in passato. Alla fine, Regina era salita al piano superiore e, anche se entrambe avrebbero preferito non separarsi, Emma era rimasta sul divano, per non sollevare sospetti e domande nel resto della famiglia.

It must be ChristmasWhere stories live. Discover now