II

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Here we are as in the olden days

Happy golden days of yore



«Non mi sembra una bella idea».

«No, non è una bella idea. È una fantastica idea. Meravigliosa. Straordinaria. Magn-»

«Secondo me bruci la cucina di zia Regina, mamma» affermò Hope con convinzione, seduta su un alto sgabello, mentre osservava sua madre aprire ante e sportelli della preziosa cucina di Regina.

«Non accadrà» affermò Emma con decisione, voltandosi verso Hope e puntandole contro un mestolo di legno, come se la minacciasse.

Hope fece una smorfia. «Perché non lasci cucinare zia Regina?» chiese la bambina, con un tono lamentoso. «Io voglio che cucina zia Regina».

«Perché farà tardi in ufficio» rispose Emma. «E noi siamo sue ospiti e, per ricambiare la sua gentilezza, faremo qualcosa di gentile per lei a nostra volta».

«Qualcosa di gentile, mamma? E far saltare in aria metà casa ti sembra gentile?»

«Ah-ah» fece Emma, alzando gli occhi al cielo. «Mia figlia è uno spasso. Hai passato troppo tempo con zia Regina da bambina. Hai il suo stesso, pessimo senso dell'umorismo».

«Non è vero» protestò Hope, incrociando le braccia al petto. «Io faccio ridere! Tu non sai cucinare!»

«Eppure ti ho nutrita adeguatamente per tutti questi anni, no?» domandò Emma, aprendo il frigorifero per prendere gli ingredienti che le servivano.

«Zia Regina cucinava un sacco di cose per noi quando abitavamo a Storybrooke».

«Oh, andiamo» fece Emma, indossando il grembiule da cucina di Regina. «Sarà capitato un paio di volte».

«Alla settimana».

E certo Emma sarebbe riuscita a trovare una risposta più tagliente del grugnito che fece, se solo non fosse stata distratta dl profumo di Regina che proveniva dal grembiule e che la distrasse per qualche secondo. Aveva sempre avuto un buon profumo, Regina.

Per attirare l'attenzione di sua mamma, Hope rispose con un identico grugnito.

Emma le fece una linguaccia, accompagnata dalla smorfia più ridicola che i suoi muscoli facciale le consentirono, e Hope rise, prima di ricambiare allo stesso modo.

La gara a chi faceva la linguaccia più sciocca che scoppiò tra loro rischiò di mandare all'aria i piani di Emma di preparare la cena per Regina, ma, alla fine, con l'aiuto di Hope, riuscirono a preparare un pasticcio di patate che prima di essere infornato aveva un aspetto per lo meno accettabile.

***

Quando Regina tornò a casa, era sicura che fosse cambiato. Non si trattava solo del fatto che non stava tornando a una casa vuota, ma stava tornando da qualcuno, da Emma e Hope, no, Regina era sicura che Emma avesse fatto qualcosa. Non avrebbe saputo spiegare come poteva esserne tanto certa, forse era solo un affinato intuito o, magari, la sua sensibilità alla magia, ma certo qualcosa era fuori luogo. Solo, non riusciva a capire cosa.

«Sono a casa!» urlò la donna, soffermandosi all'ingresso per togliersi il cappotto e la sciarpa. Fece appena in tempo a sfilarsi le scarpe con un sorriso di sollievo – e forse avrebbe dovuto considerare l'idea di tacchi con qualche centimetro in meno, ora che l'età avanzava – quando un tornado di capelli neri e occhi verdi la travolse, abbracciandola stretta.

«Zia Regina, sei tornata!»

Regina sorrise, stringendo a sé Hope e dandole un bacio tra i capelli. «Ti sono mancata così tanto?»

It must be ChristmasWhere stories live. Discover now